Dalla CEI

Card. Bagnasco, «La natalità è la prova più evidente e sicura dello sviluppo e del futuro»

di Daniele Nardi

La Prolusione del card. Bagnasco al Consiglio Permanente della Cei, tenuta questa volta a Firenze in preparazione al prossimo Convegno ecclesiale di novembre, è occasione preziosa di riflessione e di impegno, incastonata com’è tra l’incontro Mondiale delle Famiglie d Filadelfia e il Sinodo.

Tante le puntuali denunce e segnalazioni sulle varie emergenze che segnano oggi la vita del nostro Paese, ma è importante rilevare che le riflessioni partono, riprendendo le parole di Papa Francesco ai vescovi americani, dall’esortazione a «mostrare che il Vangelo della famiglia è davvero buona notizia in un mondo dove l’attenzione verso sé stessi sembra regnare sovrana». Si parte quindi da una famiglia protagonista, soggetto attivo ecclesiale e sociale, risorsa decisiva per la vita della collettività: «Una società cresce forte, cresce buona, cresce bella e cresce sana se si edifica sulla base della famiglia». 

Quindi, riprende il card. Bagnasco, «La famiglia, per la Chiesa, non è prima di tutto un motivo di preoccupazione, ma la felice conferma della benedizione di Dio al capolavoro della creazione – ha sottolineato domenica scorsa Papa Francesco – per cui la stima e la gratitudine devono prevalere sul lamento, nonostante tutti gli ostacoli che abbiamo di fronte». Anche il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee ne ha parlato con grande attenzione: «La Chiesa crede nella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna: essa è la cellula basilare della società umana e della stessa comunità cristiana. Non si vede perché realtà diverse di convivenza debbano essere trattate nello stesso modo. Particolare preoccupazione desta il tentativo di applicare la “teoria del gender”: è un progetto del pensiero unico che tende a colonizzare anche l’Europa, e di cui spesso ha parlato Papa Francesco».

Attenzione quindi alla famiglia come buona notizia, ma anche precisa attenzione ai possibili attacchi alla sua identità, in una cultura anti-umana che mette a rischio valori finora fortemente condivisi dalla famiglia umana: denuncia, infatti, il card. Bagnasco, che «le parole più sacre della vita e della storia umana – come persona e libertà, amore e famiglia, vita e morte, sessualità e generazione – sono sottoposte da decenni a forti pressioni culturali. Così che ciò che fino a ieri era impensabile oggi diventa plausibile e addirittura oggetto di legislazione. In diversi Paesi europei, perfino certe aberrazioni come la pedofilia, l’incesto, l’infanticidio, il suicidio assistito sono motivo di discussioni e di interrogativi non astratti». 

Non mancano peraltro specifiche attenzioni a vicende più strutturali e globali, come il tema del lavoro, della cura del creato, delle persecuzioni e delle guerre: ma particolarmente vibranti sono le parole sul dramma dell’immigrazione, definito “un esodo di disperazione”, davanti al quale tutti siamo chiamati a non distogliere lo sguardo. «In sostanza, di fronte a persone che per fuggire alla disperazione rischiano la vita, non si può né stare a guardare con fastidio – come l’Europa ha fatto per anni – né fare i sofisti. La coscienza umana esige di intervenire: è quanto ha fatto l’Italia fin dalla prima ora, e continua con impegno, generosità, al meglio del possibile. Nessuno può dar lezione o muovere rimproveri: in prima linea sulle coste l’Italia c’era, a differenza di altri». E proprio per questo, all’interno di una nazione che ha finora affrontato seriamente questa sfida, il card. Bagnasco rinnova «il nostro grazie al Santo Padre per il recente invito ad accogliere una famiglia di immigrati in ogni parrocchia, comunità religiosa, santuario, monastero d’Europa. Vogliamo essere in prima fila nel rispondere a questo pressante appello. Già lo siamo con la generosa collaborazione con le Amministrazioni locali; in questi giorni cercheremo le vie più sicure e praticabili per corrispondere all’appello del Papa».

Particolarmente significativo è poi il richiamo alla natalità, troppo spesso dimenticato nell’Agenda del Paese, e pure decisivo per qualificare la capacità di futuro di ogni nazione. «Insieme al dato dell’occupazione – legato alla produzione e allo sviluppo – vi è un altro indicatore che, almeno nei Paesi occidentali, rivela lo stato di salute di una società: i figli. Quando un Paese assicura casa e lavoro sufficiente, e quando il suo quadro culturale e valoriale, la sua filosofia di vita è sana, allora nel cuore della gente nasce la fiducia e nuove vite germogliano benvenute, accolte come un dono per tutti. La natalità è la prova più evidente e sicura dello sviluppo e del futuro, almeno per i nostri Paesi. In questa direzione singoli, famiglie, istituzioni civili e religiose devono remare con lealtà e forza, senza distrazioni su problemi secondari». 

Molto altro meriterebbe di essere ricordato, da questa densa prolusione: ci piace però finire con una delle indicazioni di maggiore spessore antropologico e vocazionale, quella collegata al prossimo Anno giubilare delle Misericordia, altro appuntamento che segnerà la vita quotidiana della Chiesa italiana ed universale. Perché, ribadisce il card. Bagnasco, «una comunità che giudica ed esclude non ha futuro, ma si condanna alla divisione sociale che non giova ad alcuno. […] Ecco allora il grande orizzonte che ci è posto davanti: ricostruire la nostra società alla luce della misericordia, rivedendo le logiche che la reggono. Si tratta di ri-progettare, ri-fondare e ri-costruire un tessuto più umano, fondato sulla fiducia e sulla comprensione. Ciò non significa abdicare alla giustizia, ma renderla più giusta e umana».




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