SPAZIO PSICOLOGHE
Mamma, non mi pensi più?
di Giulia Palombo e Carolina Rossi, psicologhe
Cosa accade quando in una famiglia nasce il secondo figlio? Questa fase spesso genera gelosia nel primogenito che si sente spodestato dell’amore e delle attenzioni dei genitori.
LA STORIA
I genitori di Martina, 4 anni, erano rimasti stupiti per l’entusiasmo che la piccola aveva manifestato alla nascita del fratellino. Era sempre stata affettuosa e gentile con lui, raccontava a tutti di quanto fosse contenta di avere un fratellino e aveva più volte sostenuto di volergli regalare qualche suo giocattolo. Non sembrava affatto turbata dalla nascita di Luca. Poi ad un certo punto Martina comincia ad essere più nervosa e capricciosa, piange spesso, chiede in continuazione e in modo ostinato qualcosa di diverso senza essere mai soddisfatta. I momenti più critici sono proprio quelli in cui la madre allatta il fratellino o gli cambia il pannolino.
Quando in una famiglia nasce un secondo figlio, il primogenito vive una fase molto dura della sua vita. Sentendosi spodestato dell’amore e delle attenzioni dei genitori, può provare dolore, sentirsi offeso e risentito e sperimentare ostilità nei confronti del nuovo arrivato. Generalmente i sentimenti di gelosia sono più forti e intensi nei bambini più piccoli, dai due ai tre-quattro anni, in quanto a quest’età il bambino ha iniziato ad individuarsi come persona autonoma ma ha ancora voglia di sentirsi piccolo e protetto. Inoltre non ha ancora acquistato tutti gli strumenti per gestire e comunicare i propri stati emotivi e fronteggiare i vissuti negativi, quindi si può trovare a fare i conti con molte paure e sentimenti ambivalenti e non sapere come gestirli.
Anche bambini più grandi e adolescenti possono essere turbati dalla nascita di un fratellino, riescono però nella maggioranza dei casi, per i maggiori strumenti che hanno a disposizione, a fronteggiare i sentimenti di gelosia in modo meno esplosivo e più mascherato. Le manifestazioni della gelosia possono essere molto diverse tra loro, a seconda dell’età e del carattere del bambino. Possono comparire subito, a volte anche prima della nascita, oppure molto tempo dopo. In alcuni casi, la gelosia può manifestarsi in modo diretto chiaro e riconoscibile, in altri in modo più indiretto più nascosto, attraverso forme complesse, non sempre comprensibili.
Attacchi di rabbia, capricci, aggressioni dirette e comportamenti regressivi, come il ricominciare a fare pipì a letto o succhiarsi il pollice, fanno chiaramente pensare ad una situazione di malessere legata all’adattamento al nuovo arrivato.
Ci sono poi comportamenti più difficili da interpretare come ignorare il fratellino, la comparsa di ansie e paure verso la madre o il fratellino stesso, il distacco dalla madre o la sottomissione ad essa, che pur avendo alla loro base la profonda paura che il nuovo nato prenda per sé tutto l’amore dei genitori, possono non essere subito ricondotti alle dinamiche della gelosia. Altri comportamenti tipici sono i mutamenti dell’azione, cioè la trasformazione repentina di un’azione tenera e affettuosa in una violenta (un bacio diventa un morso, una carezza uno schiaffo e così via) e la proiezione, cioè il proiettare nel fratellino i propri sentimenti negativi: non mi vuole bene, è cattivo.
Ai genitori, dunque, il difficile compito di essere molto attenti al bambino e ai suoi comportamenti per cogliere i suoi stati d’animo e aiutarlo a dar voce al suo malessere.
Cogliere e non trascurare le manifestazioni di gelosia. I genitori infatti dovrebbero essere consapevoli che questi sentimenti, e i comportamenti ad essi associati, sono del tutto normali e inevitabili, anzi rappresentano per il bambino che li sperimenta un importante stimolo alla crescita. La nascita di un fratellino aiuta il bambino a capire che lui non è al centro dell’universo della madre; anche se dolorosa, questa consapevolezza è una tappa fondamentale per la conquista della propria identità e separatezza. Se nei primi mesi di vita del bambino i genitori hanno rinforzato la sua onnipotenza per infondergli sicurezza in se stesso e nel mondo, col tempo però questo sentimento deve essere ridimensionato e trovare dei limiti; la nascita di un fratellino rappresenta uno di questi sani limiti. La sofferenza provocata dalla gelosia impone poi al bambino la necessità di trovare soluzioni per attenuarla e superarla. Le strategie e i processi mentali che attiva a questo scopo rappresentano un ulteriore arricchimento della sua vita emotiva e cognitiva.
Infine, la possibilità di constatare che, nonostante i timori iniziali, non ha perso l’amore di genitori, dà al bambino un’enorme sicurezza e serenità e gli consente di vivere i rapporti personali in modo più stabile.
ALCUNI CONSIGLI
Ecco alcuni consigli per preparare i bambini alla nascita di un fratellino e sostenerli in questo importante momento di crescita.
Essere comprensivi se, per un po’ di tempo, il bambino più grande si comporta male e piange molto, bisogna cercare di trattare i suoi momenti di rabbia o la sua aggressività con calma e razionalità. Ricordate che è molto meglio per tutti che questi sentimenti siano manifestati piuttosto che repressi.
Non far coincidere grandi cambiamenti con l’arrivo di un altro bambino, ad esempio l’inserimento a scuola o il passaggio nella propria cameretta.
Responsabilizzatelo, ma senza chiedergli troppo. Solo se vuole, permettetegli di aiutarvi a prendervi cura del piccolo.
Evitare di dire “non toccare il piccolo”, piuttosto consentirgli di tenere in braccio il fratellino in presenza di qualcuno, spiegategli non dovrà fargli male e che è vostro compito proteggere i vostri bambini da chiunque voglia far loro male.
Impegnatevi il più possibile perché il bambino senta di piacere al suo fratellino. Per esempio, se il piccolo sorride mentre il bambino è lì vicino, dite “guarda il fratellino ti sta sorridendo!”. Sarà molto più facile per il bambino affezionarsi al suo fratellino, perché in questo modo sentirà di essere ricambiato.
Rispettate i rituali. Cercate di continuare a fare le stesse cose che facevate con lui prima dell’arrivo del secondo bambino, questo per lui può essere molto rassicurante.
Evitate di confrontare continuamente un bambino all’altro. Uno dormiva, l’altro no. Uno mangiava tanto o poco e l’altro il contrario. Uno era tranquillo, l’altro no. Ricordate che ciascun bambino è diverso dall’altro.
Parlate con il bambino delle emozioni che prova, mostrando di capire sia le sue emozioni positive, sia quelle negative. Dirgli frasi del tipo: “capisco che è fastidioso dover aspettare”, o “sei arrabbiato perché la mamma dedica molto tempo al tuo fratellino”, sono espressioni che lo rassicurano e gli fanno sentire di essere compreso.
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