Maternità surrogata

Stop alla maternità surrogata. Ma fino a quando?

utero in affitto

di Gabriele Soliani

Le parole pesano e al Parlamento Europeo ogni sillaba ha valore. Un buon numero di Parlamentari Europei italiani è stato decisivo per fermare (per ora) la pratica della maternità surrogata che, si badi bene, non è solo il cosiddetto “utero in affitto”. Dunque il Consiglio d’Europa ha detto “no” alla maternità surrogata.

Questa pratica non sarà infatti regolamentata a livello europeo, neanche per quanto riguarda i diritti dei bambini nati attraverso questa di essa. La bocciatura ha contato 83 voti contrari, 77 a favore e 7 astensioni. La proposta era contenuta in un rapporto che ha avuto un iter complicato. La sua prima stesura, affidata alla parlamentare belga Petra De Sutter, è partita nel 2015. Da allora la De Sutter ha presentato diverse versioni di “risoluzioni e raccomandazioni” che l’hanno esposta a forti contestazioni (fino alla richiesta di toglierle l’incarico). Ma lo scorso settembre la parlamentare belga ha presentato un’ulteriore versione di risoluzione e raccomandazione circa il compito di “considerare la desiderabilità e fattibilità di elaborare delle linee guida per garantire i diritti dei bambini in relazione agli accordi di maternità surrogata”. Si trattava dunque di elaborare “linee guida”. Nel linguaggio “politichese” del Parlamento Europeo questi termini hanno un significato ben preciso e dicono molto più di quello che sembra. Per la maggioranza dei deputati italiani, e dei loro colleghi presenti in aula, la proposta contenuta nella raccomandazione De Sutter era inaccettabile perché senza una condanna esplicita di tutte le forme di maternità surrogata – questa la tesi di chi ha votato contro – qualsiasi regolamentazione della pratica, anche se tesa a difendere i diritti dei più vulnerabili, finirebbe per costituire un consenso al suo uso.

Non sono tuttavia mancati in aula gli interventi a favore della maternità surrogata detta “altruista” cioè la “gestazione per altri”, che molti paesi, da ultimo il Portogallo, hanno legalizzato. Né quelli che hanno posto l’accento sul fatto che la pratica da condannare e vietare è quella della maternità surrogata commerciale, cioè l’utero in affitto, perché è (solo) questa che vìola i diritti sia dei bambini che delle madri che li portano in grembo e li partoriscono e cedono (per denaro) per conto di altri.

Livia Turco, già ministro per la Sanità ha detto: “Sono felice che il Consiglio d’Europa abbia bocciato la regolamentazione della maternità surrogata o ‘utero in affitto’, pratica che considero abominevole. Una pratica che – secondo la Turco – lede la dignità della donna e riduce la relazione madre-figlio, che si costruisce durante la gravidanza, a puro fatto biologico. In nome di una non meglio specificata idea di libertà – aggiunge – con la maternità surrogata si legittima una bieca forma di sfruttamento delle donne più povere”.  Invece la deputata di Sinistra Italiana Marisa Nicchi, componente della commissione Affari sociali di Montecitorio, ha detto: “Il rapporto chiedeva al comitato dei ministri del Consiglio d’Europa di introdurre linee guida per proteggere i diritti dei bambini nati da accordi di maternità surrogata. In nome di una ideologica condanna alla gestazione per altri una parte della delegazione del Pd e tutto il Movimento 5 Stelle hanno unito il loro voto a quello delle destre europee. Un vero e proprio passo indietro verso i pieni diritti dei bambini nati con la gestazione per altri. Il voto dei rappresentanti della delegazione italiana – prosegue la nota – è addirittura peggiorativo delle mozioni approvate nel Parlamento italiano che almeno prevedevano che la piena tutela dei diritti dei bambini a prescindere da come sono venuti al mondo, scrive l’esponente della Sinistra. Il Pd e i 5 Stelle hanno fatto carta straccia di quanto approvato dal Parlamento Italiano. Il voto del Consiglio d’Europa non diventi un precedente per non regolamentare nel nostro paese la pratica della gestazione per altri. È necessaria la tutela dei diritti dei bambini e di tutti i soggetti coinvolti per sconfiggere la logica di mercato” conclude Nicchi. Proprio questa posizione che vuole difendere i “diritti” di tutti i soggetti coinvolti, cioè anche di chi vuole farsi fare un bambino (comprese le coppie gay”) è il terreno di scontro ideologico. Lo rivelano bene le posizioni dell’Associazione Radicale Luca Coscioni, Associazione Radicale Certi Diritti, Famiglie Arcobaleno, UAAR (gli atei agnostici razionalisti) che amaramente scrivono: “I proibizionisti nostrani ed europei preferiscono non guardare alle questioni in gioco e nascondersi dietro la rassicurante ideologia dei divieti tout court per la felicità di quei Paesi, come l’Ucraina e la Federazione Russa, che prosperano sull’assenza di regole a tutela delle donne e di tutte le parti coinvolte. I gruppi – continua il comunicato – che hanno votato in maggioranza a favore sono stati quelli della Sinistra Europea Unita (a favore all’unanimità), l’Alleanza dei Liberali e dei democratici e i socialisti, ma in Italia il proibizionismo ha sfondato le tradizionali linee di divisione politica con buona pace del principio di autodeterminazione della donna e della scelte riproduttive. L’unica soluzione per rispettare i diritti umani di tutte le parti coinvolte è la regolamentazione della gestazione per altri secondo principi etici sintetizzati in questo documento, non la sua proibizione”. Dunque, secondo loro, tutto ruota intorno alla “regolamentazione” come dissero e fecero per l’aborto, ma sappiamo benissimo, e lo sanno anche loro, che questo apre le porte ai diritti assoluti (degli adulti). Per ora quindi lo stop alla gravidanza surrogata ha tenuto, ma non sappiamo fino a quando.




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