Vita nascente

L’Amoris laetitia applicata

(Foto: 10 FACE - Shutterstock.com)

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di don Silvio Longobardi

È senza dubbio una grave ingiustizia ed umiliazione per tante famiglie la sentenza della Cassazione del dicembre 2015 che ha condannato un ginecologo per aver fatto nascere, senza abortirla (!), una bambina affetta da sindrome di Down.

Sappiamo che la legge permette di abortire selettivamente i bambini anche solo per il sospetto che siano Down e che i ginecologi vengono costretti a risarcire i familiari nel caso non pratichino l’interruzione di gravidanza se la donna vuole abortire il figlio/figlia.

L’incredibile è che in cima alla classifica dei Paesi che permettono l’eugenetica verso queste persone c’è la Norvegia,  uno Stato considerato leader dei diritti umani e civili. L’American Journal of Medical Genetics, con una ricerca del 2011, ha dimostrato che il 99% dei genitori di persone con sindrome di Down ama i propri figli, il 97% ha espresso sentimenti di orgoglio e il 79% sente arricchita la propria vita rapportandosi con loro.

C’è però chi fa sul serio per difendere questi bambini. Dopo l’ultima Giornata mondiale per la Sindrome di Down del 2016 lo stato americano dell’Indiana, dopo il North Dakota, ha voluto proteggere dall’aborto selettivo i bambini non ancora nati diagnosticati con questa “disabilità”. Il governatore Mike Pence ha firmato questa legge il 25 marzo 2016 vietando l’aborto anche sulla base della razza e del sesso. Proprio quello che dice l’Esortazione “Amoris Laetitia” di Papa Francesco. “La Chiesa rigetta con tutte le sue forze gli interventi coercitivi dello Stato a favore di contraccezione, sterilizzazione o addirittura aborto. Tali misure sono inaccettabili anche in luoghi con alto tasso di natalità, ma è da rilevare che i politici le incoraggiano anche in alcuni paesi che soffrono il dramma di un tasso di natalità molto basso. Come hanno indicato i Vescovi della Corea, questo è « agire in un modo contraddittorio e venendo meno al proprio dovere” (Amoris laetitia,  n.42).




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