La manifestazione

La festa di un popolo

Family Day - no gender

di don Silvio Longobardi

Sabato 20 giugno una folla ha invaso piazza San Giovanni, incurante del nubifragio che si era abbattuto sulla capitale, una piazza stracolma di gente, venuta da ogni angolo d’Italia. Interessa poco sapere se erano un milione o cinquecentomila.

Più che contarsi, il popolo del 20 giugno scorso voleva contare e dire ad alta voce che non è più disposta a subire passivamente l’imposizione di una cultura che stravolge l’alfabeto della vita. Onore a questo popolo che non teme di sfidare i poteri forti e di ricevere le critiche dei cortigiani. All’interno del mondo cattolico non tutti erano d’accordo sulla strategia, alcuni hanno paventato il timore che una manifestazione come quella del 20 giugno non servisse alla causa. A quanto è dato sapere, anche tra i vescovi esistono divergenze piuttosto marcate. Si può discutere sulle modalità più opportune ma perché presentare questa pacifica manifestazione come una pietra lanciata contro qualcuno e non come la testimonianza di un popolo che vuole comunicare le proprie ragioni? È una lettura fuorviante. In fondo, manifestare significa rendere manifesto quello che potrebbe restare nascosto, gridare dai tetti quello che abbiamo udito nelle stanze più segrete.

È fin troppo ovvio che una o mille manifestazioni non bastano, sono soltanto l’iceberg di una più vasta campagna di sensibilizzazione che utilizza diversi e complementari registri. Pur riconoscendo ai laici una particolare libertà di azione in un ambito come questo, come ha voluto precisare Papa Francesco parlando ai vescovi italiani, attendiamo con piacere segnali precisi da chi ha ricevuto il compito di guidare il popolo di Dio. Ma, ad essere sinceri, fino ad oggi non ho capito se esista una strategia e quali siano i suoi punti qualificanti. Non basta proclamare la contrarietà alla cultura gender occorre dire in che modo vogliamo preservare la sanità mentale del nostro popolo, evitando quella deriva relativistica che si diffonde piuttosto rapidamente in non pochi ambienti della comunità ecclesiale.

Non basta cercare di realizzare una moral suasion sui parlamentari, dobbiamo parlare alla gente e attivare una vera e propria campagna. Non possiamo pensare di fare cultura solo attraverso convegni e seminari che per loro natura coinvolgono élite qualificate ma anche numericamente ristrette. I genitori, ai quali compete il gravissimo compito di trasmettere la verità, gli educatori che operano nelle parrocchie o nei gruppi, i docenti che insegnano nella scuola chiedono di avere sussidi semplici ed efficaci capaci di illustrare in modo sintetico una problematica così complessa e ricca di implicazioni sul piano antropologico ed etico, pedagogico e sociale.

Non ci facciamo illusioni, la cultura gender avanza a rapidi passi e, a parte un limitato dissenso, non sembra trovare più ostacoli. È come una nuova dittatura. Sembra di stare nella Germania nazista dove un’orchestrata propaganda riuscì, in pochi anni, a fare dell’ebreo il nemico da combattere, anzi da sterminare. Pochi seppero resistere e ancora meno quelli che ebbero il coraggio di opporsi. Noi continueremo a dire che l’essere “maschio e femmina” rappresenta la condizione basilare dell’esistenza umana e che salvaguardare la differenza sessuale costituisce la premessa di ogni altro impegno. È una notizia vecchia di duemila anni ma che non intendiamo affatto abbandonare per fare posto ai nuovi dogmi, impregnati di strisciante autoritarismo.




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3 risposte su “La festa di un popolo”

Come sempre chiaro e lineare Don. “Salvaguardare la differenza sessuale rappresenta la premessa per ogni altro impegno”, non c’è affermazione più vera.

Sono una mamma ed un’ex insegnante. Sono interessata a conoscere tutti quanti combattono il Gender. Ero anch’io il 20 giugno a Roma,
cordiali saluti,
Antonella

Concordo, bisogna attivare una vera è propria campagna …contro la nuova diabolica invenzione del “gender”. Caro don Silvio, “il diavolo è pazzo” sì, è proprio pazzo vivo ed operante nel mondo. La prova è il disordine che si riscontra nella società, l’incoerenza dell’uomo, la frattura interiore della quale è vittima. Satana è
l’ insidiatore dell’equilibrio morale dell’uomo, San Paolo non esita a chiamare “il dio di questo mondo”, in quanto si manifesta come astuto incantatore ed ecco che l’umanità segue la sua musica diabolica come avvenne nella favola del “Pifferaio non magico questa volta ma malefico”. Come armarsi contro chi si insinua nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni nocive? La cultura passa attraverso la realtà vera della vita le belle e spesso “importanti” parole dei convegni e dei seminari evidenziano troppo spesso solo una preparazione ma non attivano e concretizzano un operare concreto.Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Da dove partire?Sicuramente da che cosa è questa teoria”.I genitori, i giovani , gli educatori devono sapere anzi devono gridare dai tetti il loro No al gender.
La teoria del gender è una ideologia che sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista; c’è quella differenza morfologica, ma non conta niente. Invece la differenza maschile/ femminile è una differenza esclusivamente culturale, cioè gli uomini sono uomini perché sono educati da uomini, le donne sono donne perché sono educate da donne.
1)Il genere umano sarebbe fatto di persone uguali è mai possibile? No, il mondo è bello perchè è vario, neanche i figli degli stessi genitori sono uguali nè fisicamente nè caratterialmente.
2)E’ possibile dissociare la sessualità dalla persona? No, perchè gli organi genitali femminili e quelli maschili sono diversi e naturalmente connessi con la costruzione della persona.
3) Un ragazzo e una ragazza hanno le stesse esigenze? No, i ragazzi e le ragazze hanno esigenze diverse, problemi diversi, incontrano ostacoli diversi. Non si possono negare le differenze.Un uomo non potrà mai sapere che cosa significa “avere mal di pancia e dolore per il ciclo mestruale”. (Scusate il mio tono esplicito).Come una donna non potrà mai avere il seme che genera la vita.
4)Come attivarsi contro questa nuova invenzione del demonio che: “uno ne pensa e cento ne fa?” Bisogna stare molto attenti, quando si parla, a non usare il termine “genere” e a denunciare quando viene usato: tu sai cosa è? Ma sai cosa vuol dire questo termine che usi? Perché è un modo per contrastare questa avanzata assurda che però, ad un certo punto, come tutte le ideologie diventa realtà sociale; e quindi già si dice che non esiste più la differenza sessuale, ma che esiste solo il genere, che è una costruzione culturale.

L’Apostolo delle Genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del demonio, ma nel nostro caso non occorre rivestirsi “dell’armatura di Dio” basta solo avere un po’ di intelligenza per non lasciarsi ingannare dal “pifferaio malefico” e per annunciare al mondo una verità vecchia duemila anni: Maschio e Femmina li creò…. MA DAVVERO CHE NOVITA!

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