CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi – s.longobardi @puntofamiglia.net

“Non vuoi che io mi guadagni il Cielo, lo vorresti tutto per te…”

24 Agosto 2015

Zelia Guérin

Poco prima di volare in Cielo, Zelia risponde ad una lettera di sua figlia Paolina. Rispetto al tono usato con la cognata, la madre premurosa cerca di mascherare il suo dolore e proteggere la figlia, con una sottile ironia che caratterizza il suo animo da sempre.

Alla figlia Paolina

15 luglio 1877

Mia cara Paolina,

non mi aspettavo ieri di avere il piacere di ricevere una tua lettera, non ci contavo che per martedì. Quando è arrivata, ero uscita con Leonia, eravamo andate alla Messa e a fare delle spese. Tuo padre era uscito fin dalle sei per condurre Maria a confessarsi; dovevano in seguito recarsi al Padiglione, per cogliere delle fragole e dei ribes. Siccome non eravamo, Leonia ed io, molto lontane dal giardino, mi ha tanto supplicata di condurvela che mi sono arresa. Ho trovato Maria molto occupata a riempire il suo cestino: era piovuto ed ella era discretamente bagnata. Tuo padre l’aveva lasciata fare da sola la raccolta ed era tornata a casa a cercare il suo giornale. Di ritorno dal Padiglione mi ha detto che il postino gli aveva consegnato una lettera di Paolina ed una della Madre Superiora; gli rincresceva molto di non avermele portate, ma non si aspettava di trovarmi là. Ho fatto premura a Maria per partire, non vedevo l’ora di avere questa lettera; finalmente ho avuto il tempo disponibile per leggerla e rileggerla non so quante volte nella giornata.

Oggi ho una buona notizia da comunicarti; il mio collo va molto meglio, non sento più che un piccolo indolenzimento. Mi dici che vorresti soffrire per me. Ne sarei molto offesa: tu dunque non vuoi che io mi guadagni il Cielo, lo vorresti tutto per te… Ne hai del coraggio, mia Paolina! Ed io che per parte mia avrò, forse, cento anni di Purgatorio da fare! Vuoi farli tu per me? Quando ci si mette, bisogna mettercisi del tutto? Come Leonia, che ha letto nella Settimana Cattolica che una santa anima aveva offerto  la sua vita per il Papa e che era stata esaudita. Non si è lasciata sfuggire l’idea; eccola che comincia delle novene per morire al mio posto. Giovedì mattina è andata da Maria e le ha detto: «Sto per morire, il buon Dio mi ha esaudita, mi sento malata». Maria si è contentata di ridere, ma questo ha mortificato Leonia che parlava sul serio e si è messa a piangere. Un quarto d’ora dopo la sue lacrime erano asciugate e con il suo spirito volubile aveva tutt’altro per la testa: le occorrevano delle pantofole ricamate! Io le ho detto: «Giacché vuoi morire, sarà denaro sprecato». È rimasta muta, sperando, senza dubbio, di avere ancora il tempo di consumare le sue pantofole; avrebbe forse messo questo nelle sue condizioni e le avrebbe fatte durare molto a lungo, non portandole che nelle feste grandi.

È dunque per il 1° l’uscita, ciò significa vacanze perpetue! Questa parole è dolce e, tuttavia, tu soffrirai di lasciare le tue buone maestre. Vorrebbero trattenerti  ancora; se desideri proseguire i tuoi studi in collegio, vi ritornerai, ci penso seriamente e potrei ben persuadere tuo padre, tu sai che, quando voglio qualche cosa, arrivo a poco a poco al mio scopo. Insomma, rifletteremo durante le vacanze; intanto ci rallegriamo tutti pensando che tu stai per ritornare fra noi. Abbiamo l’intenzione di fare parecchie gite in campagna, e anche nel bosco. Partiremo il 18 agosto per Lisieux; vi siete attese con impazienza e si propongono di farvi festa il meglio possibile.

In attesa del piacere di vederti, mia cara Paolina, ti abbraccio di tutto cuore.

Tua madre




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