Storie A 18 anni e un giorno tutto è diverso Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 1 Ottobre 2015 Nessun commento su A 18 anni e un giorno tutto è diverso di Silvia Sanchini Marco ha appena compiuto 18 anni e ha lasciato la casa di accoglienza per iniziare la sua vita da persona adulta. Oggi presto la voce alla sua storia, quella di un ragazzo che deve ancora imparare a cavarsela nel mondo, ma ha tutto il desiderio di farlo. È incredibile come la tua vita possa cambiare completamente da un giorno all’altro, senza un apparente motivo. Fino a solo pochi giorni fa vivevo in una casa enorme, con altri nove ragazzi. Una casa colorata e chiassosa, educatori e volontari che ci giravano intorno, tutte le sere un litigio per decidere quale programma guardare alla televisione. Oggi sono solo nella stanza di un residence. I servizi sociali hanno deciso di aiutarmi con un contributo economico per pagare l’affitto e le altre spese. Dovrei essere contento, e in parte lo sono, ma sono anche spaventato. In questi anni ho affrontato tante difficoltà, combinato anche qualche guaio. Ma ho sempre trovato la mano forte e salda di qualcuno che ha saputo tenermi in pugno e aiutarmi a ritornare su una strada più sicura. I miei educatori, la mia assistente sociale, alcuni dei miei insegnanti…sono stati a modo loro i genitori che non avevo mai avuto. Ma adesso? A 18 anni e un giorno tutto è diverso. Ho imparato tante cose in questi anni: so come fare la spesa e prepararmi da mangiare, so caricare una lavatrice, ho preso il patentino per lo scooter. Uno scooter usato che ho comprato con i soldi del mio stage e con l’aiuto di uno dei miei educatori. Ma ho ancora bisogno di aiuto. La mattina dovrei alzarmi per andare a scuola ma spesso non sento la sveglia e non ci sono più gli educatori che mi buttano giù dal letto e mi chiamano fino a che non trovo la forza di lavarmi la faccia e cominciare la giornata. E ho sempre quel talento speciale nel ficcarmi nei guai: un litigio con un compagno di scuola che si tramuta in una scazzottata. Un bicchiere di troppo il sabato sera. Mi sento come dentro un fiume in piena, sballottato da una parte all’altra, senza una direzione. Lo so che questa è un’opportunità di crescita. Lo so che devo diventare più maturo. So anche che non è colpa di nessuno se i miei genitori non sono in grado di sostenermi e devo cavarmela da solo. Ma la sera, con la testa sul cuscino, io ripenso a quella casa piena di colori e confusione. Penso agli altri ragazzi della mia età, che non devono affrontare una situazione come questa. Per loro è tutto più facile, e a volte non se ne rendono neppure conto. Però penso anche che, nonostante tutto, ho ricevuto un’opportunità. E voglio giocarmela fino in fondo. Voglio costruire il mio futuro. Voglio dimostrare di potercela fare. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag casa di accoglienza, storie ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. 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