di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Il commento
“Signore, sono pochi quelli che si salvano?” (13,23). Nel linguaggio biblico il termine salvezza [sōtēría] indica la pienezza di vita, il benessere fisico e spirituale, in altre parole la piena realizzazione della persona. La domanda appare allora più comprensibile e possiamo tradurla così: quanti sono coloro che possono dire di aver realizzato la propria vita, quelli che hanno raggiunto una felicità piena e duratura? Quanti sono quelli che possono lasciare questa vita con l’intima certezza di aver risposto alle attese di Dio e degli uomini? La risposta di Gesù sembra gelare le attese: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno” (13,24). Non possiamo dargli torto. Non possiamo misurare quello che avverrà alla fine, quando Dio chiamerà ciascuno in giudizio, ma ad una prima indagine dobbiamo riconoscere che non è facile incontrare persone felici. Al contrario, incontriamo spesso una folla di gente insoddisfatta, piena di delusioni e di risentimenti. Quante persone vivono di rimpianti, pensano a quello che avrebbero voluto fare … sono le più infelici perché sono incatenate al passato e prive di futuro. Ma ci sono anche persone contente, in pace con se stesse e con la vita. Non hanno tuto e non sono state capaci di realizzare tutti i desideri del cuore ma hanno risposto con amore, hanno seminato gioia, hanno custodito la speranza. La coscienza dei limiti non ha mai limitato i loro desideri.
La salvezza non è una montagna da scalare e Dio non ci attende lassù con lo sguardo arcigno di chi scruta con severità ed è pronto a sanzionare tutti gli errori. La felicità di questa vita e la salvezza eterna non dipendono dagli anni vissuti né dalle opere che abbiamo realizzato. Dipende unicamente dalla fiducia che abbiamo riposto in Dio. È Lui che porta a compimento ogni desiderio di bene, è Lui che conosce la strada e manda i suoi angeli per orientare i nostri passi. È Lui che ci accoglierà nell’ultimo giorno per farci sedere al banchetto della vita. Chi si fida di Dio non perde la gioia.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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