11 febbraio 2016

11 Febbraio 2016

Nelle case abitate dal dolore

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,22-25)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

Il commento

Il Figlio dell’uomo deve [deî] soffrire molto…” (9,22). Il verbo deî avvolge di mistero queste parole. Gesù annuncia che la sofferenza che egli dovrà affrontare non è un incidente di percorso né soltanto il frutto dell’umana ingiustizia ma appartiene alla storia che Dio ricama con il suo amore. È una di quelle parole che i discepoli faticano a comprendere. Tanto più che appena prima era avvenuto quel dialogo in cui Pietro aveva dichiarato: “Tu sei il Cristo di Dio” (9,20). Sì, capiscono fin troppo bene ciò che il Maestro vuol dire. Hanno imparato a dare peso alle sue parole. Per questo sono giustamente sconvolti, non comprendono e, di conseguenza, non accettano l’idea che l’opera di Dio passa attraverso la sofferenza. In fondo hanno ragione. Loro non avevano ancora esperienza della resurrezione, non potevano perciò capire il valore fecondo della croce. Noi invece sappiamo tutto questo, abbiamo alle spalle una storia di duemila anni e tantissimi testimoni della fede che, proprio seguendo Gesù, hanno fatto della sofferenza un gesto di amore e della morte una sorgente di via. Ai nostri occhi sofferenza e amore appaiono radicalmente incompatibili. Per questo ci sforziamo in ogni modo di allontanare il dolore. Un tentativo fallimentare perché dobbiamo fare i conti con la fragilità del corpo e le ferite dell’anima, con le malattie e le delusioni. Ognuno di noi porta con sé un carico di dolore. Non è castigo né un peso insopportabile. Nella storia di Dio l’amore si manifesta proprio attraverso la sofferenza. Al termine del primo manoscritto, in cui rilegge il cammino della sua vita, Teresa di Lisieux scrive: “Vedo che solo la sofferenza fa generare le anime” (Ms A, 81r). Ma poco dopo aggiunge: “Non desidero la sofferenza né la morte eppure le amo tutte e due, ma è l’amore solo che mi attira…” (Ms A, 83r). Sì, la sofferenza impaurisce e non potrebbe essere altrimenti perché l’uomo è una creatura assetata di gioia. L’amore, solo l’amore, può donare il coraggio di abbracciare la croce e di entrare nelle case abitate dal dolore. È la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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