9 Marzo 2016

9 Marzo 2016

Un miracolo sempre nuovo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,17-30)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Il commento

I giudei accusano Gesù di chiamare Dio suo Padre e di farsi uguale a Lui (5,18). Una bestemmia, la più grave in una religiosità che vede Dio come il Totalmente Altro, Colui che precede e supera infinitamente ogni realtà creata. Dinanzi a Dio ogni uomo tace e china il capo. Gesù invece mostra di avere una familiarità con Dio che irrita gli arcigni custodi della fede. L’accusa permette a Gesù di manifestare la sua identità divina: “il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre” (5,19). Si presenta come il Figlio che compie fedelmente ciò che il Padre chiede. In queste parole intravediamo il mistero della santa Trinità. Gesù afferma di essere sottomesso al Padre non perché inferiore a Lui ma per amore. Lo stesso amore che il Padre rivela nei confronti del Figlio al quale egli “ha rimesso ogni giudizio” (5,22) e ogni potere (5,27). È una relazione intessuta di amore, modello e sorgente di quel legame che ogni uomo deve avere con il Padre celeste. Gesù abbatte il muro della paura e traccia la via della fiducia. Lui che si è fatto piccolo e povero per manifestare la grandezza dell’amore, come ha intuito Teresa di Lisieux che riassume tutta la sua fede in questo brevissimo biglietto, l’ultimo che riesce a scrivere: “Non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo… io l’amo! Egli infatti non è che amore e misericordia!” (LT 266, 25 agosto 1897). La parola di Gesù contrasta con l’orgoglio che spinge l’uomo a sottrarsi all’autorità di Dio, anzi lo conduce a negare l’esistenza di Dio per potersi innalzare al posto dell’Onnipotente. È un peccato che accompagna fin dall’inizio la storia dell’umanità ma nella nostra epoca, per la prima volta, ha assunto una forma collettiva. Viviamo in una società che pretende di fare a meno di Dio. Se Dio esiste, non c’entra, non c’è posto per Lui. Così dicono i sapienti di questo mondo. Noi invece chiediamo la grazia di vivere come Gesù, con lo sguardo sempre rivolto al Padre e con la coscienza che senza il Creatore anche la creatura svanisce (Gaudium et spes, 36). Nulla è possibile senza Dio. Con Lui, invece, la vita diventa un miracolo sempre nuovo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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