Contraccezione

La contraccezione non previene l’aborto volontario, anzi…

di Gabriele Soliani

Esiste un’alta correlazione tra esperienza abortiva ed esperienza contraccettiva nelle popolazioni nelle quali si ha accesso tanto alla contraccezione come all’aborto, ed in quelle in cui le coppie hanno tentato di regolare il numero di figli e la distanza tra loro.

È noto che i sostenitori della legge 194 sull’aborto volontario, e con loro buona parte delle Società Italiane di Ostetricia e Ginecologia, dicono che la contraccezione previene l’aborto volontario, cioè più contraccezione vuol dire meno aborti. È altrettanto noto, fin dagli anni ’70, quanto gli studi in materia affermano e cioè che dove maggiore è la diffusione della contraccezione di pari passo aumentano, anche nelle giovani, le gravidanze non cercate, il ricorso all’aborto volontario per interrompere la maggior parte di queste ed anche la promiscuità, cioè il numero dei partner cambiati nei tre mesi precedenti la ricerca. La Francia, che fa registrare una diffusione quasi a tappeto della contraccezione (il 91% delle donne in età fertile dichiara di usare contraccettivi) ne è un esempio. Gli autori dello studio, realizzato dall’INED, che correla l’aborto volontario con l’uso della contraccezione (Magali Mazuy, Laurent Toulemon ed Elodie Baril), affermano: “Dal 1970 la diffusione di efficaci metodi di contraccezione ha permesso la diminuzione di frequenza di gravidanze non desiderate, ma quando si verificavano (le gravidanze) il ricorso all’aborto aumentava, fino a quando il numero totale di interruzioni di gravidanza non è più sceso”.

Questo studio conferma quanto Ch. Tietze affermava nel 1989: «Dato che gli aborti e la contraccezione comportano l’obiettivo comune di evitare nascite non desiderate e nascite che avrebbero avuto luogo in un momento inopportuno, esiste un’alta correlazione tra esperienza abortiva ed esperienza contraccettiva nelle popolazioni nelle quali si ha accesso tanto alla contraccezione come all’aborto, ed in quelle in cui le coppie hanno tentato di regolare il numero di figli e la distanza tra loro. In queste società le donne che hanno utilizzato contraccettivi si sottopongono più probabilmente ad un aborto rispetto a quelle che non li utilizzano…». Il ragionamento è anche intuitivo. Perfino il periodico abortista dell’Alan Guttmacher Institute for Planned Parenthood Federation of America, istituzione statunitense che promuove campagne a favore della contraccezione e dell’aborto, ha riconosciuto che “in sei paesi come Cuba, Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Singapore e Repubblica di Corea, il numero degli aborti e l’uso della contraccezione sono aumentati in modo simultaneo.” (C. Marston, J. Cleland, Relationships between contraception and abortion: a review of the evidence in “International Family Planning Perspectives”, Mar 2003, 29 (1), 6-13) e da altri studi si evince che l’aborto è un naturale prolungamento della contraccezione.

In Italia ora lanciano critiche pesanti perché da tre mesi gli ultimi anticoncezionali orali che ancora erano a carico del Servizio Sanitario nazionale sono stati riclassificati in fascia C. Quindi a pagamento. Sono stati i medici di “No grazie pago io”, un’associazione che si batte per l’indipendenza della professione medica dall’industria farmaceutica, a scovare sulla Gazzetta Ufficiale del 27 luglio scorso l’elenco delle pillole (di terza generazione) passate in fascia C: Triminulet, Planum, Ginodem, Milvane, Etinilestradiolo e Gestodene Mylan Generics, Practil, Kipling, Gestodiol, Antela, Desogestrel Etinilestradiolo Aurobindo, Estmar, Minulet , Brilleve.

Una decisione che – dicono – rischia di danneggiare la fascia più debole della popolazione. Le ginecologhe di “No grazie pago io” aggiungono: «L’unica pratica anticoncezionale rimborsata dal servizio sanitario nazionale è l’aborto». Senza accorgersene hanno detto una triste verità. Il Ministero si è limitato a dire che si tratta di riequilibrare queste “vecchie” pillole con le più recenti che sono a pagamento. La sostanza comunque non cambia perché è dimostrato che la contraccezione non fa diminuire gli aborti e le donne italiane, che in Europa sono fra quelle che ne usano di meno, sembrano intuirne il paradosso.




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