CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Sposi in missione: seguire la corrente dello Spirito

17 Ottobre 2016

Nella lettera di oggi, don Silvio scrivendo ad una coppia che ha manifestato il desiderio e la disponibilità a partire per la missione, li invita a mettersi in gioco per il Regno di Dio.

Cari amici,

la vostra lettera scende come rugiada questa mattina, soprattutto in questo momento in cui, nonostante l’ora, la temperatura tocca già i 30°. Il clima africano non dà tregua in questa stagione. Ho letto con crescente commozione le vostre parole e vi assicuro che il vostro desiderio non è un colpo di sole ma una luce dello Spirito. Venire a Lisieux per vivere un’esperienza prolungata orante e formativa in vista di un più attento discernimento, appartiene a quella saggezza che appare follia agli occhi del mondo. Non state inseguendo un sogno, avete il diritto e il dovere di verificare se questo desiderio è solo un ingenuo proposito oppure una vera e propria chiamata.

È bello vedere sposi pronti a mettersi in gioco per il Regno di Dio. In una società dove ciascuno resta fondamentalmente chiuso nel suo guscio, voi andate controcorrente. O forse, siete proprio voi che seguite la … corrente dello Spirito, quella che riempie la vita di gioia e vi permette di diventare testimoni dell’amore che non muore. Non posso che incoraggiarvi. Anzi, desidero partecipare al vostro sogno e mi impegno fin d’ora a fare tutto quello che posso per aiutarvi a realizzarlo.

Vi mando una catechesi, che tempo fa ho proposto ad alcuni sposi: meditatela con calma, leggete i testi biblici proposti e fate passare tutto attraverso la preghiera. Vi scrivo anche due brevi considerazioni che possono aiutarvi in questa fase in cui percepite la bellezza e la fatica del viaggio che il buon Dio vi chiede di fare.

L’esperienza missionaria nasce da una chiamata, all’origine c’è una vocazione, nessuno può andare solo per curiosità o per fare qualcosa. Ma questa vocazione matura in un contesto ecclesiale che presenta la missione, e la missione ad gentes, come una dimensione irrinunciabile della vita ecclesiale, in obbedienza alla parola di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15). Se mancano queste vocazioni missionarie è anche perché mancano quelli che chiamano a questa forma di missione. Pensiamo che non spetta a noi chiedere questo. Ma ordinariamente lo Spirito parla al cuore della gente attraverso la Chiesa. Occorre dunque scoprire tutta la nostra responsabilità.

Un’altra cosa importante: possono andare in missione solo le famiglia missionarie. Non è una tautologia. Non si diventa missionari andando in missione. Lo si è già stando qui, in Italia. Con lo stile di vita, con le scelte di servizio ecclesiale, con la disponibilità quotidiana verso gli ultimi, con l’obbedienza alla Parola. È la vita che ci rende missionari. I corsi di formazione servono a darci gli aiuti opportuni per realizzare quella specifica vocazione nelle forme più adeguate. Occorre perciò mettere in cantiere esperienze di annuncio missionario e tutto ciò che favorisce la coscienza che il mondo attende una Parola capace di restituire dignità ad ogni uomo e il giusto valore ad ogni cosa.

Un’opera grande, troppo grande per noi che siamo piccoli. Ma Gesù dice che il buon Dio si compiace di rivelare proprio ai piccoli i suoi misteri. Non tiriamoci indietro. Se Lui chiama, dite il vostro eccomi senza alcun timore. È questo il mio augurio. Vi accompagno con una più ardente preghiera.

Don Silvio




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