Storie

Martino, 520 grammi… e tanta voglia di vivere

neonato

Pixabay

di Emanuela Pandolfi

Pesava 520 gr quando è nato il piccolo Martino. A cinque mesi, gli assistenti sociali lo hanno affidato ad una nuova famiglia perché i genitori erano incapaci di accudirlo. Nonostante la sua salute cagionevole e gravi problemi di disabilità, Martino vuole vivere, è un piccolo grande combattente.

Strabuzza gli occhi, sono di fronte a lui. Lo chiamo ripetutamente a mo’ di cantilena, muovendomi e barcollando come un giocoliere, lui accenna un sorriso con quei due dentini che finalmente gli sono spuntati e poi volge la testolina subito nascondendosi nella piega del collo della mamma che lo tiene in braccio. In verità non è la sua mamma ma ormai non vuole che stare con lei. Da quando è in questa casa, ormai da 16 mesi, Martino (nome di fantasia per la tutela del minore, N.d.E.) ha imparato ad amare l’odore della pelle di quella donna, a calmarsi solo tra le sue braccia, ritrovare serenità solo al suono della sua voce. I più grandi della casa hanno avanzato l’ipotesi che possa aver sviluppato dei sensori! Ormai vuole stare solo con lei.

Il padre e la madre naturale ci sono, mi raccontano. Sono quelli che, senza troppi eufemismi, nelle città di periferia vengono chiamati “gli scemi del paese”. Due giovani alienati dalle famiglie d’origine e dalla società, incustoditi, si sono incontrati e hanno generato questa vita. È meno degna questa creatura di venire al mondo? Avere per matti due genitori ti rende meno figlio?

Martino nasce pretermine quando la madre era ancora alla ventisettesima settimana di gestazione. Uno scricciolo di appena 520 grammi che ha lottato per restare in vita. Alla nascita, in assenza di respiro spontaneo, viene subito trasferito in TIN e collegato ad un ventilatore neonatale per due settimane. Resta quattro mesi in ospedale dove molto lentamente rientra nei parametri vitali, acquista un bel colorito, alternando una miriade di controlli alle visite sempre più sporadiche della mamma.

Alla fine della degenza, viene trasferito in un altro centro ospedaliero per ricevere un intervento per una grave retinopatia (ROP), una malattia vascolare della retina che si manifesta in neonati pretermine, che altrimenti può portare alla cecità. L’intervento va per il meglio. Viene dimesso e affidato alla famiglia d’origine ma le cattive condizioni in cui viene accudito aggravano la sua salute già cagionevole. Si mobilitano gli assistenti dei servizi sociali, Martino viene consegnato a questa famiglia affidataria.

E così arriva in questa casa, in uno scialle azzurrino che le infermiere avevano con cura tenuto da parte per lui. Sfuggiva dalle braccia, sembrava un pulcino appena nato e invece aveva già cinque mesi di vita. In genere a questi mesi è già ben avviato lo svezzamento e invece lui ancora beveva pochi millilitri di latte. I primi tempi sono stati i più difficili. Abituarsi alle poppate notturne, a riconoscere attraverso ogni stridolino un fastidio o un bisogno. E poi dover far fronte ai problemi respiratori che solo lo scorso inverno lo hanno fatto soffrire di broncopolmonite per tre volte. Ma ad ogni controllo il personale medico rincuora: “I prematuri sono piccoli combattenti”.

Oggi è circondato d’amore, da una famiglia-cuscinetto che ha scelto di accudirlo fino a quando il Tribunale per i Minorenni non deciderà per il suo avvenire. Qualcuno potrebbe pensare a Martino come un bimbo sfortunato, ed effettivamente lo è. Ma lui è tenace. Ha imparato a lottare già nel grembo, quando non ha ricevuto dalla madre tutte le attenzioni. Ha lottato nei primi mesi di vita per combattere con tutte le gravi patologie che il suo essere prematuro ha comportato. Ha lottato quando ha iniziato a mangiare le prime pappine, la prima pastina, fino poi ad assaggiare la sua prima cioccolata. Lotta ogni giorno – con l’aiuto della sua terapista – per irrigidire e fortificare soprattutto gli arti inferiori.

Il prossimo aprile compirà due anni e non importa se ha, solo da poco, imparato a battere le mani ma ancora non ha imparato a camminare o a parlare. Martino è un inno alla vita, fatto di sofferenze e piccole conquiste.




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