Il balsamo del perdono

“Una volta sbagliai [un aborto], il bimbo nacque: fu il mio errore più bello”

mamma

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di Gabriele Soliani

Aborto al centro del dibattito culturale, politico ed ecclesiale degli ultimi giorni. Nulla è cambiato nel Magistero della Chiesa Cattolica, ma ritornare a parlare di aborto è un bene perché, come diciamo da sempre, è una materia indigeribile.

La lettera di Papa Francesco alla fine del Giubileo dice molte cose ma quella sulla possibilità che è stata data a tutti i sacerdoti di dare l’assoluzione e togliere la scomunica dopo un aborto procurato ha fatto parlare tutti i giornali. Ovviamente quelli laicisti hanno profuso più parole e commenti. Nulla è cambiato nel Magistero della Chiesa Cattolica, ma ritornare a parlare di aborto è un bene perché, come diciamo da sempre, è una materia indigeribile. Che se ne parli così tanto addirittura dopo le parole di perdono per chi se ne addolora e pente è ancor più significativo. Dai pro-choice fino ai più rigidi difensori dell’aborto come diritto assoluto, tutti sono consapevoli che si tratti della soppressione di un essere umano. Dopo che le moderne tecniche ecografiche hanno mostrato quanto sia bello e formato un feto nessuno ha più dubbi sulla sua umanità. Infatti si aggira la questione parlando “solo” del diritto della donna. Si tirano in ballo gli obiettori di coscienza, le trafile burocratiche, gli ospedali senza non obiettori ….. ma un bimbo a cui è impedita la vita non lascia nessuno tranquillo. La bella intervista del Corriere della Sera del 23 novembre al dottor Segato, radicale, socialista, ateo, lo dimostra.  «Mi pesa sempre di più – dice il ginecologo Segato di Vicenza- … lo faccio per senso civico, per quelle donne. Una volta sbagliai, il bimbo nacque: fu il mio errore più bello». Purtroppo, dico io, la macchina messa in piedi dallo Stato con i denari di tutti noi per interrompere le gravidanze funziona alla perfezione, forse più che per altri interventi. La triste cifra che ogni anno va ad aggiungersi agli aborti dal 1978 ne è la prova. L’accanimento con cui questo “diritto” è difeso ha qualcosa di misterioso e inquietante. Poi, e questo è doloroso e sorprendente, la donna che ha abortito viene completamente abbandonata a se stessa. Gli abortisti che l’hanno sostenuta e incoraggiata ad avvalersi della Legge 194 la dimenticano e non l’ascoltano. Infatti potrebbe mettere in crisi le loro ferree motivazioni e far crollare tutta la fragile impalcatura della legge. I tanti volontari dei Centri Aiuto alla Vita sparsi in tutta Italia lo sanno bene. Forse sono i più esperti nel settore e conoscono i risvolti personali e tragici di chi vuole abortire e di chi l’ha già fatto. Le molte testimonianze fanno emergere quanto la donna che pensa di abortire, o l’ha già fatto, sia sola e abbandonata al senso di colpa che nessuno dei sostenitori dell’aborto potrà addolcire. Il bisogno del perdono, che tutti  prima  o poi cerchiamo, è un balsamo sulla ferita che rende più agevole il cammino.




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1 risposta su ““Una volta sbagliai [un aborto], il bimbo nacque: fu il mio errore più bello””

Se si vive in uno Stato in cui la pratica dell’aborto è legale e consolidata ,la percezione sociale del fenomeno cambia ,in virtù del principio secondo cui se è legale è giusto ( principio più volte smentito da avvenimenti storici eclatanti come la persecuzione degli Ebrei ). Qualche giorno fa leggendo dei commenti con riferimento ad un caso di cronaca molto delicato ,nel quale le famiglie di due adolescenti avevano scelto la vita indipendente dalla tenerissima età dei propri figli(di 12 e 14 anni),sono rimasta attonita e sgomenta… Emergevano ,infatti ,allusioni ,o meglio,illazioni di ogni genere sulle competenze genitoriali dei soggetti in questione, che non solo non erano riusciti ad evitare l’evento gravidanza per mezzo di un’ accurata educazione sessuale ,ma avevano commesso ,successivamente, il grave errore di non far abortire la ragazza. Questa scelta ,secondo costoro ,è espressione di un profondo degrado culturale ,morale e civile perché questi episodi si verificherebbero solo nei paesi sottosviluppati. Taluni ritenevano,persino,che lo Stato in determinate circostanze ,come in questa,dovrebbe imporre l’aborto. Non ho parole per esprimere in modo esaustivo il mio sconcerto. Siamo in pericolo! Insidiati da una dittatura ideologica che comprime e opprime la nostra libertà di scelta in generale. Perciò è bene che si ritorni a parlare di aborto.

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