CORRISPONDENZA FAMILIARE
di don Silvio Longobardi
La liturgia nuziale è una Pentecoste coniugale. Come possiamo viverla?
26 Settembre 2016
Don Silvio scrive ad una coppia di sposi chiamata ad accompagnare due fidanzati nella preparazione della celebrazione nuziale. E richiama la necessità di non puntare “su ciò che noi siamo chiamati a fare” ma di “invocare con umiltà lo Spirito perché senza la grazia che viene dall’Alto ogni nostra intenzione prima o poi s’impantana sugli scogli della mediocrità”.
Cari Raimondo e Serena,
accompagnare una coppia alla celebrazione nuziale è proprio una bella responsabilità, non si tratta solo di preparare la liturgia ma di aiutarli a varcare consapevolmente la soglia di quella casa in cui tutto deve essere impregnato di unità. La liturgia nuziale rappresenta il passaggio decisivo del cammino affettivo, è certamente un punto di arrivo ma anche il primo passo di una nuova avventura.
Accompagnare i nubendi è molto di più di una responsabilità, diventa per voi un’opportunità, siete chiamati a rileggere il vostro percorso coniugale e familiare e a verificare le scelte compiute. Nel momento in cui date agli altri la Parola, vi accorgete che il Signore scava dentro di voi e vi chiama nuovamente a conversione. Se non siete pronti a mettervi seriamente in discussione, pronti a ricominciare daccapo, potete anche rinunciare.
Prima di definire i contenuti del cammino – che vi manderò a breve – mi preme sottolineare alcune cose che sono o dovrebbero essere le premesse indispensabili di un’esperienza di fede. Uso il condizionale perché spesso sono trascurate. La preparazione al matrimonio mette in gioco la coppia ma spesso puntiamo tutto su ciò che noi siamo chiamati a fare. In realtà tutto il nostro fare si riduce a poche semplici cose: imparare a dire eccomi, con sincera disponibilità, come ha fatto Maria a Nazaret; ripetere ogni giorno, con fede: “sia fatta la tua volontà”, come ci ha insegnato Gesù; invocare con umiltà lo Spirito perché senza la grazia che viene dall’Alto ogni nostra intenzione prima o poi s’impantana sugli scogli della mediocrità. Ecco le condizioni di partenza. Se mancano queste, è tutto un blaterare, flatus voci, direbbero i latini.
Il matrimonio immerge la coppia nella storia di salvezza, la rende pienamente protagonista dell’opera che Dio compie lungo i secoli. È questo il punto che dovete sempre richiamare. Il matrimonio non è più – non può rimanere – un affare privato ma diventa opera pubblica, contribuisce a realizzare il bene comune. Questa idea basilare dovrebbe essere scontata ma si scontra con una mentalità privatistica che fa coincidere il bene personale e familiare con il bene comune. La parte diventa il tutto. Un errore di prospettiva che costa caro: impedisce al Regno di avanzare ma imprigiona anche la famiglia in un orizzonte limitato e tutto sommato sterile. Siete disposti, voi e i nubendi, a prendere questa prospettiva come cornice dell’esistenza? Altrimenti parliamo a vuoto!
In terzo luogo, più che mettere a punto la lista delle cose da fare, è meglio soffermarsi su quello che lo Spirito può fare nella vita di una coppia. La presenza dello Spirito accompagna tutto il cammino dell’amore, fin dal primo istante, ma diviene particolarmente significativa nella liturgia nuziale che a buon diritto possiamo definire la Pentecoste coniugale! È lo Spirito che sigilla e riveste di forza l’amore umano, è lo Spirito che fa della famiglia una “chiesa domestica”. I fidanzati si dispongono ad accogliere lo Spirito attraverso la riconciliazione sacramentale frequente che purifica il cuore e attraverso una preghiera più intensa che orienta lo sguardo verso il Cielo.
Sono queste le condizioni basilari. Iniziate questo itinerario, che vi tiene impegnati per un anno intero, con un pellegrinaggio in un Santuario mariano. Sarebbe bello andare a piedi a Pompei per consegnare tutto nelle mani della Madonna. Buon cammino.
Don Silvio
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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