5 Gennaio 2016

Il destino dei popoli

di don Silvio Longobardi

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,43-51)
In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

 

Il commento

La luce non può restare nascosta. Filippo comunica all’amico Natanaele di aver conosciuto un uomo che realizza le antiche promesse (1,45). E lo convince ad incontrare Gesù di Nazaret. Ed è come un’esplosione di luce. “Ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi” (1,48), dice Gesù. Il giovane percepisce che quell’uomo sa leggere nel suo cuore e lo conosce più di tutti gli altri. Per questo a sua volta lo riconosce come il Messia atteso: “Rabbi, tu sei veramente il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!” (1,49). E così Natanaele, proprio lui che sembrava dubbioso e renitente, è il primo a proclamare Gesù come “Figlio di Dio” e come “re d’Israele”. In queste parole troviamo una fede già adulta. A lui, infatti, l’evangelista Giovanni affida il compito di confessare la fede della Chiesa. Al termine dello stesso Vangelo, questa fede sarà confermata da un altro apostolo dubbioso, Tommaso, questa volta in una forma ancora più solenne: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28). La scelta di Giovanni non è casuale: vi sono alcuni che iniziano con grande entusiasmo e poi vengono meno; ed altri che sembrano zoppicare ma poi si aprono alla fede e la vivono con grande determinazione. Se Gesù è il Figlio di Dio, vuol dire che Lui svela il mistero della vita, lui solo conosce la verità, Lui solo può condurci alla vita piena. Natanaele proclama Gesù come “re d’Israele”, lo vede in relazione ad una storia concreta e spera che sia Lui a cambiare il destino del suo popolo. Sì, Gesù è anche questo: svela il mistero di Dio e cambia le sorti dell’umanità, annuncia l’eterna gioia e mette nel cuore il desiderio di impegnarsi per rendere questo mondo più conforme al volere di Dio. È questa la fede che anche noi chiediamo di professare e di vivere. Confessare la fede non vuol dire accogliere un’idea ma una Persona; ma comporta anche un impegno concreto per manifestare nella storia quel sogno di un’umanità nuova che Dio Padre rivela e realizza mediante Gesù. Oggi chiediamo la grazia di non restare a guardare le navi che partono ma di partecipare attivamente all’opera di Dio, nel modo che a ciascuno è dato.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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