17 febbraio 2016

17 Febbraio 2016

Le porte non sono mai chiuse

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Il commento

Questa generazione è una generazione malvagia [ponērá]” (11,29). Il giudizio è netto e non lascia spazio a interpretazioni accomodanti. La malvagità è il segno di un’umanità refrattaria alla grazia (Mt 15,19), appartiene ai pagani che non hanno conosciuto Dio (Rm 1,29), è lo stile dei farisei (Mt 22,18). Gesù parla con la veemenza dei profeti che denunciano l’iniquità di Israele (Ger 2,19; Ez 20,43). Ma le porte di Dio non sono mai chiuse, c’è sempre uno spiraglio, come una strada che si apre nel deserto, un raggio di luce nell’oscurità più fitta. Ecco la parola di speranza: “non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona” (11,29). Gesù si presenta con la veste di questo antico profeta inviato a portare la Parola a Ninive, la grande città pagana, la capitale di quell’Assiria che nel VII secolo a.C. aveva conquistato e umiliato Israele. Giona non viene inviato a portare la condanna ma a consegnare una parola di ammonimento e di conversione (Gn 1,2). Questa vicenda ricorda che nessuno popolo è escluso dalla salvezza, al contrario il Dio d’Israele vuole dare a tutti la possibilità di conoscere la sua misericordia. Giona è andato a seminare la Parola in mezzo ai pagani e, contro le sue stesse attese, ha visto germogliare la conversione più sincera. Gli abitanti di Ninive sono l’icona di un’umanità che lascia entrare la luce di Dio, primizia di quella missione che, lungo i secoli, raggiunge tutti i luoghi della terra. È questo il segno di Giona: Gesù si presenta come un profeta disarmato e vulnerabile che può contare solo sulla Parola. Ed egli l’annuncia ovunque e sempre con la speranza che porti frutto. Se gli abitanti di Ninive hanno accolto la parola del profeta, quanto più la sua Parola, umile e potente, la Parola del Figlio di Dio, può splendere come luce nelle tenebre e cambiare anche i cuori più ostinati. “Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona” (11,32). Oggi chiediamo la grazia di non chiedere altri segni e di spalancare la porta del cuore per accogliere con umiltà la luce di Dio, anche quella che arriva attraverso un ammonimento.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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