Utero in affitto La maternità surrogata non è uno “scambio equo” Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 14 Dicembre 2015 Nessun commento su La maternità surrogata non è uno “scambio equo” di PUNTO FAMIGLIA Utero in affitto: mentre in Italia infuria la polemica attraverso un manifesto in difesa della donna sostenuto trasversalmente da più nomi legati al mondo dello spettacolo, della religione e della cultura, ci arriva la toccante testimonianza di chi è passato attraverso tale pratica. Lei è Tanya Prashad, una donna americana che, spinta dal desiderio di aiutare una coppia omosessuale ad avere un figlio, ha deciso di “affittare” il proprio utero, così, come racconta lei stessa in un’intervista apparsa su AbcNews oltre un anno fa. Tanya ha resistito per nove mesi all’idea di diventare madre fin quando non è arrivato il momento del parto. “Quando vidi la bambina lì fra le mie braccia, quei pezzi di carta che avevamo firmato è come se fossero scomparsi”, spiega la donna. “Finimmo in tribunale – racconta – e alla fine accettammo la decisione di una custodia congiunta”. Oggi Tanya si sente “come una che ha venduto sua figlia” e teme le ripercussioni che questa pratica possa avere sulla bambina. La stessa amarezza non sembra trasparire dalle parole di Anna e Laura, due donne italiane che insieme ai rispettivi mariti hanno scelto la maternità surrogata andando all’estero, precisamente in India. In un’intervista a Repubblica concessa in questi giorni in cui il dibattito sul tema è molto acceso in Italia, esse dichiarano di aver fatto semplicemente “uno scambio equo”: le donne indiane hanno ricevuto soldi in cambio dei figli. “Un rapporto tra adulti consenzienti” lo definiscono, e i bambini? Verrà mai detto loro che sono stato fatti nascere grazie a un assegno e che le loro madri surrogate sono stata scelte in una delle zone più povere del mondo? E le due donne indiane, senza un nome e senza un volto come tutti i poveri dell’universo, l’avranno ritenuto uno “scambio equo”? Storie che dovrebbero far riflettere la società civile e il Parlamento, ma anche coloro che frequentano le aule di tribunale e quanti sono impegnati nella costruzione di una società rispettosa e sana. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag maternità surrogata, Tanya Prashad, Utero in affitto ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Jacopo Coghe all’Istituto Santa Famiglia: “Rispettare la vita è… credere nella Famiglia” Papa Francesco: “Il diavolo è furbo, ma con la grazia di Dio siamo più furbi di lui” Attacco di Israele in Libano: guai se ci “abituassimo” a queste notizie “Formiche dall’alto”: il trionfo del politicamente corretto Francesco: “Ho fatto da vecchio Papa quello che volevo fare da giovane gesuita” “Poteva abortire prima”: perché non piangiamo ogni vita spezzata, in grembo o fuori? Giovanissimi e videogiochi: è giusto che siano liberi di intossicarsi di violenza? Fatima: un viaggio che trasforma Zuppi al Movimento per la Vita: “Un canto più bello delle sirene” Papa in Indonesia. Durante il volo, ai giornalisti: “Grazie della compagnia”