Sui passi di Abramo
Papa Francesco: “Fede è anche lottare con Dio, mostrargli la nostra amarezza, senza ‘pie’ finzioni”
di Ida Giangrande
“La speranza apre nuovi orizzonti, rende capaci di sognare ciò che non è neppure immaginabile. La speranza fa entrare nel buio di un futuro incerto per camminare nella luce”: così papa Francesco si rivolge ai pellegrini durante il consueto appuntamento settimanale.
Il cristiano è l’uomo della speranza sull’esempio di Abramo che ha creduto alle promesse di Dio nonostante apparissero irragionevoli e umanamente impossibili. Questo l’asse intorno al quale ruota la catechesi di papa Francesco dell’Udienza generale di ieri, l’ultimo incontro settimanale prima della fine dell’anno. “Confidando – nella promessa di Dio – Abramo si mette in cammino, accetta di lasciare la sua terra e diventare straniero, sperando in questo ‘impossibile’ figlio che Dio avrebbe dovuto donargli nonostante il grembo di Sara fosse ormai come morto. Abramo crede, la sua fede si apre a una speranza in apparenza irragionevole; essa è la capacità di andare al di là dei ragionamenti umani, della saggezza e della prudenza del mondo, al di là di ciò che è normalmente ritenuto buonsenso, per credere nell’impossibile. La speranza apre nuovi orizzonti, rende capaci di sognare ciò che non è neppure immaginabile. La speranza fa entrare nel buio di un futuro incerto per camminare nella luce. È bella la virtù della speranza; ci dà tanta forza per camminare nella vita”. Tutto questo certamente non è di facile attuazione, perché sperare in Dio vuol dire credere in Dio. Credere in Lui più che in noi stessi, accettare di seguire il Suo progetto e non il nostro, ed ecco che di fronte al grembo ancora privo di vita della moglie Sara, anche Abramo ha un cedimento e si lamenta con il Signore, una cosa che il Papa non solo non condanna, ma che ci invita a fare, perché in fondo lamentarsi con Dio, significa parlargli e parlare con lui è un modo per pregare: “La scena si svolge di notte, fuori è buio, ma anche nel cuore di Abramo c’è il buio della delusione, dello scoraggiamento, della difficoltà nel continuare a sperare in qualcosa di impossibile. Ormai il patriarca è troppo avanti negli anni, sembra non ci sia più tempo per un figlio, e sarà un servo a subentrare ereditando tutto. Abramo si sta rivolgendo al Signore, ma Dio, anche se è lì presente e parla con lui, è come se ormai si fosse allontanato, come se non avesse tenuto fede alla sua parola. Abramo si sente solo, è vecchio e stanco, la morte incombe. Come continuare a fidarsi? Eppure, già questo suo lamentarsi è una forma di fede, è una preghiera. Nonostante tutto, Abramo continua a credere in Dio e a sperare che qualcosa ancora potrebbe accadere. Altrimenti, perché interpellare il Signore, lagnarsi con Lui, richiamarlo alle sue promesse? La fede non è solo silenzio che tutto accetta senza replicare, la speranza non è certezza che ti mette al sicuro dal dubbio e dalla perplessità. Ma tante volte, la speranza è buio; ma è lì la speranza … che ti porta avanti. Fede è anche lottare con Dio, mostrargli la nostra amarezza, senza ‘pie’ finzioni”. Ma attenzione alla lamentela di Abramo, essa infatti non è una semplice richiesta è qualcosa di più: “È curioso, non chiese un figlio. Chiese: “Aiutami a continuare a sperare”, la preghiera di avere speranza. E il Signore risponde insistendo con la sua inverosimile promessa: non sarà un servo l’erede, ma proprio un figlio, nato da Abramo, generato da lui. Niente è cambiato, da parte di Dio. Egli continua a ribadire quello che già aveva detto, e non offre appigli ad Abramo, per sentirsi rassicurato. La sua unica sicurezza è fidarsi della parola del Signore e continuare a sperare. E quel segno che Dio dona ad Abramo è una richiesta di continuare a credere e a sperare: «Guarda in cielo e conta le stelle […] Tale sarà la tua discendenza» (Gen 15,5). È ancora una promessa, è ancora qualcosa da aspettare per il futuro. Dio porta fuori Abramo dalla tenda, in realtà dalle sue visioni ristrette, e gli mostra le stelle. Per credere, è necessario saper vedere con gli occhi della fede; sono solo stelle, che tutti possono vedere, ma per Abramo devono diventare il segno della fedeltà di Dio”.
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