di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (10, 17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Il commento
La festa del Natale viene immediatamente seguita da quella di Santo Stefano, primo martire, il primo di una lunga schiera di uomini e donne che hanno dato la vita per il Signore. La liturgia chiede dunque di manifestare con la vita la nostra fede in Gesù Cristo. Nel NT la parola martirio [martyria] indica semplicemente la testimonianza che i discepoli di Gesù sono chiamati a dare dinanzi al mondo. La fedeltà al Vangelo comporta non pochi rischi, chi sceglie di seguire Gesù li conosce e li mette in conto. Il Maestro è sempre stato chiaro: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (10,22). Commenta Papa Francesco: “Queste parole del Signore non turbano la celebrazione del Natale, ma la spogliano di quel falso rivestimento dolciastro che non le appartiene. Ci fanno comprendere che nelle prove accettate a causa della fede, la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita. E per accogliere veramente Gesù nella nostra esistenza e prolungare la gioia della Notte Santa, la strada è proprio quella indicata da questo Vangelo, cioè dare testimonianza a Gesù nell’umiltà, nel servizio silenzioso, senza paura di andare controcorrente e di pagare di persona” (26 dicembre 2014). La salvezza che Gesù dona non ci libera dalla sofferenza. Al contrario, la sequela implica le prove e la sofferenza. Quanti discepoli, lungo i secoli, per amore di Gesù, hanno vissuto l’esperienza della croce. Non c’è solo il martirio cruento. C’è chi rischia la vita per il prossimo e chi la consuma ogni giorno per gli altri, goccia a goccia, senza mai indietreggiare dinanzi alle difficoltà. Non perché ci sente forte e capace ma solo per far piacere a Gesù, come diceva santa Teresa. È questo il canto della fedeltà. Oggi chiediamo la grazia di perseverare nella fede anche quando le prove pungono come spine nella carne, quando i dubbi ci assalgono e quando le incomprensioni degli altri ci feriscono.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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