29 Novembre 2015

Stare in piedi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (21, 25-28.34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

 

Il commento

Il brano di Luca presenta due modi di vivere, due volti dell’umanità: da una parte coloro che “moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra” (21,26);  dall’altra quelli che hanno la forza di “stare in piedi [questo il senso del verbo stathēmai] davanti al Figlio dell’uomo” (21,36). Da una parte quelli che vivono nella paura perché non sanno cosa accade, non sono capaci di decifrare gli eventi della storia, spesso drammatici, non sanno a Chi affidare le loro fragili speranze. E dall’altra quelli che vivono alla presenza di Dio e sanno riconoscere i segni del Suo amore, anche nelle tempeste improvvise e impreviste che la vita riserva. Da una parte quelli sono condannati a vivere nella paura dinanzi al male che incombe; e dall’altra quelli che non si lasciano turbare, al contrario affrontano il male con la fragile forza della fede. Stare in piedi è il verbo della resurrezione, è segno che siamo passati dalla morte alla vita, dalla paura che tutto sia finito alla speranza che tutto può davvero ricominciare. I cristiani non fuggono dalla storia, non cercano un comodo rifugio per sfuggire ai pericoli. La certezza che il Signore Gesù ritornerà nella gloria (21,27) dona loro il coraggio di stare dentro la storia per donare speranza e consolazione ed orientare il cammino dell’umanità verso il giorno ultimo, quando la luce risplenderà senza ombre. Ma tutto questo è possibile se restiamo vigilanti nella preghiera (21,36): come le antiche sentinelle, poste sulle mura della città (Is 21,12), che vegliano per denunciare i pericoli ed annunciare che un nuovo giorno sta per sorgere. L’avvento invita a coniugare i tempi della storia con l’intima certezza che tuto si compie in fragile e fuggitivo oggi. per questo vi invito a pregare con le parole di santa Teresa: “Che m’importa, Signore, se oscuro è l’avvenire? /  Io pregarti per il domani, oh, no, non posso! / Puro conserva il cuor mio, con la tua ombra coprimi, / solo per oggi” (P 5,3).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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