Storie

Giovanni ed Elena Canale: “Come fu che aprimmo gli occhi e il cuore”

di Luigi Accattoli

Geometra lui, insegnante lei. Due figlie e la routine di una famiglia normale. Fino a quando quel pezzo di giornale destinato al camino non desta la loro attenzione. È l’appello di Simona che farà aprire le porte di casa Canale.

Meraviglie della carità vissute nel quotidiano e raccontate con le parole d’ogni giorno: le ascoltiamo e un poco anche le vediamo durante gli “incontri mondiali” del Papa con le famiglie, da quando è iniziata questa manifestazione, negli anni ‘90 del secolo scorso.

Una delle più toccanti è venuta nell’anno 2000 da una famiglia di Pavia: Giovanni ed Elena Canale hanno raccontato, al Papa e a tutti, nella piazza di San Pietro, com’è rifiorita la loro vita familiare quando hanno aperto “gli occhi e il cuore” – e la casa – alle creature più bisognose, aggiungendo altre alle loro due figlie tre altri piccoli in estremo bisogno.

Hanno accolto prima una bambina Down, Simona; poi Francesco, un bambino focomelico, cioè senza braccia e senza gambe; infine un terzo bimbo Down, Andrea. Il bello della loro storia traluce nella segnalazione festosa dei progressi “insperati” che le tre creature hanno compiuto quando sono state ravvivate dal calore di un focolare. Simona che si è fatta grande e ama la musica e recita a soggetto. Francesco che dipinge con la bocca e inventa favole e le pubblica. Andrea che ha imparato a giocare con i fratelli e i cani e i gatti.

Ora sappiamo tante cose, minute e belle, di questa famiglia cristiana. E le immagini che abbiamo visto rispondono perfettamente alle parole: la contentezza con cui Simona è andata un poco traballante all’abbraccio con il Papa, il calore così spontaneo di Andrea con il nonno Papa e infine Francesco, preso in braccio dalla carrozzina – che guida da solo – per poter dare un bacio a Giovanni Paolo. E su tutto lo sguardo tenero e fiero di mamma e papà. Riporto la testimonianza di allora.

GIOVANNI. Il 4 aprile scorso mia moglie ed io abbiamo festeggiato le nozze d’argento. I primi tempi del nostro matrimonio sono stati quelli di una famiglia come tante in una grande città: io geometra, lei insegnante, due figlie piccole, Chiara e Cecilia, spesso lasciate ai nonni, poco tempo sia per noi che per il prossimo. A un certo punto abbiamo trovato la forza di rompere questo tran-tran, di orientarci verso un tipo di vita più semplice, di aprire gli occhi e il cuore. Un giorno, in un vecchio giornale che usavamo per accendere il camino, leggemmo l’appello per Simona, una bimba di sette anni in stato di abbandono. Il chirurgo che da poco l’aveva operata al cuore diceva: “Abbiamo fatto tutto il possibile, ma solo l’amore di una famiglia potrà darle la volontà di vita”. Così con grande gioia Simona è diventata la nostra terza figlia. Ha da poco compiuto 21 anni ed è una sorella allegra e disponibile per gli altri figli. Anche se fatica a parlare distintamente, riesce a capire e a farsi capire, ama molto la musica e non appena trova un pubblico attento esprime il suo mondo fantastico con la recitazione spontanea.

ELENA. Sempre tramite un giornale siamo venuti a sapere di Francesco, che allora aveva solo 40 giorni. Scrivemmo al giudice che non eravamo una famiglia ricca, ma se quello che avevamo nella casa e nel cuore poteva essere utile, eravamo pronti ad accoglierlo come figlio. Ora Francesco è uno studente di prima media e anche se per muoversi deve utilizzare la carrozzina elettrica, ha imparato a fare tante cose belle. Sa dipingere con la bocca e inventare favole. Un suo racconto “Missione pericolosa: un paese da salvare” verrà pubblicato dall’Unicef e probabilmente ne sarà tratto un cartone animato per la Tv dei ragazzi. Ha trovato pure il modo di giocare al pallone e ha un sacco di amici. Nel 1998 il dolore ha bussato forte nella nostra famiglia: Cecilia – la nostra secondogenita – all’età di 18 anni ha perso la vita in un incidente stradale. Ma noi sappiamo che Cristo ha già vinto la morte. Ringraziamo Dio per gli angeli che ci sono vicini sia in Cielo che sulla terra! E nella nostra casa la vita è entrata di nuovo quando abbiamo accolto il piccolo Andrea, anche lui affetto da sindrome di Down. Anche Andreino ha fatto progressi impensati. Con la sollecitazione in particolare di sorelle e fratello, in pochi mesi ha imparato a camminare. Ama giocare a pallone e a macchinine con Francesco, danzare e giocare con cani e gatti in compagnia di Simona e passeggiare o farsi leggere una favola da Chiara, oltre che stare un po’ tra le braccia di papà e mamma.

(Testimonianza data in piazza San Pietro, il pomeriggio di sabato 14 ottobre 2000, alla presenza del Papa, durante il Giubileo delle famiglie)

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