XVI Dom. T. O. – B
Nel cuore dell’estate, il riposo, segnale di obbligo per la famiglia
di fra Vincenzo Ippolito
La famiglia deve trovare in Dio il riposo, quella serenità che ritempra le forze e che rinnova le energie. Senza andare alla sorgente che è Gesù diveniamo cisterne screpolate e questo non lo possiamo permettere. La preghiera e l’intimità con Dio personalmente, come coppia e come famiglia è l’impegno improrogabile poiché senza di Lui non possiamo far nulla.
Vangelo (Mc 6, 30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Commento
Dopo l’invio dei discepoli in missione (Vangelo della scorsa Domenica, cf. Mc 6,7-13), saltando alcuni eventi che rappresentano quasi un inciso nella narrazione principale – Erode e Gesù (cf. Mc 6,14-16) e il martirio di Giovanni il Battista (cf. Mc 6,17-29) – la liturgia odierna ci dona il racconto del ritorno dei Dodici, la loro gioia nel descrivere i segni operati con la forza di Dio e il desiderio di Cristo di donarsi loro come sorgente di serenità e di pace.
La gioia del raccontarsi
Divisi in sei coppie i Discepoli sono partiti, ricchi dell’esperienza condivisa con il Maestro, forti della sua parola di vita. Non sapevano se sarebbero stati accolti e se la loro fede avrebbe operato miracoli. Si sono fidati di Dio, hanno obbedito alla chiamata del Signore e ora, stupiti da ciò che hanno operato con la forza del Maestro, raccontano quanto i loro occhi hanno visto, ciò che essi hanno compiuto tra le genti per la loro vita e salvezza. L’esperienza vissuta rivive nel racconto e nel dono che, attraverso le parole, si fa agli altri. I Dodici hanno bisogno di raccontare e di raccontarsi e Gesù di buon grado ascolta il loro stupore e condivide la loro intima gioia.
Ogni qual volta si obbedisce alla Parola del Maestro si sperimenta lo stupore e la gioia perché Dio non si attente che il discepolo comprenda per fare, ma che, faccia, fidandosi di Lui che chiede l’impossibile perché la sua onnipotenza rende capaci di attuarla prodigiosamente. Noi per fare una cosa vogliamo sempre comprendere, ma con Dio la fiducia vince la pretesa di voler capire ed innesca la dinamica della fede come capacità di abbandonarsi all’Altro e all’altro. Se noi ci fidiamo di Dio, la sua parola determina l’obbedienza e questa diviene sorgente di gioia perché quando il Signore vede il nostro abbandono, la sua mano accompagna la nostra vita ed il suo braccio potente compie meraviglie in noi e per noi. L’obbedienza irrorata dall’amore è il segno che nella coppia si cerca Dio. Io obbedisco all’altro perché quello che mi dice è Parola di Dio per me ed io, obbedendo a lui che è spinto dal mio vero bene, mi apro al progetto del Signore e mi stupisco perché l’altro mi spinge a fare quello che io non farei mai, vinto dalla paura e dall’insicurezza. In questa gara di obbedienza – gareggiate, dice l’Apostolo Paolo, nello stimarvi a vicenda, ma la gara nell’amore è in tutto! – nasce la gioia della condivisione e del dono all’altro di ciò che io, spinto dalla sua parola, ho compiuto.
La famiglia è il luogo primordiale del raccontarsi e del raccontare. Tra le mura domestiche si impara ad usare la parola e la si impiega nella sua smisurata e variegata ricchezza di forme. È necessario riscoprire la gioia del racconto ogni giorno e trovare sempre spazi per narrare quello che abbiamo operato, obbedienti alla parola del Maestro, nella fedeltà alla nostra vocazione e alla volontà di Dio per la nostra giornata. È necessario vivere con impegno la partica quotidiana dell’ascolto e del racconto. La giornata può anche essere stata banale, quella dei figli e dei genitori, ma perché è stata vissuta nell’obbedienza ai proprio impegni, è una pagina di vangelo vissuto degna di essere narrata. Nelle cose che io dico all’altro, ci sono io, il mio modo di vivere la mia vita, di spendere la mia giornata e l’altro deve scoprire in quello che dico il mio cuore, ora intrepido ora timoroso e nella sua accoglienza io sperimento che ciò che ho fatto non è mio, ma è dell’altro che mi è accanto, ho fatto tutto per il bene della mia famiglia e nella condivisione dono all’altro la possibilità di unirsi a me nell’intensione e nello stupore. La condivisone è il segno che non si vive da estranei, ma che si è una carne sola in Dio. Talvolta può anche essere stancante tanto l’ascolto quanto il raccontarsi, ma è un’ascesa da imporsi perché l’altro di me abbia tutto.
Domandiamoci: come viviamo l’ascolto nel rapporto di coppia e quanto desiderio abbiamo di raccontare e raccontarci? Preferiamo raccogliere in poche battute la nostra giornata oppure doniamo all’altro il nostro cuore attraverso le parole? Nel racconto, saltiamo alcune cose perché è bene che l’altro non sappia? Nell’ascolto facciamo finta e ci lasciamo portare da altri pensieri? Come poi ascoltiamo i figli e viviamo la condivisone con loro facendoli sentire parte del nostro rapporto di coppia? Li custodiamo da cose che potrebbero non aiutarli, operando un serio discernimento?
Il riposo: una nuova chiamata
Se i discepoli continuano la missione di Gesù, l’inviato dal Padre a sanare le piaghe dei cuori spezzati, anche il riposo che essi vivono, ritornati dal Maestro, è il segno della loro partecipazione alla pace che il Cuore di Cristo vive durante i tempi di sosta e di solitudine nella preghiera. Le sei coppie di evangelizzatori, entusiasti per quanto hanno vissuto, riferiscono la gioia della missione Gesù, dopo averli ascoltati, dona loro una nuova chiamata condividere il riposo che il suo animo condivide nella comunione profonda con il Padre. Il riposo, infatti, si sperimenta quando si è con Gesù perché è Egli la nostra pace (cf. Ef 2,14, Seconda Lettura della Liturgia odierna). Siamo in tempo di ferie e spesso crediamo di poter rilassarci nel corpo senza che il cuore sperimenti il gaudio ed il refrigerio della comunione profonda con Cristo. La nostra tranquillità sta nell’amicizia con Gesù ecco perché Egli chiede ai suoi discepoli di andare in disparte con Lui – «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» – perché lontani dal chiasso delle folle sperimentino quella intimità che il Figlio vive con il Padre. Il riposo e la pace di Gesù è il Cuore del Padre; la pace e la serenità del discepolo è la vicinanza al Cuore del Maestro. Egli vive la pace quando, come Giovanni, pone il suo capo sul petto di Gesù (cf. Gv 13,25). La pace è una chiamata che nasce da Cristo che legge il nostro bisogno di serenità e si dona come pace nella guerra dei pensieri, nella stanchezza delle nostre giornate frenetiche.
Se riuscissimo a vivere la domenica come Giorno del riposo in comunione con Cristo! Se in Genesi (cf. Gen 2,2-3) il sabato è il tempo nel quale Dio termina ogni lavoro e si riposa, giustificando la sosta festiva dell’uomo, per ritrovare le forze e riportare in armonia i suoi rapporti con Dio e con se stesso, i suoi simile e le cose. Con Gesù giungiamo a comprendere che il riposo è vivere l’armonia delle relazioni con Dio e tra noi, interrompendo il ritmo frenetico del nostro essere delle “macchine produttive”, riconsegnando a Dio la nostra opera e riconoscendo Lui come l’altore di ogni bene. La domenica va vissuta in famiglia come tempo per vivere in Dio tra noi. È questo il tempo per dedicarsi maggiormente al dialogo di coppia e ai figli, per uscite intelligenti e distensive, per momenti di ascolto della Parola di Dio e di preghiera. La domenica non è il tempo supplementare per fare quanto nella settimana non è stato possibile fare, quanto, piuttosto, tempo santo per vivere la gioia dell’essere una carne sola, riconoscendosi famiglia secondo il piano ed il progetto di Dio.
Il riposo è necessario perché non siamo fatti di ferro e dobbiamo comprendere che ci si riposa sempre e solo sul Cuore di Dio, sempre e solo sul cuore della persona che ci ama e che si ama. Lo sposo è il luogo dove la sposa trova il riposo, nel suo abbraccio si ricompongono i cocci della sua giornata, nella sua carezza si riprende forza per donarsi nell’amore che non rifiuta il sacrificio ai propri figli. Così anche lo sposo trova nel cuore dell’amata il suo luogo intimo e segreto dove lui solo e non altri può trovare la pace ed il ristoro. Nel cuore dei genitori i figli sanno di poter sempre attingere l’amore, nascondendo il proprio volto come quando si è piccini per vincere la paura e accompagnare il sonno che è dolce tra le braccia di chi ama. La famiglia deve trovare in Dio il riposo, quella serenità che ritempra le forze e che rinnova le energie. Senza andare alla sorgente che è Gesù diveniamo cisterne screpolate e questo non lo possiamo permettere. La preghiera e l’intimità con Dio personalmente, come coppia e come famiglia è l’impegno improrogabile poiché senza di Lui non possiamo far nulla.
Domandiamoci: dedichiamo del tempo al riposo? Lo viviamo come tempo per stare da soli oppure come occasione propizia per stare con l’altro/a? la preghiera rigenera la mia capacità di offrire la mia vita e la preghiera fatta in coppia genera forza nuova per accompagnare i figli nel camino della vita? Come organizziamo e viviamo la nostra domenica? È tempo per il sano svago oppure tempo che ci porta a una maggiore stanchezza in nome di un riposo che, alla fine, non risulta essere tale?
In disparte
Ogni qual volta pensiamo a noi, veniamo tacciati di egoismo o da una voce interiore che fa nascere in noi scrupoli vani oppure da persone che ci sono intorno e che non sanno cosa dicono. Chiudere casa e partire per due giorni non è peccato, ma è necessario oggi che, per i ritmi disumani della nostra società, non abbiamo modo neppure di respirare. Il tempo è diventato breve e si scappa in maniera eccessiva, si consumano più in fretta le energie e persino le ore del sonno, che sono quelle notturne, vengono eluse in nome di una smania che è l’efficienza.
È necessario ridare al tempo la sua vocazione originale come spazio nel quale l’uomo si costruisce nella relazione con se stesso, con Dio, con gli altri e con l’intera creazione. La solitudine è parte integrante della nostra vita, non si può scappare, non si possono né debbono riempire le nostre agende né far divenire il tempo in famiglia parte di un organigramma stabilito. Gesù è signore del sabato, signore del tempo ed in famiglia dobbiamo educarci a saper vivere il tempo, a ben organizzarlo, senza lasciarsi vincere dalla tentazione di fare tutto e anche di più. Quanto tempo sacrifichiamo ai figli e alla famiglia! E questo in nome di che cosa? C’è un bene più prezioso dell’amore e della propria famiglia? Gesù, andando in disparte, ci insegna che è necessario vivere in armonia la propria vita come Lui tra predicazione e silenzio, tra le folle e sul monte, con le genti e con i suoi discepoli. L’armonia regna nella nostra vita quando premettiamo a Dio di guidare i nostri passi e di sostenere le nostre scelte.
Che le nostre famiglie vivano durante le ferie il tempo del riposo e dell’armonia. Solo la compassione può interrompere la nostra solitudine e anche allora i genitori, come Gesù con i discepoli, devono saper custodire il tempo dell’altrui riposo e della pace ritrovata.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
2 risposte su “Nel cuore dell’estate, il riposo, segnale di obbligo per la famiglia”
Mi sono ristorata anche solo a leggerlo questo commento, che secondo me non vale solo per la famiglia ma è applicabile a tutti, anche ai rapporti di amicizia. Grazie!
Caro fra Vincenzo,
è importante che il riposo non sia un andare a vuoto o che meglio non sia soltanto un vuoto (in tal caso non sarebbe un vero riposo). Penso al riposo riempito dall’incontro con la natura, con le montagne, con il mare e con le foreste. A contatto con la natura si recupera la quiete e la calma interiore.Nel riposo è importante non trascurare l’incontro con Gesù aprendogli la porta della nostra anima per udire la Parola della sua Verità.Auguro a tutti un riposo dove la pace diventi pienezza della gioia, di vita e di libertà, nell’amore e nel rispetto dei valori umani e morali.