Battesimo

Cari genitori ricordate la data in cui sono stati battezzati i vostri figli?

di Giovanna Pauciulo

Il battesimo è la risposta di Dio ad una domanda nascosta nelle pieghe dell’esistenza. Qual è il destino dell’uomo? I genitori si possono domandare qual è il destino di questo nostro figlio, di ogni figlio?

Nella splendida cornice della Cappella Sistina, nella recente solennità del Battesimo del Signore, Papa Francesco ha battezzato 26 bambini. “Oggi, nella festa del Battesimo del Signore, voi genitori portate i vostri figli a ricevere il Battesimo, a ricevere quello che avete chiesto all’inizio, quando io vi ho fatto la prima domanda: “La fede. Io voglio per mio figlio la fede”. E così la fede viene trasmessa da una generazione all’altra, come una catena, nel corso dei tempi” ha detto il papa ai genitori. E ha aggiunto: “Questi bambini, queste bambine, passati gli anni, occuperanno il vostro posto con un altro figlio – i vostri nipotini – e chiederanno lo stesso: la fede. La fede che il Battesimo ci dà. La fede che lo Spirito Santo oggi porta nel cuore, nell’anima, nella vita di questi vostri figli. Voi avete chiesto la fede. La Chiesa, quando vi consegnerà la candela accesa, vi dirà di custodire la fede in questi bambini. E, alla fine, non dimenticatevi che la più grande eredità che voi potrete dare ai vostri bambini è la fede. Abbiate cura che non venga persa, di farla crescere e lasciarla come eredità”. Il sacramento del battesimo è uno dei passaggi più importanti e significativi nella vita di una famiglia. Dopo aver collaborato con Dio nel dare la vita fisica, i genitori chiedono  alla Chiesa di comunicare quella vita che dura per sempre. Il battesimo è una vera rigenerazione e immette nella vita del bambino una grazia speciale che si riverbera in tutta la famiglia, in tutta la casa. Ecco l’eredità di cui parla Papa Francesco.

I genitori si preparano  a celebrare il Battesimo

Il protagonista è il bambino, il quale riceve  il dono di diventare figlio di Dio, ma tutta la preparazione al battesimo coinvolge i genitori e per loro tramite tutta la famiglia. Cari genitori ricordate la data in cui sono stati battezzati i vostri figli? Dovreste ricordarlo ai figli come un giorno speciale. Attraverso il sacramento del Battesimo, il bambino è innestato nell’unigenito Figlio, diventa figlio nel Figlio, riceve perciò l’armatura per vivere da figlio di Dio. Spetta ai genitori poi aiutare il figlio a crescere e maturare in questa condizione di santità di essere figlio di Dio. Ogni tappa sacramentale richiede un cammino di vera conversione. Non può nascere l’uomo nuovo se prima non lasciamo morire l’uomo vecchio. Il sacramento del Battesimo costituisce la “porta della vita spirituale”, l’inizio di una vita nuova.  Ma tutto questo coinvolge da subito  anzitutto i genitori, che chiedono il battesimo. La Chiesa accoglie la richiesta perché riconosce nei genitori coloro che s’impegnano a guidare il cammino di fede dei figli. Ecco la responsabilità educativa dei genitori di fronte al dono della vita, per il quale ancora una volta Dio, così come per quella fisica, chiede di essere suoi collaboratori. La Chiesa amministra il battesimo al bambino sulla fede dei genitori, perché si fida dei genitori che hanno fede in Dio. Una grande catena di fiducia  e comunione. In questo contesto, la preparazione al battesimo acquista un’importanza fondamentale. Che significa per i genitori prepararsi a celebrare il battesimo. Provo a indicare tre piste e consiglio la lettura del testo di don Silvio Longobardi “Io ti battezzo”.

1. Rinnovare la propria fede in Gesù Cristo, Salvatore

Il battesimo è la risposta di Dio ad una domanda nascosta nelle pieghe dell’esistenza. Qual è il destino dell’uomo? I genitori si possono domandare qual è il destino di questo nostro figlio, di ogni figlio? Nessuno conosce la risposta, nessun genitore sa come si svolgerà la vita del figlio, ecco allora che il genitore è invitato a dare la sua risposta di fede e dunque  a riscoprire il suo battesimo e provare la sua fede.

Il genitore sa di essere chiamato ad annunciare al figlio che senza Cristo tutto rimane oscuro. Prepararsi a celebrare il battesimo significa sognare una storia nuova, vincere la rassegnazione, chiedere la forza di combattere e di vincere battaglie insperate. Il battesimo è una grazia nascosta, seminata nella nostra vita quando ancora non potevamo comprendere. Proprio per questo è segno della gratuità di Dio, egli dona tutto senza avere nulla in contropartita.  E perciò ora da  genitore che si prepara a celebrare il Battesimo, il genitore sceglie per la sua vita di indossare i panni della paternità di Dio, in cui tutto è donato e nulla è preteso, perché sa che da lui non può  dipendere il destino del figlio ma solo da Dio. E così come Dio ci lascia nella libertà pur avendoci consegnato tutto se stesso,  così il genitore si preoccupa di non voler possedere il futuro  del figlio né di avere nessuna pretesa verso di lui neppure quella affettiva.

2. Acquistare lo sguardo di Dio   

Il Battesimo pone il bambino, i genitori e tutta la famiglia dinanzi a Dio per  consegnare  a Lui tutte le cose della carne e rinascere nello Spirito. Nati dalla carne portiamo nella carne il segno della fragilità; rinati dallo Spirito siamo rivestiti di una grazia che sfida il tempo ed è caparra di eternità. Una nuova nascita, siamo resi conformi a Cristo, il Figlio unigenito, chiamati a vivere la sua stessa missione. “Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,16). Il Battesimo ci immerge nella vita divina, ci riveste di vita nuova: non apparteniamo più al mondo! Il Signore ci chiede di stare nel mondo e di condividere l’umana fatica ma nello stesso tempo di sentirci stranieri, cittadini che non hanno più una patria. Siamo nel mondo ma non più del mondo: la prima espressione descrive la condizione dell’uomo, la seconda definisce l’identità. Il battesimo ci rende stranieri, ci fa sentire diversi, semina in noi un’istintiva contestazione di ogni cultura mondana, cioè di quel modo di pensare e di vivere che non si pone in Dio l’unica ragione.

Prepararsi a celebrare il Battesimo significa allora  per il genitore imparare a trasfigurare le cose di ogni giorno secondo lo sguardo di Dio, significa acquistare le lenti di Dio che sa vedere oltre quello che è visibile per cogliere il bello, il buono che c’è in ogni esperienza anche in quelle più nascoste, in quelle in cui facciamo fatica a riconoscere la mano di Dio che accompagna la nostra storia. Significa permettere agli altri di vedere Dio in lui, attraverso il   quotidiano modo di vivere la vita sulla terra.

3. Vivere l’esclusività di  Dio

Appartenere a Dio e vivere cioè nel bisogno continuo di Dio. Il Battesimo è un’alleanza nuziale, unisce a Dio in modo definitivo ed esclusivo. Dio è geloso di questo legame e non vuole che nulla (né persona o cosa) venga a interporsi. Il genitore che si prepara a celebrare il Battesimo si impegna nei gesti quotidiani a custodire questa esclusività, che è condizione della gioia. Se Dio è tutto, ogni altro amore terreno sembra incrinare quell’alleanza originaria con Dio, offende questo patto esclusivo. Questo, tuttavia, non accade se il genitore accoglie l’amore come un dono e una vocazione che viene da Dio, se continua ad amare Dio nel coniuge e nei figli con quell’amore che è una vocazione che rinnova e approfondisce il patto del battesimo.

Il genitore che si prepara a celebrare il Battesimo si impegna a rinnovare l’alleanza con Lui. Battezzare un bambino vuol dire far emergere il primato di Dio nella vita di tutti i giorni e l’unico da servire.  I genitori possono dare tutto l’amore ma sanno che non basta. Quel bambino ha bisogno di Cristo! Dio veglia su di lui ma il battesimo lo inserisce in un circuito di grazia, in una storia di santità, che favorisce potentemente la sua crescita spirituale così da diventare principio e fondamento di ogni relazione e di ogni scelta.

La responsabilità educativa così dei genitori di fronte al dono della vita raggiunge il vertice. Il Battesimo del figlio è  occasione di approfondimento della propria fede. La partecipazione alla celebrazione battesimale cambia la natura non solo del bambino ma dei genitori stessi nella loro condizione di genitori battezzati e soprattutto sposati. L’azione di grazia raggiunge i genitori/sposi e dona loro di essere per il figlio una presenza continua che ricorda la volontà del Padre e cioè che quel figlio cresca in grazia. Com’è possibile tutto  questo?. Nel giorno del vostro matrimonio, cari genitori Cristo ha sigillato con voi un patto, di essere presente nella vostra vita  di coppia. Così il figlio unito per il Battesimo a Gesù, che vive in una casa dove gli sposi, per il sacramento del matrimonio, godono della presenza di Gesù, trova il suo ambiente ideale di crescita, trova Chiesa in casa, trova lo stesso Gesù nel quale è inserito.




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