DDL Cirinnà Se le leggi non esprimono più i miei valori, continuerò a lottare per difenderli Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 16 Febbraio 2016 Nessun commento su Se le leggi non esprimono più i miei valori, continuerò a lottare per difenderli di Alfredo Cretella Un papà con cinque figli, di professione avvocato, si interroga: è ancora possibile oggi educare i miei figli ai valori? In una riflessione argomentata e pacata, il perché dice no al DDL Cirinnà. Se poniamo la domanda: la famiglia è una valore da difendere e da trasmettere alle nuove generazioni? Ebbene, credo che a tale domanda quasi nessuno, forse nessuno, risponderebbe di no. Se la domanda da porre fosse poi quest’altra: cosa intendi per famiglia? Beh non c’è dubbio che il novero delle risposte sarebbe molto più articolato e di sicuro se ne leggerebbero delle belle. Il concetto di famiglia può essere declinato in due modi: quello laico e quello religioso. In Italia i concetti non coincidono, ma per fortuna sono molto similari …e non a caso. Anche se il processo di laicizzazione dello Stato Italiano ha portato alla formazione di leggi che regolamentassero il vivere civile, prescindendo quanto più possibile dai valori della tradizione cattolica, è un fatto che l’Italia e ancor più gli italiani sono stati per secoli un popolo di tradizione profondamente cattolica. Ciò significa che nel perfetto e rigido rispetto dei reciproci ruoli, che oggi esiste tra lo Stato e la Chiesa, un Parlamento laico che fa le leggi, non può prescindere, se ha in seno una maggioranza con idee cattoliche, dal conferire alle leggi in formazione il suo dna cattolico. Questo perché ogni politico che si rispetti porta avanti un programma con cui rappresenta le idee di chi lo vota; questo politico, quando diventa un parlamentare, pur rappresentando tutto il popolo, non può per questo rinnegare le idee e le persone che lo hanno votato e per le quali è stato eletto. Dunque, se per la maggioranza degli elettori la famiglia è quella fondata sul matrimonio, è giusto, e non sbagliato, che in Italia ci sia una legge che rispecchi tale specifica volontà della maggioranza del popolo, anche se c’è una minoranza per la quale famiglia significa tutt’altro. Non si tratta, dunque di negare da una parte e/o di non voler riconoscere dall’altra diritti a tutti; quanto, piuttosto, di trattare in maniera diversa situazione diverse; sicché con delle leggi si riconosce e si tutela la famiglia; con altre leggi (e non con le stesse), si riconoscono e tutelano condizioni e situazioni in cui possono versare tutti i cittadini, o una minoranza di essi, in quanto singoli, o in quanto appartenenti a formazioni sociali. La Costituzione italiana non ha detto, come dice la Chiesa Cattolica che la famiglia è quella fondata sul matrimonio, inteso quale sacramento, tra un uomo e una donna; ma dice pur sempre che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio. Il nostro codice civile ci dice, poi, che il matrimonio è un impegno giuridico (risolubile a determinate condizioni) che un uomo e una donna assumono di fronte allo Stato, regolato dagli art. 143, 144 e 147 c.c. Dunque appaiare le unioni civili al matrimonio, come fa il ddl Cirinnà; far richiamo per le prime alle medesime norme che nel nostro ordinamento sono state coniate per il matrimonio; avere, poi, la pretesa di dire che queste unioni civili sono cosa diversa dal matrimonio (che è propriamente nient’altro che un’unione civile) è una vera e propria forzatura ipocrita piuttosto pacchiana. La diversa terminologia con cui si chiamano le unioni tra individui dello stesso sesso, ovvero unioni civili, non fa di esse, dal punto di vista giuridico, una diversa species del medesimo genus unioni (in altre parole le unioni o sono civili, o non sono); anche perchè l’altra species, chiamata matrimonio, altro non è, anch’essa, che un’unione civile (cosa dovrebbe essere forse, un’unione incivile, o più che civile?). Purtroppo, per come concepito e scritto, il ddl Cirinna omologa così tanto i due istituti giuridici, che solo un cieco, o un ignorante può asserire che vi è differenza tra di essi. Sicchè, sotto il profilo giuridico, sicuramente differenza non c’è. I due istituti sono così perfettamente omologati che si arriva al paradosso che l’unica eccezione contemplata, ovvero la non riconosciuta possibilità di ricorrere all’adozione per gli uniti civilmente e non già sposati, si presenta non già come conseguenza logica e necessaria dell’impianto normativo; quanto piuttosto come una forzatura nella forzatura, questa volta in senso contrario e del tutto a sfavore ai beneficiari della legge da ultimo concepita. Una forzatura questa, ancor più pacchiana della prima, che inevitabilmente aprirà le porte al ricorso che i beneficiari della legge faranno alla Corte di Giustizia Europea, che senz’altro, notando la pacchiana negazione di diritti a una situazione giuridica praticamente uguale ad un’altra che invece ne gode, non potrà che condannare l’Italia ad adeguarsi. Ciò significa che stepchild adoption, oppure no, se passa il ddl Cirinnà è solo questione di tempo, l’Europa ci costringerà a fare ciò che il Parlamento non ha fatto: ovvero consentirà la pratica dell’adozione anche alle unioni civili. Sicchè manifestare al Family Day per me, cittadino italiano orgoglioso della propria Costituzione, che mi professo cattolico praticante, vuol dire semplicemente manifestare una precisa opzione politica del tutto legittima e democratica, assolutamente non oscurantista e limitativa dei diritti della minoranza: per me la famiglia è ciò che c’è scritto nella Costituzione Italiana, che è la mia fonte di diritto per eccellenza e ciò che c’è scritto nella Bibbia, che è la mia fonte di pensiero spirituale. Se tale opzione ideologica appartiene ancora alla maggioranza di questo Paese, evviva, mi trovo ancora in un Paese la cui maggioranza la pensa come me ed è quindi giusto che tale maggioranza di pensiero si estrinsechi anche in uno specifico ed inequivoco atto di indirizzo politico, che ponga un freno a tutto ciò che di diverso e contrastante si voglia legiferare sull’argomento famiglia; viceversa, se mi trovo in un paese in cui la maggioranza non la pensa più come me, perché ha lentamente e in maniera strisciante aderito ad un’altra opzione ideologica, ebbene sia fatta la volontà di Dio. Forse emigrerò (ma dove?), forse più verosimilmente, mi limiterò a prendere coscienza che i miei valori non sono più quelli della maggioranza e quindi anche le leggi che esprimono la maggioranza non esprimeranno più i miei valori; ciò non mi impedirà di coltivarli, né di difenderli, anzi sarà mio obbligo morale farlo con maggiore veemenza e piglio, conscio del fatto che in mancanza i miei figli un giorno potrebbero anche non aver più la possibilità di fare una scelta, così come l’ho avuta io. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag genitori ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Life skills”: strumento per combattere e prevenire le dipendenze nei giovani Papa Francesco: “La Madonna ci fa vedere Gesù. Lei ci apre le porte, sempre!” Famiglia con undici figli insultata sui social: “Dovete avere dei disturbi psicologici!” Lo Spirito Santo “non resiste” alla preghiera: noi preghiamo, Lui viene. Parola del Papa Dilexit nos: perché il Papa ci incoraggia a tornare al Cuore di Gesù? Papa Francesco: come fare perché la Cresima non doventi “l’estrema unzione”? 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