12 Marzo 2016

12 Marzo 2016

La domanda inevitabile

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

Il commento

Chi è Gesù? Questa domanda percorre il brano evangelico che oggi la liturgia ci offre. La folla, le guardie e i capi: tutti rimangono colpiti da Gesù e tutti s’interrogano. Segno che tutti sono chiamati a prendere posizione, nessuno può chiudersi nella comoda stanza dell’indifferenza. Nella folla emergono opinioni contrastanti: alcuni vedono in lui un profeta (7,40), altri non temono di affermare che è proprio lui il Cristo, il Messia atteso. Ma altri rifiutano questa idea perché ricordano che la Scrittura parla dell’origine davidica del Messia (7,41-42). Commenta l’evangelista: “Tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui” (7,43). Gesù è una persona straordinaria che esercita un particolare fascino; ma nello stesso tempo è così diversa dal nostro orizzonte culturale da risultare in qualche modo troppo distante e incomprensibile. È inevitabile però confrontarsi con lui: chi è Gesu? Chi non risponde a questa domanda, si troverà impreparato dinanzi agli esami della vita. Rileggendo il filosofo S. Kierkegaard, don Giussani ricordava che ogni uomo è chiamato a “prendere posizione di fronte a Cristo” (All’origine della pretesa cristiana, Milano 1987, 46). E citava lo scrittore russo Dostoevskij: “Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere che Gesù Cristo è il Figlio di Dio?”. Considerando l’impatto che il cristianesimo ha avuto sul cammino dell’umanità, questa domanda è inevitabile.  Molti si rifugiano nel dubbio, preferiscono restare nell’indecisione. Un atteggiamento vissuto da alcuni con sofferenza interiore ma assai spesso si rivela una scelta di comodo perché giustifica il disimpegno e spiana la strada alla mediocrità. Chi sceglie Cristo, chi lo riconosce come Figlio di Dio, riceve una luce consolante che risponde alle domande più profonde del cuore; ma sperimenta anche un’inquietudine prima sconosciuta perché si sente coinvolto nell’opera di redenzione. I discepoli non credono al fato né al caso. Essi sanno che Dio affida proprio all’uomo il rinnovamento della storia. Oggi chiediamo la grazia di non vivere la fede come un comodo rifugio ma di partecipare più attivamente all’opera che Dio compie lungo i secoli.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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