Maternità surrogata

Il catalogo delle mamme surrogate: così gli esseri umani diventano merce

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Maternità surrogata, negli Stati Uniti una clinica dove si affittano uteri: basta prendere appuntamento, compilando un modulo sull’apposito sito e il gioco è fatto. Donne catalogate secondo criteri estetici e intellettivi saranno disponibili a fare da incubatrici a bambini di altre coppie. È l’ultima frontiera della commercializzazione di esseri umani.

In California avere un figlio attraverso una madre surrogata è facile come iscriversi a una newsletter qualsiasi. Basta andare sul sito California Premium Surrogacy, cliccare su «genitori intenzionali» e compilare un modulo in cui si forniscono nome, cognome, email, accompagnati da un breve messaggio. La risposta arriva entro poche ore e le porte del Santa Monica Fertility Clinic si spalancano come per magia. La procedura è molto ben congeniata, si consulta un catalogo dove le surrogate (così sono definite le donne che si sottopongono a questa partica) sono selezionate in base a età, altezza, peso, colore degli occhi, scuole frequentate, voti ottenuti, passioni e hobby, si sceglie quella che piace di più e si comincia con il primo transfer. Le più gettonate? Quelle che l’hanno già fatto e le lesbiche, tutte appositamente scannerizzate secondo screening accuratissimi. Parliamo di soldi? L’operazione ha un costo ovviamente, 135 mila euro complessivi. Per la donazione di ovuli ci vogliono quasi 40mila dollari, per la madre surrogata si parte con 58mila cui si devono poi aggiungere altri 77mila. La surrogata prende un compenso a ogni passo: alla prima iniezione, al transfer, alla conferma del battito, per i viaggi, per i vestiti e una paghetta mensile. In tutto nelle tasche della donna entrano 40mila dollari. Un brutale commercio di esseri umani che si allarga a dismisura. Tutto questo ovviamente è ancora vietato in Italia ma, viste le derive culturali, ci chiediamo: fino a quando?




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