CORRISPONDENZA FAMILIARE
di don Silvio Longobardi
Voglio essere mamma ma non posso
18 Gennaio 2016
Cosa accade quando il sogno di diventare genitori si scontra con l’impossibilità biologica di diventarlo? “Non c’è una pancia che si dilata e che (noi e gli altri) vediamo crescere “permettendoci” di contare a ritroso i giorni della sua venuta” raccontano Piero e Chiara. Ed ora che sono in attesa dell’adozione, “tutto sembra appeso ad un filo... al filo della fede”.
Caro don Silvio,
non ci siamo affatto dimenticati del tuo invito che ci sprona a raccontare la nostra “attesa”. Non è facile per noi consegnare parole capaci di esprimere quello che proviamo. Ci sentiamo un po’ come Zaccaria quando riceve l’annuncio. La nostra attesa è iniziata da un anno e più, da quando, dopo aver vinto le nostre paure, abbiamo concluso l’iter procedurale presso il Tribunale e l’associazione che si occupa di adozione. Da allora la nostra attesa è densa di silenzio. Ma un silenzio pregno di preghiera e di speranza. Di contro però facciamo molta fatica a trasmettere e a comunicare agli altri la nostra attesa e quando lo facciamo ci rendiamo conto che la nostra gioia non è condivisibile.
Questo figlio in fondo è difficile da spiegare, da argomentare. Per variegati motivi. In primo luogo perché viene dalla lontana – e per alcuni minacciosa – Africa. In secondo luogo perché non è il frutto della nostra fisicità. Non c’è una pancia che si dilata e che (noi e gli altri) vediamo crescere “permettendoci” di contare a ritroso i giorni della sua venuta. Tutto sembra appeso ad un filo… al filo della fede.
Per noi il tempo si è fermato, non si può misurare, non si può contare.. tutto è legato ad una promessa… ad una luce interiore che si è accesa. SOLO la fede e la promessa di Colui che è Fedele ci dà la forza e ci infonde speranza.
Per queste ragioni, in parte accennate, non sapremo cosa e come scrivere.. per ora desideriamo solo nasconderci e quando Dio vorrà, al momento opportuno, potremmo con la bocca e con la nostra “visibile” testimonianza dar lode a Dio per quello che ha compiuto per e attraverso noi, come ha fatto Zaccaria. Ti abbracciamo e ti ringraziamo e ti chiediamo di scusarci se non riusciamo a rispondere al tuo invito. Però ti chiediamo insistentemente di pregare per noi.
Piero e Chiara
Cari amici,
la vostra lettera è davvero commovente, voi dite di non poter raccontare questo tempo, così misterioso e pieno di trepidazione. In realtà, nelle vostre parole leggo tutta la sofferenza che accompagna ogni attesa. Non vi ho chiesto di raccontare la gioia dell’incontro ma la fatica dell’attesa. È vero, non c’è una pancia che si dilata ma c’è un cuore che, giorno dopo giorno, si prepara ad accogliere un bimbo, anche se non ha ancora un volto. C’è un’attesa accompagnata dalla preghiera che invita a volgere lo sguardo verso l’alto per accogliere la vita come un dono. Grazie per queste parole che sono già gravide e perciò capaci di generare amore.
Consegno queste parole a tutte le coppie – e sono tante! – che scoprono con angoscia di non poter generare nella carne, una scoperta imprevista e devastante per alcuni, una notizia che oscura l’orizzonte luminoso che, forse con istintiva ingenuità, avevano disegnato negli anni del fidanzamento. Non è facile passare all’adozione. Non è un passaggio scontato e automatico. Ma è un passaggio necessario per evitare quel ripiegamento su se stessi che soffoca l’amore; e per custodire quel desiderio di fecondità che appartiene per sua natura all’amore. L’infertilità non può e non deve diventare sterilità! L’incapacità della carne di generare non deve rattrappire il cuore, non deve congelare il desiderio di paternità e maternità. L’adozione è l’unica risposta degna dell’amore, l’unica via che permette alla coppia di scrivere una pagina nuova nella storia, non meno bella, anzi per certi aspetti più gratuita, di coloro che generano nella carne.
Vi ringrazio, cari amici, per aver condiviso i desideri e le paure. Vi affido alla custodia premurosa di san Giuseppe, chiamato a custodire un figlio che non aveva generato nella carne. Invocatelo anche voi in questo tempo di attesa. Dio vi benedica e vi doni la sua pace.
Don Silvio
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
8 risposte su “Voglio essere mamma ma non posso”
Anche se ho avuto la grazia di generare nella carne,vi sono vicina con tutto il cuore,mi sono commossa leggendo questa lettera e sarete nelle mie preghiere, confidare sempre a Maria,che ci dia la luce per arrivare a Dio.
Il periodo della gravidanza presenta dolori fisici ma che vengono alleviati dal desiderio di mettere alla luce una nuova vita .La gravidanza è un periodo emozionante ed è una tappa fondamentale in una vita di coppia ma quando arriva il momento in cui sorge il desiderio di procreare ma l’impossibilità non lo permette l’unica soluzione d’amore è l’adozione . Uguale è l’amore nei confronti di un bambino proprio o adottato quindi anche in assenza dei nove mesi di gravidanza il adottato non avrà con i genitori un legame di sangue ma pur sempre di cuore
Caro don Silvio dalla lettura della vostra lettere sono rimasta molto emozionante ma la cosa che più mi ha colpita è che anche con l’adozione una coppia permette di scrivere una nuova pagina nella storia, non meno bella, anzi per certi aspetti più gratuita di coloro che generano nella carne. Anche se non ce la gravidanza comunque il bambino non è solo di chi lo concepisce ma soprattutto di chi lo cresce.
Cari pietro e chiara abbiamo letto la lettera scritta per don silvio,siamo ragazze giovani e fondamentalmente non possiamo comprendere fino in fondo il vostro rammarico, riusciamo soltanto ad immaginarlo .
L’unico consiglio che possiamo darvi è quello di affidare tutto alla fede perchè essa potrà essere l’unico spiraglio di luce in questa oscurità.
I figli anche se non avranno il vostro stesso sangue avranno peró il vostro cuore.
Un bacio da simona ,annamaria e martina!
Adottare un bambino è una cosa bellissima, perché da a un bambino un po’ sfortunato la possibilità di avere un famiglia sana e capace di crescerlo al meglio e darli tutto l’amore e l’affetto del mondo.Vi auguriamo il meglio per voi e per il vostro bambino. In tanti dovrebbero conprendere la vostra scelta.
Con affetto Terry e Ale
Anche se non poteve avere un figlio naturalmente, adottare un bambino può essere un’esperienza comunque bella
Vi sono vicina
Angela
Caro Don Silvio la vostra lettera mi ha emozionato tantissimo,condivido pienamente ciò che avete scritto.È vero che adottare un bambino non é la stessa cosa di procreare un bambino dalla propria carne,ma é comunque una cosa stupenda l’adozione se pensiamo che in questo modo aiutamo bambini che hanno davvero bisogno di AMORE e di una FAMIGLIA.
Saluti,ti stiamo vicino.
Cari Pietro e Chiara ho letto la lettera che avete scritto per Don Silvio, mi ha emozionato tantissimo leggerla. È vero che adottare un bambino non è la stessa cosa di procreare un bambino dalla propria carne, ma è comunque una cosa stupenda l’adozione se pensiamo che in questo modo aiutiamo molti bambini che hanno davvero bisogno di amore e di una famiglia sana e capace di crescerlo al meglio e di dargli tutto l’affetto del mondo.I figli anche se non avranno il vostro stesso sangue avranno però il vostro cuore. Vi sono vicina ❤