Fidanzamento

Il cuore di chi amiamo è la nostra casa!

di fra Vincenzo Ippolito

Sul cuore dell’amato gli occhi si chiudono senza volerlo quasi a vedere l’invisibile; il suo respiro diviene il tuo, nel desiderio di essere una sola cosa con lui. Sì, sul petto del diletto ci si sente a casa, accolti sempre, protetti come nel grembo della mamma, rigenerati come nel cuore della terra: non esiste altra casa più accogliente e sicura del cuore dell’amato.

Cari Francesca e Luca,

ho rivisto i miei impegni e credo che sabato sia il giorno migliore per visitare la vostra nuova casa. Le previsioni dicono che sarà bel tempo,  forse potremo fermarci in giardino per godere i primi tepori dell’ estate. In realtà, non è mia abitudine visitare una casa prima che sia abitata. Questa volta però farò una eccezione, ma sappiatelo entrambi: quella che andremo a vedere è solo un segno della vera casa dove, di qui a poco, dimorerete. La vostra casa, infatti, è un’altra: divenuti una sola carne, con il sacramento nuziale, abiterete l’uno il cuore dell’altro e non ci sarà luogo diverso dove possiate trovavi veramente a casa.

Non mi dite che non avete mai fatto questa esperienza, perché non ci credo! Quando due persone si amano, la cosa più dolce è stare sul cuore dell’amato, abbracciati al suo petto, legati alla roccia del suo cuore per ascoltarne i battiti, interminabile “Ti amo!” che si rincorrono. Sul cuore dell’amato gli occhi si chiudono senza volerlo quasi a vedere l’invisibile; il suo respiro diviene il tuo, nel desiderio di essere una sola cosa con lui. Sì, sul petto del diletto ci si sente a casa, accolti sempre, protetti come nel grembo della mamma, rigenerati come nel cuore della terra: non esiste altra casa più accogliente e sicura del cuore dell’amato.

Stare sul cuore è un’esperienza che voi, da sposi, imparerete guardando a Gesù, entrando nel mistero della sua vita. Egli, infatti, abita sul cuore del Padre, adagiato sul suo petto, è totalmente rivolto al suo volto, lo ascolta, gli obbedisce e lo ama. Come una mamma culla il suo bambino, così il Verbo è tra le braccia del Padre. Divenuto uomo, Gesù vivrà sempre la nostalgia di quell’abbraccio e più crescerà in età, sapienza e grazia, più aumenterà il lui la sua coscienza filiale, il suo comprendersi come Dio della stessa sostanza del Padre. Ecco le notti passate in preghiera, il suo fuggire la folla per nascondersi in luoghi appartati, lui solo: Gesù ha bisogno di essere cullato anche e soprattutto nella sua umanità. Dal suo rimanere con il Padre, Cristo riceve la forza per vivere la sua missione: offrire l’amore di Dio attraverso il suo cuore, un cuore che non ha paura del dono fino a lasciarsi trafiggere perché tutti ne vengano attratti.

Rimanere nel cuore dell’amato: è questo il senso della vostra vita insieme. Come la Chiesa è generata sposa nel cuore di Cristo, così voi siete rigenerati nel cuore dell’altro e più vivrete la passione dell’amore, la difficoltà del dono, il dolore e la lacerazione interiore, più permetterete  all’altro di entrare profondamente nelle fibre del vostro essere, per divenire respiro del vostro respiro, anima della propria anima, vita della stessa vita che si riceve in dono da Dio.

Tu Francesca abiterai il cuore di Luca e tu, Luca abiterai il cuore di Francesca, cuori deboli per la natura decaduta di Adamo, forti per lo Spirito del Risorto, piccoli per la colpa di Eva, grandi per il dono di Grazia. E come nella nuova casa vi sentirete liberi di muovervi e di organizzare gli spazi che la compongono, così dovrete lasciare all’altro la liberta di appropriarsi di voi, di abitare il vostro cuore, di prenderne pieno possesso, gareggiando nell’obbedienza che cerca il vero bene, nell’amore che rifugge l’egoismo, nel dono scandito dalla pura gratuità.

Sabato mi girerò la casa ben bene. Devo trovare un bel posto dove collocare l’icona dipinta per voi: rappresenta Cristo sposo che corre tra le vigne con la Chiesa sposa. Ho fatto anche aggiungere un carteggio: “Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me!” (Ct 2,16) così da ricordare sempre la prodigiosa trasformazione del sacramento che vi fa abitare l’uno il cuore dell’altro.

Fra Vincenzo




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