di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,1-11)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Il commento
“Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània” (12,1). La prima parte della Settimana Santa ci invita a meditare su alcuni eventi che precedono immediatamente la passione. Il Vangelo oggi ci porta a Betania, nella casa di Lazzaro. L’evangelista parla di una cena: “Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali” (12, 2). Ci sono tutti i protagonisti della scena precedente, quella in cui l’evangelista ha descritto la malattia, la morte e la resurrezione dell’amico di Gesù. Il clima è quello che appartiene ad ogni banchetto: alla normale festa del ritrovarsi tra amici si aggiunge la gioia di aver riavuto un fratello che sembrava ormai avviato agli inferi. Il protagonista è sempre Gesù, tutto ruota attorno alla sua persona. Il brano evangelico tuttavia presenta un mosaico di volti: Lazzaro e le sorelle, Giuda e gli altri discepoli, i Giudei che credono e quelli che si oppongono ancora più risolutamente. È l’immagine della Chiesa. Ciascuno di questi personaggi incarna un aspetto della fede. Oggi vi invito a meditare la figura di Marta. L’evangelista non riporta alcuna parola, si limita a dire che “serviva” [diēkónei]. La sua testimonianza è tutta compendiata in questa diaconia silenziosa, immagine eloquente di una Chiesa “fervidamente sollecita d’essere tutta di Cristo, in Cristo e per Cristo, e tutta degli uomini, fra gli uomini e per gli uomini”, secondo la parola del Beato Paolo VI (14 settembre 1964). Una Chiesa che contemplando Cristo, da cui tutto riceve, s’immerge nella storia e si pone al servizio dell’umanità. Che bello se di noi si potesse dire: “è una persona che serve”, nel duplice e complementare significato di questa espressione. Di una cosa inutile – a volte anche di una persona! – diciamo che “non serve a niente”. Servire con umiltà e generosità senza nulla chiedere e con l’unico desiderio di rivestire con la luce divina la fragile vicenda umana. Oggi ringraziamo il buon Dio per tutti coloro che, come Marta, s’impegnano a rendere più dignitosa la vita dell’uomo. E chiediamo di essere anche noi parte attiva di questa corrente di carità che attraverso la storia.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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