Intervista a S. E. Mons. Cipollone

“Ho solo riportato quella che è la dottrina della Chiesa e continuerò a farlo nel rispetto delle persone e con il pronunciamento fedele dei principi cristiani”

di Emanuela Pandolfi

Oggi, ma forse da sempre, dire la verità è diventata una pratica clamorosa. E se a farlo è un uomo di Chiesa, presto si grida allo scandalo, passando da bigotto, omofobo e bacchettone. Abbiamo incontrato S.E. Mons. Emidio Cipollone, vescovo di Lanciano-Ortona da cinque anni, che negli ultimi mesi è passato agli onori della cronaca come il “vescovo contro i gay”. Conoscendo la sua dedizione per gli sposi, la cura per le coppie e l’educazione in famiglia, abbiamo voluto ascoltare la verità a viva voce.

Eccellenza lei ha molto a cuore questa confusione che si è creata nel pensiero comune e la cattiva informazione sul tema dell’identità di genere. Ci spieghi cos’è il gender?

Il gender è qualcosa che vorrebbe annullare il maschile e il femminile, le caratterizzazioni di ogni persona. Il gender vorrebbe che la sessualità di una persona fosse solo iscritta nel desiderio che, giorno per giorno o ogni volta che vuole, si avvale della possibilità di scegliere se essere maschio o femmina, senza riconoscere i segni che sono nel corpo, i segni che sono nel cervello, i segni che sono nel cuore.

Rispetto alla crisi di genere qual è la posizione della Chiesa?

Voci autorevoli ci parlano di una cultura liquida alla quale inevitabilmente segue una sessualità fluida. Il Papa ha detto più volte – nelle udienze del mercoledì, nei suoi scritti, durante il viaggio a Cuba e negli Stati Uniti, nell’enciclica Laudato si’ – che la differenza non è un problema, ma la soluzione dei problemi. Rispondendo ad un’intervista con queste parole mi hanno accusato di essere contro gli omosessuali (sic!). Allora in questi giorni sono andato a rileggere l’enciclica di papa Francesco: a me è tutto così chiaro, i suoi pronunciamenti, sia orali che scritti, vanno tutti in un’unica direzione, ma gli si vuol far dire altro.

E la famiglia cristiana come deve approcciarsi a questi cambiamenti?

Le famiglie devono osservare e confrontarsi con la realtà, così come essa è, tenendo lo sguardo rivolto al progetto di Gesù che ci viene presentato dalla Scrittura. Questo è possibile valorizzando la sapienza umana, che non si deve piegare facilmente dinanzi ad ideologie di qualche genere. Nella Costituzione Italiana (Art. 29) la famiglia umana viene presentata come una società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna aperti alla vita. Quindi la famiglia cristiana deve approcciarsi a questa strada. Credo poi che sia fondamentale la difesa dell’istituto del matrimonio, prima ancora del sacramento, perché nell’istituto in quanto tale noi possiamo trovare l’appoggio anche con chi non è credente.

Gli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo, in vigore per questo decennio, offrono dei validi mezzi per gli operatori di pastorale ma anche per i genitori. Un genitore come deve comportarsi?

La famiglia è sicuramente il primo luogo dell’educazione e della trasmissione della fede. Ciò che avviene in famiglia non può essere sostituito da nessun’altra agenzia educativa, per quanto possa essere buona o di istituzione divina come la Chiesa. Ce lo ricorda il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze 2015 che si collega agli Orientamenti con la sua quarta via: educare. Dobbiamo formare i formatori, dobbiamo muoverci come Chiesa nella formazione dei genitori e delle famiglie, oltre che degli operatori della pastorale familiare. Perché abbiano la capacità di confrontarsi con i propri figli che ormai navigando in Internet, con una possibilità nettamente superiore rispetto ai grandi, vengono a contatto con dei pensieri differenti. Dunque il sapere, da parte dei genitori, serve poi a offrire una buona strada ai propri figli.

Il convegno dell’avvocato Amato, il presidente Giuristi per la Vita, nella sua diocesi è stato accompagnato da tante proteste e polemiche. Come instaurare un sano dialogo con quanti sono così distanti dalla verità?

La famiglia e la pastorale familiare sono cose che mi stanno molto a cuore e sono state tante le occasioni di formazione e di dibattito che in questi anni abbiamo messo su. Tutto è partito dal fatto che nel titolo del convegno ci fosse la parola gender. Si è scatenato il finimondo. Probabilmente anche perché avevamo messo in piedi questo evento come diocesi. Forse altrove non accade così. Allo stesso modo, durante un’intervista, partendo dalla Laudato si’, avevo ribadito che il concetto del Papa è per un’ecologia globale che pone al centro l’uomo e quindi anche l’amore e la difesa della vita, aggiungendo, a proposito della vita, che nella società di oggi i delitti sono diventati diritti – citando l’Evangelium Vitae al n.11. Me l’hanno riportata come se avessi detto questa cosa solo a proposito della legge Cirinnà, così tutti i giornali locali si sono riempiti di annunci del genere “vescovo contro i gay”. Avevo solo riportato quella che è la dottrina della Chiesa e continuerò a farlo nel rispetto delle persone e con il pronunciamento fedele dei principi cristiani.

Papa Benedetto XVI ha spesso parlato di dittatura del relativismo e oggi siamo in pieno regime! Quali speranze possiamo nutrire affinché un nuovo umanesimo possa rifiorire?

La risposta è semplice: in Gesù Cristo, il nuovo umanesimo. “Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo”, leggiamo nella Gaudium et spes. Sono cinquanta anni che questo documento ci parla, ma non lo vogliamo ascoltare. La strada di Gesù è una proposta positiva, una proposta liberante, una proposta carica di amore e di misericordia verso le persone. È con lo stilo di una carezza, carico anche della fermezza di educatore, che bisogna portare avanti questa verità, perché solo la verità ci farà liberi.

 

Laudato si’, n.155

L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso. Affermava Benedetto XVI che esiste una «ecologia dell’uomo» perché «anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere». In questa linea, bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di «cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa».




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