Misericordia
Dal male di vivere alla gioia della fede
di Emanuela Pandolfi
“Quando non credi, sei solo. Se non si fa esperienza di Dio, per quanto io possa parlarne, non convincerò alcuna donna a non abortire”. Un’intervista toccante e profonda a Beatrice Fazi, attrice e scrittrice in questo anno della Misericordia.
Portare la bimba dal pediatra, correre in teatro per le prove, tornare a prendere in tempo i ragazzi che escono da scuola, poi fermarsi a preparare la catechesi con il marito. E cosa preparare per cena? Questa è la tipica giornata di Beatrice Fazi, oggi sposa e mamma di quattro bimbi, i primi due alla soglia dell’adolescenza, il terzo di otto anni e l’ultima arrivata, Maddalena. Questa è la sua vita dopo Cristo. Da giovane si era trasferita a Roma per inseguire il sogno di fare l’attrice: dopo un periodo difficile – un divorzio in famiglia, i disturbi alimentari, l’aborto – quando ormai tutto sembra perduto, Beatrice ritrova se stessa nella preghiera. Ha racchiuso la sua storia in un bellissimo libro: “Un cuore nuovo. Dal male di vivere alla gioia della fede”, edito da PIEMME. Parli con lei e ti sembra di conoscerla da sempre, così disponibile, allegra e schietta. E con il sottofondo delle lallazioni dell’ultimogenita che Beatrice tiene al seno, inizia la nostra chiacchierata.
Nel libro ha racchiuso tutta la sua esperienza di vita e di conversione. Quanto è stato importante mettere nero su bianco la propria vita?
Non potevo immaginare sarebbe stato così bello, anzi ero anche spaventata all’idea poiché in genere si tende a rimuovere il dolore. Ma tutto si è avverato nei modi e nei tempi che Dio aveva stabilito. Il contratto iniziale con l’editore prevedeva la consegna del testo entro sei mesi, ma sono accadute tante cose in una sola volta: ho scoperto di essere in attesa, ho cominciato a fare da animatrice per il percorso dei Dieci Comandamenti. Soltanto nel tempo di Quaresima dello scorso anno ho iniziato a ritagliarmi ogni giorno, alla fine della meditazione, del tempo per iniziare a scrivere. Ho fatto un vero e proprio digiuno da ogni comunicazione mediatica, ho eliminato tutto quello che poteva distrarmi.
Ho fatto un viaggio profondissimo dentro di me. Ho fatto memoria ma con occhi redenti, più limpidi, potendo guardare al dolore e al peccato che ho vissuto e dal quale il Signore mi ha liberata. Un’esperienza unica che tutti dovrebbero vivere prima o poi per contemplare l’opera di Dio, nella piena coscienza che quello che avviene non è per opera nostra ma per la grazia dello Spirito.
Il giubileo della misericordia ci invita a fare una profonda riflessione su quello che è l’amore più grande di Dio, ma anche a riconoscere quale cammino di conversione possiamo fare. Lei come ha accolto questo invito di papa Francesco?
Sento che questo evento rientra nel progetto che Dio ha avuto per me. Mi sento proprio guardata con amore ed è quello che dovrebbe poter percepire ogni figlio di Dio; proprio come è accaduto con il libro, le prime pagine iniziano con il grido di un bimbo mai nato e poi meravigliosamente si conclude con la nascita della mia ultima figlia. Mi ha fatto un regalo fantastico papa Francesco. Con un tempismo! Ma il regalo più grande sento che abbia voluto farlo Dio: ha voluto usarmi, si è servito di me, ha guardato la mia vita e ne ha tratto, dal male più grande, il bene più grande mettendolo al servizio di tutti i suoi figli. Sto restituendo quello che gratuitamente ho ricevuto. Contribuire a questo meraviglioso annuncio per tutti i fratelli che sono ancora ripiegati su se stessi, sul loro dolore, nei loro limiti, nella loro sofferenza, nella loro povertà e poter dire loro “Dio ti ama”, avendo il coraggio di sollevare la testa verso di Lui, mi fa sentire una privilegiata.
Il suo libro si apre con il racconto di una giovane Beatrice che viene chiamata dall’infermiera per eseguire un’interruzione di gravidanza. Cosa direbbe oggi alle donne che non hanno la forza di accogliere pienamente la vita che portano in grembo?
Di non sentirsi sole, perché so che la scelta di non accogliere la vita è dettata dalla paura. Leggevo in questi giorni della generazione NEET (acronimo di Not engaged in Education, Employment or Training), ovvero giovani che non sono impegnati né nello studio, né nel lavoro e senza alcuna formazione. A quanto pare l’Italia ne detiene il primato in Europa. Ma come questi giovani possono lanciarsi nella vita se non hanno un lavoro, non hanno futuro e cresce in loro solo la paura? Si sceglie di abortire o di non concepire la vita, per paura di non farcela. A chi non crede e basa tutto sulle proprie forze, sarà difficile poter pensare con serenità all’intervento di Dio. Quando non credi, sei solo. Se non si fa esperienza di Dio, per quanto io possa parlarne, non convincerò alcuna donna a non abortire. Non ci resta che la preghiera, l’unica che entra e scardina la porta del cuore della donna.
Potrebbe sembrare la solita attrice di spettacolo che decide di scrivere un libro sulla propria vita. Non teme di essere fraintesa?
Avevo il timore che questo libro potesse essere accolto come l’ennesimo escamotage in un momento tiepido della carriera di un’attrice. Ho chiesto al professor Franco Nembrini (docente di italiano e storia, tra i promotori della scuola libera La Traccia N.d.R.) la prefazione al libro proprio perché mi rassicurava l’idea che se a lui fosse piaciuto anche gli altri avrebbero potuto accogliere questo lavoro come una cosa seria. È un libro che vuole solo celebrare la straordinaria bontà di Dio e la sua onnipotenza. Nella mia famiglia si sono compiuti miracoli. Non fatti prodigiosi, sensazionali o fenomeni paranormali, ma miracoli di concretezza. Una parola che entra nella tua vita e ti fa cambiare percorso, modo di pensare, atteggiamento e cambia la relazione con la persona che hai accanto, è un miracolo.
Ho scoperto che è molto attiva nell’apostolato laicale. Cosa fa di preciso?
Intanto ho bisogno di sottolineare che non potrei svolgere da sola qualsiasi impegno ecclesiale. Insieme a mio marito, siamo catechisti in due parrocchie e abbiamo intrapreso il percorso dei Dieci Comandamenti di don Fabio Rosini; sono le catechesi che hanno convertito anche noi e che abbiamo ricevuto io e mio marito, rispettivamente nel 2001 e nel 2003. In un terzo gruppo, nella parrocchia Gran Madre di Dio a Ponte Milvio, abbiamo iniziato il cammino dei Sette Segni. È un percorso tutto speciale, un pot-pourri di esperienze di vita: giovani incavolati, coppie che si mettono in ascolto, anziani vedovi. Ciascuno ascolta le problematiche dell’altro, se ne fa carico e si instaura una comunicazione che fa entrare nella condivisione piena.
I suoi figli come vivono questa fede così vulcanica?
Spesso li coinvolgiamo negli incontri, perché penso sia significativo testimoniare con l’intera famiglia: è rivoluzionario vedere una donna che non si sentiva programmata per fare la mamma e che poi riscopre la grandezza di Dio in una famiglia numerosa, allegra, fedele, accogliente, aperta agli altri. Sebbene talvolta si lamentino, conoscendo ormai a memoria la mia storia, poi prendono coscienza di essere anche loro parte di questo grande tesoro. Vedono la sofferenza e la solitudine di tanti compagni e capiscono che la libertà di fare tante cose non è sempre garanzia di felicità. Quando preghiamo insieme, leggiamo il Vangelo, illuminiamo le nostre sofferenze alla luce della Parola di Dio, possiamo avere un dialogo aperto tra di noi, possiamo confidare in un Padre più grande perché vedono che anche noi genitori lo facciamo. Mi accorgo che valgono poco le parole, perché loro hanno bisogno di fare esperienza concreta.
L’arrivo dell’ultima bambina è stato per loro un dono grande, pregavano da tempo, l’hanno accolta con gioia come una risposta di benevolenza di Dio nei loro confronti. Loro sanno di essere figli nostri ma soprattutto figli di Dio. Dovranno sentirlo profondamente nel loro cuore, quando Dio vorrà, magari passando anche attraverso la sofferenza, per accogliere il messaggio di salvezza. Noi saremo accanto a loro come genitori.
Potremo rivederla presto in scena?
Sarò in scena dal 3 al 20 dicembre 2015 nel bellissimo Teatro della Cometa di Roma, con la commedia Parzialmente Stremate di Giulia Ricciardi. Sul palco con me e la stessa Giulia, ci sono anche Federica Cifola e Barbara Begala con la regia di Michele La Ginestra. Con la piccola Maddalena nel marsupio – già adora stare sul palco – stiamo facendo anche le prove per il sequel Stremate dalla luna, esilarante e ricco di gag, che porteremo in scena a gennaio e al quale si è aggiunta Barbara Foria. Potrebbero esserci in cantiere tante altre cose, ma al momento non posso che essere felice di esser diventata nuovamente madre. Non ci crederete, ma adesso quello che adoro di più è poter allattare la piccola Maddalena.
UN CUORE NUOVO
Autore: Beatrice Fazi
Editrice: Piemme
Prezzo: € 15,90
Con una sincerità che sorprende, Beatrice Fazi racconta il suo incontro con Gesù e la conversione che l’ha salvata da un profondo stato di disordine emotivo e alimentare, anche a seguito di un aborto praticato a vent’anni. Racconta del suo cuore diventato di pietra, incapace di provare sentimenti, e di quel pozzo senza fondo in cui era caduta.
Dopo un periodo difficile in cui aveva persino iniziato a fare uso di stupefacenti, l’incontro casuale con una compagna di università la riavvicina a Dio. La catechesi sui Dieci Comandamenti, l’inserimento in una comunità del Cammino Neocatecumenale, un pellegrinaggio a Medjugorje e l’incontro con Pierpaolo, poi diventato suo marito, l’aiuteranno a recuperare un ritmo di vita regolare e un ordine nella quotidianità scandito dalla preghiera.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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