di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,51-59)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Il commento
“Se uno osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno” (8,51). Gesù non promette di allungare la vita né s’impegna a riempirla di cose. La sua promessa sfida l’umana ragione ed incontra l’inevitabile obiezione di quelli che non credono in lui: “Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti” (8,52). Con quale autorità Gesù può promette una vita senza fine? Nessun uomo sensato farebbe una cosa simile. L’obiezione dei Giudei scaturisce dall’esperienza, oltre che dal buon senso. Tutti sappiamo che ad un certo momento la morte viene e copre ogni cosa, soffoca ogni progetto, spegne ogni speranza. La vita scompare nella terra. La morte non lascia niente dietro di sé, se non qualche ricordo, che col passare egli anni diventa sempre più vago. Insomma, la morte viene e domina. L’obiezione è dunque sensata, più che ragionevole. Ma Gesù non è venuto per confermare quello che già sappiamo ma per aprire i nostri occhi su un orizzonte che non avremmo potuto neppure immaginare senza di lui. Egli viene a dirci che quel desiderio ostinato di vita che palpita nella nostra fragile carne, non è un’illusione né un’ingenua pretesa ma una parola che Dio ha seminato nel cuore di ogni uomo. I Giudei non discutono neppure la promessa di Gesù, tanto appare insensata ai loro occhi, la loro obiezione si concentra sulla persona di Gesù: “Chi credi di essere?” (8,53). È questa la domanda essenziale. Nelle parole di Gesù intravediamo l’annuncio della Pasqua che, assicura l’apostolo Paolo, è “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23). Il mondo accetta Gesù come un profeta e i valori che egli propone ma rifiuta decisamente la parola della resurrezione. Noi invece vogliamo partire da questa parola, crediamo alla promessa di Gesù: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Oggi chiediamo la grazia di vivere e morire portando sempre nel cuore la speranza della beata eternità. E quando il cielo si oscura, chiediamo a Maria di prenderci per mano per non smarrire la strada che conduce all’incontro con il Dio della vita.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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