unioni civili
Unioni civili: quando la legge violenta la coscienza
di Gabriele Soliani
Le unioni civili tra persone dello stesso sesso, perché intaccano la disciplina relativa al matrimonio, istituto che costituisce un pilastro essenziale della convivenza civile e riguarda le convinzioni morali e religiose, devono avere la possibilità dell’obiezione di coscienza.
In un’intervista a La Croix, papa Francesco ha dichiarato molto apertamente che i funzionari hanno diritto di sollevare obiezione di coscienza alle unioni civili: “Una volta che la legge è approvata, lo Stato deve rispettare le coscienze”. Il problema dell’obiezione di coscienza, che la legge Cirinnà non prevede, non è da sottovalutare. Con le unioni civili abbiamo dato un’ulteriore spallata alla famiglia naturale e all’istituto del matrimonio e, di conseguenza, anche alla possibilità di avere in Italia una primavera demografica.
Oltre a quello morale c’è anche un fondamento civile nella Costituzione italiana per fare obiezione. Infatti i padri costituenti hanno staccato la famiglia, a cui fa riferimento l’articolo 29, da tutte le altre formazioni sociali, delle quali parla l’articolo 2. Clamorosa poi la recente sentenza 138/2010 della Corte costituzionale che ribadisce l’importanza del matrimonio, affermando che le unioni civili non possono essere ritenute omogenee ad esso. Per questo il ricorso all’obiezione di coscienza in questo caso è fondato. Nella Legge passata con la fiducia al Parlamento non c’è scritto, ma sembra fatto apposta. Anche se l’unione civile è “solo” trascritta in un registro di fronte all’ufficiale di Stato Civile, la presenza di due testimoni la rende del tutto simile ad una cerimonia ed infatti, per come è stata voluta e scritta, nella disciplina di diritti e doveri equipara unioni civili e matrimonio. E come la mettiamo per chi non è d’accordo con le unioni civili? Come ha detto Papa Francesco l’obiezione di coscienza è un diritto, e, nell’era dei “diritti per tutti”, va garantito.
Sul Resto del Carlino di Reggio Emilia di sabato 14 Maggio il Direttore, nel rispondere ad una lettera, scrive che per lui la “Famiglia è quella fatta da un uomo e da una donna”, aggiungendo “Io la penso così”.
Per “fortuna” che siamo in Italia e non negli USA perché una affermazione siffatta sul matrimonio sarebbe costata una denuncia, una pesante sanzione, il licenziamento e forse la detenzione, come è capitato a tanti docenti universitari, giornalisti, ricercatori e responsabili di uffici pubblici.
I diritti dei singoli devono essere tutelati e la Legge italiana lo fa da tempo, ma solo il matrimonio (che nella sua stessa definizione parla di “matri” cioè della “madre”) è quello che ha diritto alla tutela come “coppia” fra uomo e donna che formano una famiglia naturale che genera figli, cioè cittadini.
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