Giuseppe Lazzati
Giuseppe Lazzati, costruttore instancabile della città dell’uomo
di Alberto Ratti
Ricordare oggi Lazzati significa non dimenticarne il pensiero e la testimonianza, carichi di significato e di spunti anche per il presente, in un tempo in cui il laicismo e l’intolleranza invadono il nostro Paese.
Inquadrare il professor Lazzati (1909 – 1986) in poche parole è difficilissimo: egli, infatti, nella sua vita, è stato moltissime cose. Ha ricoperto il ruolo di presidente diocesano della Gioventù di Azione Cattolica, è stato deputato nelle fila della Democrazia Cristiana all’Assemblea Costituente e nella prima legislatura repubblicana, direttore del quotidiano cattolico ambrosiano L’Italia, professore e poi rettore all’Università Cattolica del Sacro Cuore (1968 – 1983), fondatore dell’Istituto Secolare di Cristo Re, presidente diocesano di Azione Cattolica, instancabile educatore e formatore delle generazioni più giovani.
La scelta della consacrazione
Nel mese di maggio del 1931 frequenta un corso di esercizi spirituali presso la casa dei passionisti in Caravate. Fu l’occasione per un approfondimento della scelta dello stato di vita e per una conseguente decisione così formulata: «1 maggio 1931 – 10 venerdì del mese. Ho scelto come mio stato la vita del celibato. Sento in ogni momento la grandezza e la sublimità di questa grazia di Dio giacché, grazie alla castità, potrò unirmi più a Lui, cui consacro anima e corpo, ed esercitare apostolato più largo ed efficace. Debbo però ricordare che su tale via si deve camminare nella preghiera continua e nel sacrificio. M’assistano la grazia di Dio e la Mamma celeste!».
La scelta allora fatta comportò l’adesione al Sodalizio Missionari della Regalità, fondato da Gemelli nel 1929, un’associazione di laici consacrati all’apostolato. Lazzati nel 1931 iniziava il noviziato; fu consacrato nel 1934. Dopo l’interruzione del 1932 dovuta al servizio militare, riprese a frequentare regolarmente anno dopo anno il corso di esercizi spirituali. Lascerà il sodalizio di padre Gemelli alla fine degli anni ‘30 e nel 1939 fonda l’organizzazione di laici consacrati Milites Christi, successivamente Istituto secolare Cristo Re.
“E vero uomo e vero cristiano”
In linea con il Concilio Vaticano II, Lazzati ha sempre parlato di universale santità alla quale sono chiamati tutti i cristiani. Usava egli la definizione «…e vero uomo e vero cristiano…», rimarcando la imprescindibile distinzione dei piani (umano – divino), «nella quale però il divino non distrugge l’umano, ma anzi lo amplifica e gli è utile».
La vita del cristiano, per analogia con quella del Cristo, può dirsi umano – divina, è pervasa dalla potenza di Dio ed è aperta a capacità nuove. Per dirla con le parole del professore: «La vita in Cristo è la chiave di volta dell’essere e dell’agire della vita del cristiano». Proprio per questo il fedele laico è chiamato e guidato dallo Spirito a cercare «il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio», a vivere l’unità dei distinti, ossia l’unità fra vita in Cristo e impegno laicale.
In Giuseppe Lazzati laicità e virtù cristiane sono perfettamente compenetrate. Lazzati fu uno straordinario uomo di fede, una fede che lungi dall’essere compresa come alienazione dal reale, era invece comprensione del reale come lo conosce Dio, alla luce di Dio.
L’interesse per l’umano
Ciò che più di tutto contraddistinse Giuseppe Lazzati fu la grande passione per la verità e il servizio agli altri nella carità. La passione di Lazzati aveva sempre al centro l’interesse per l’uomo, il progresso morale dell’uomo, il servizio all’uomo. In particolare, per quanto riguarda l’impegno politico – anche per Lazzati la maniera più esigente di vivere l’impegno cristiano a favore degli altri – egli sottolineò l’importanza per il credente di costruire la città dell’uomo insieme al non credente, per il bene di tutti e non, invece, quello di costruire una cittadella cristiana.
Poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, quando già si stava delineando la sconfitta del fascismo, Lazzati e il suo gruppo di amici iniziarono a discutere su come ricostruire il Paese.
Raccontò Lazzati di quegli incontri: «Sino da allora era convinzione comune che il rinnovamento spirituale e culturale del nostro Paese, prostrato dal fascismo e dalla guerra, fosse condizione e premessa di autentico rinnovamento politico. Ho detto rinnovamento spirituale e culturale, ma devo aggiungere, a scanso di equivoci, condotto all’insegna di quella unità dei distinti che sola permette di evitare confusioni e separazioni, forme di integrismi e clericalismi le prime o di secolarismi e laicismi le seconde. Solamente un rinnovamento di tale fatta poteva condurre i cattolici da lungo tempo estranei alla politica a pensare e gestire la politica stessa in modo nuovo».
Fondamentale nel fedele laico, distintivo del cristiano, deve essere una autentica capacità dialogica ed inclusiva: «Presentarsi così come si è, senza infingimenti, con un’attenzione appassionata e sincera al punto di vista dell’altro, ricercando i punti comuni su cui costruire la città dell’uomo a misura d’uomo».
Durante i suoi anni di rettorato, l’Università Cattolica diventò proprio una fucina di elaborazione culturale per aiutare i cattolici italiani a “pensare politicamente”, come soleva ripetere lui.
Nel 1985 Lazzati compie un nuovo passo nel cammino di una maturità del laicato cattolico facendosi promotore dell’Associazione “Città dell’uomo” che «si propone di elaborare, promuovere e diffondere una cultura politica che, animata dalla concezione cristiana dell’uomo e del mondo, sviluppi l’adesione ai valori della democrazia espressi nei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana, rispondendo alle complesse esigenze della società in trasformazione». Ancora oggi Lazzati sottolineerebbe che l’unico modo per riformare la politica è quello di tornare ad incarnare, nell’azione politica quotidiana, propositi per attuare i primi importantissimi articoli della Costituzione.
Nel testamento spirituale, composto prima di morire nel 1986, Lazzati ha scritto per tutti i fedeli laici: «Amate la Chiesa, mistero di salvezza del mondo… Amatela come vostra Madre, con un amore che è fatto di rispetto e di dedizione, di tenerezza e di operosità. Non vi accada mai di sentirla estranea e di sentirvi a lei estranea; per lei vi sia dolce lavorare e, se necessario, soffrire. Che se in essa doveste a motivo di essa soffrire, ricordatevi che vi è Madre; sappiate per essa piangere e tacere». A molti anni di distanza non possiamo assolutamente dimenticare una figura di tale grandezza e importanza, un maestro di vita esemplare per l’intero Paese e per la Chiesa.
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