XII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Nella tempesta, fidarsi di Gesù

di fra Vincenzo Ippolito

La famiglia è il luogo dove l’uomo e la donna, accogliendo la vocazione ad essere una carne sola, si lasciano educare ogni giorno da Cristo a prendere la strada del mare, abbandonando le proprie sicurezze ed aprendosi all’imprevedibile di Dio.

Vangelo (Mc 4,35-41)

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

 

Commento

“La tempesta sedata” è questo il titolo solitamente dato al brano proposto dalla Liturgia per la XII Domenica del Tempo Ordinario. Con esso l’evangelista Marco, concludendo il capitolo quarto, propone alla sua comunità, attraverso l’esperienza dei discepoli, un esame di coscienza circa la fede riposta in Gesù e la capacità di credere in Lui, salvatore da ogni difficoltà, Signore delle forze misteriose del creato.

La necessità di passare all’altra riva

Il Maestro ha da poco terminato di ammaestrare le folle con le sue parabole (Mc 4,1-34) che subito chiede ai discepoli di prepararsi per la traversata del mare. Egli congeda quanti hanno ascoltato il suo insegnamento e, insieme con i suoi, passa all’altra riva. È significativo questo dato che l’evangelista propone: Gesù continuamente chiede ai suoi discepoli di fare dei passaggi nella vita, di compiere dei balzi in avanti, di non lasciare che la noia o la stanchezza blocchi il cammino. È necessario passare all’altra riva, ovvero guardare in avanti, senza mai accontentarsi delle mete raggiunte, ma sempre in tensione verso ideali grandi, verso conquiste sempre più belle e significative. Gesù ha lo sguardo che arriva lontano, i discepoli spesso nei Vangeli chiedono di fermarsi, di mangiare, di trascorrere in tranquillità, lontani dal chiasso delle folle, alcune ore della giornata. Gesù, al contrario ama i bagni tra le folle e li ricerca perché è spinto dal desiderio di compiere la volontà del Padre, di farlo conoscere agli uomini, di rivelare il volto di Dio “pietoso e misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore” (Es 34,5). Il cammino di ogni discepolo è scandito da questa ansia che Gesù comunica di mai fermarsi, di non darsi mai per vinti, di non accontentarsi delle proprie acquisizioni, delle tappe raggiunte, dei traguardi tagliati. Gesù non ha bisogno del plauso e della lode delle folle, ecco perché a Pietro che gli dice “Tutti ti cercano” (Mc 1,37) risponde “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto” (Mc 1,38). Chi segue Gesù deve sapere di non avere dove posare il capo e di essere pronto a vivere quel continuo esodo da se stessi per ricercare l’altro e donargli al vita e la salvezza che il Padre affida alle sue debole mani.

Ci sono momenti nella nostra vita in cui eludiamo l’ordine di Gesù di un vero cambiamento, facciamo finta di non ascoltarlo, ci turiamo gli orecchi perché la sua parola è scomoda e prendere la barca per traghettare noi ed i nostri fratelli all’altra sponda ci appare troppo stancante. Ma Gesù non consiglia, ordina e dinanzi alla sua parola, anche se come i discepoli non comprendiamo, siamo chiamati ad obbedire. Si tratta dell’obbedienza della fede, frutto della fiducia incondizionata in Colui che ci parla che conosce il nostro cuore più di noi stessi e che ci spinge verso mete mai sognate né esplorate. I discepoli devono fidandosi di Gesù e della sua parola, intraprendere la via del mare senza nessuna sicurezza se non quella della presenza del Maestro con loro, devono accogliere l’imprevedibile, fare propria la provvisorietà di chi non sa. Gesù sa e questo basta, è lui che conduce la barca, anche se non ha mai fatto il pescatore sa che la stella polare è il Cuore del Padre e nulla e nessuno potrà oscurare la certezza dell’amore di Dio.

La famiglia è il luogo dove l’uomo e la donna, accogliendo la vocazione ad essere una carne sola, si lasciano educare ogni giorno da Cristo a prendere la strada del mare, abbandonando le proprie sicurezze ed aprendosi all’imprevedibile di Dio. L’uomo e la donna, uniti nel vincolo nuziale, devono vincere la stanchezza e la noia e vivere il continuo esodo da se stessi per realizzare il progetto di Dio. Quando si è insieme la grazia di Cristo sostiene e chiede di non aver paura del mare perché Colui che domanda di compiere dei passi in avanti, dona anche la forza per accogliere la sua novità. Per alcuni, passare all’altra riva significa aprirsi alla vita, per altri, forse, reimpostare il proprio rapporto di coppia, per altri dare un taglio ad abitudini sbagliate nell’educazione dei figli, offrendo anche a loro la possibilità di rischiare di più. Questo è possibile solo se c’è un continuo discernimento e se la voce di Dio è percepita come costante della propria vita familiare. Lasciare la riva è un po’ come morire per i figli come per i genitori. Anche un bambino, nascendo, passa all’altra riva, quella del nostro mondo e soffre per questo, ma tale passaggio è necessario per vivere e diventare grande. La famiglia nel progetto di Dio è il luogo dell’educazione a partire senza paura perché Dio è con noi, sempre.

Chiediamoci: come viviamo le novità che la vita ci presenta? Riusciamo ad accogliere con gioia la volontà di Dio o ci sentiamo sempre spiazzati davanti alla sua parola e alla sua voce? Abituiamo i nostri figli a quella sana indipendenza dove si cresce solo se si taglia il cordone ombelicale? È difficile per noi discernere la voce di Dio tra le mille cose della vita ed obbedire alla sua volontà

Con Gesù tra le onde del mare

I discepoli insieme con Gesù prendono il largo e non hanno paura delle acque. Da pescatori conoscono i venti e i movimenti delle onde, sono avvezzi al duro lavoro delle reti e conoscono i segreti ed i silenzi, i misteri ed i pericoli del lago. Gesù è un ottimo educatore, si fida dei discepoli, dorme perché non si sostituisce a loro, ma vuole che siano essi stessi a venir fuori nei momenti di difficoltà. Il Maestro guida con tenerezza i suoi, guarda le loro fatiche, osserva i loro gesti. Essere educatore non significa sostituirsi ai propri figli, sgombrare gli ostacoli lungo la strada permettendo di camminare senza pericoli. Educare significa mettersi accanto, come fa Gesù con discrezione ed amore, dando fiducia e permettendo all’altro di venir fuori con il proprio carattere nella difficoltà e nel pericolo. Chi ama il proprio figlio non gli evita i problemi, ma lo sostiene nell’affrontarli, incoraggiandolo, dicendogli “Ce la puoi fare! Ti sono vicino!” e rifiutandosi – sì rifiutandosi – quando si vorrebbe che altri prendessero il nostro posto, evitandoci, dolori e sofferenze. Gesù non evita ai discepoli la fatica e la paura e si è buoni genitori se, come Lui, si dà ai propri figli la possibilità di vivere la problematicità degli eventi della propria vita. Un genitore che ama non deve evitare la difficoltà al proprio figlio, ma farsi accanto, prossimo senza mortificarlo, facendo crescere la sua autostima, vincendo le sue insicurezze. Non possiamo evitare in eterno i problemi, prima o poi i nostri figli dovranno affrontare la vita, si troveranno a dover vincere se stessi e le proprie paure.

È la famiglia la scuola dove si è accompagnati per mano ad affrontare le tempeste della vita, dove viene chiesto di guardare in faccia le difficoltà senza paura, sicuri che non si è soli, perché lo sguardo dell’altro ci sostiene. Chi mi è accanto in famiglia crede in me e la sua fiducia vince la paura, illumina la tenebre della possibilità del fallimento. Lo sguardo di chi mi ama sostiene senza togliermi al difficoltà, ma dandomi speranza, pronto se la difficoltà diviene insormontabile per le proprie spalle.

Chiediamoci: come educhiamo i nostri figli, all’indipendenze oppure a dipendere da noi genitori in tutto e per tutto? Siamo abituati a dare ogni cosa ai figli oppure inneschiamo anche la dinamica del conquistarsi le cose con impegno e responsabilità? Ci sono state situazioni in cui abbiamo dovuto fermarci per permettere ai nostri figli di crescere? Riusciamo, da genitori, a non far pesare sull’altro che mi è accanto le nostre paure e i fallimenti dell’educazione ricevuta?

Nella difficoltà c’è Gesù, il Signore

I discepoli stanno combattendo contro le forze della natura, ma non riescono a vincerla. Conoscono il mare, ma questo non significa che sono infallibili. I loro occhi sono fissi sul vento e la tempesta, sulle acque che riempiono la barca e sul sonno che il Maestro placido vive sul cuscino. Quale grande differenza: Gesù dorme ed intorno a lui la tempesta infuria. I discepoli leggono la realtà nel modo sbagliato, non si dicono: “Il Maestro è con noi!”, piuttosto pensano: “Gesù dorme e non si importa di noi”. Ogni evento permette diverse e spesso opposte interpretazioni. Noi siamo soliti imboccare la strada di quelle più negative ed invece la realtà è diversa, molto diversa: “Anche se una donna abbandonasse un figlio, io non ti abbandonerò mai, ho tatuato il tuo nome selle palme delle mie mani” (Is 49,15-16). Se riuscissimo a credere a questo nei momenti bui della nostra vita! “Intorno a me c’è la tempesta, nella mia casa c’è il caos, i miei figli non vivono in pace, il lavoro scarseggia … la malattia bussa alla porta …”. Anche allora non siamo soli, non siamo mai soli, perché il Signore è con noi secondo la sua promessa “Io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli” (Mt 28,20). Nella difficoltà della mia vita Gesù è con me. Quando piango la perdita di una persona cara, il Signore piange con me. Quando non riesco a comprendere, dopo tanti anni, il comportamento della persona che mi sta accanto, Dio è con me. Quando intorno a me l’incomprensione serpeggia nello sguardo dell’altro e mi sento solo, non compreso, in balia delle mie paure, Gesù è con me, è il mio amico, il mio compagno di viaggio, la mia ancora di salvezza. Vedo che dorme? “Il Custode di Israele non prende sonno, il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre e sta alla tua destra” (Sal 121,4).

Dio è l’Emanuele in ogni attimo della nostra vita familiare e siamo chiamati continuamente a vedere che tra le mille attività e difficoltà della nostra vita Gesù è con noi. È necessario educare i nostri figli a questa fede incrollabile, a questa esperienza di fede obbediente, all’abbandono nelle mani della Provvidenza. Nella nostre case abbiamo perso il gusto di fidarci della Provvidenza, di invocare la Divina Provvidenza, di domandare che l’amore di Dio provvido ci sostenti, lui che conta i cappelli del nostro capo e si prende cura di ogni vivente. A noi sembra che Dio dorma, invece Lui veglia, vuole essere chiamato, desidera che noi ci rivolgiamo a lui. Dio non si impone nella nostra vita, è lì pronto a salvarci, ma solo se noi lo vogliamo

Chiediamoci: come viviamo le difficoltà di coppia? Quando uno di noi non riesce a vedere la presenza misteriosa di Dio riusciamo a donare la luce? Dio è Provvidenza per noi? Ci sentiamo spesso abbandonati oppure ci sproniamo l’un l’altro a confidare nella potenza dell’amore di Dio? Ci sono stati momenti significativi in cui come singoli e come famiglia, come coppia o gruppo ecclesiale abbiamo sperimentato la presenza di Dio consolatore del suo popolo, soccorritore dei miseri, rifugio di chi confida in Lui?  

Gesù è il Signore

Solo l’invocazione del nome di Gesù, solo il rivolgersi dei discepoli a Lui li salva dai flutti impetuosi e permette loro di sperimentare la bonaccia. Gesù vuole essere svegliato dalle nostre grida, disturbato dalle nostre suppliche, invocato nelle nostre difficoltà. Solo Lui è il Signore del cielo e della terra, solo Lui può salvarci. Ci sono situazioni nella nostra vita che siamo chiamati ad affidare unicamente a Lui. Abbiamo lavorato, ci siamo affannati, abbiamo fatto quanto era nelle nostre possibilità, ma non siamo riusciti. Solo Gesù è il Signore. Abbiamo cercato di combattere contro le forze misteriose della natura, di spadroneggiare l’infuriarsi di forze tenebrose del male, ma solo Gesù è il vincitore del peccato e della morte, di ogni morte. Abbiamo cerato di superare questa cristi tra noi, l’incomprensione che sembra insormontabile, ma non ci siamo riusciti. Allora dobbiamo confidare nella potenza di Gesù, invocare il suo nome santo. “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (Rm 10,13).

È importante credere che Gesù è il Signore, credere e sperimentarlo nella vita, sperimentarlo e annunciarlo ai fratelli. Come ha liberato il suo popolo dall’Egitto, così ascolta il nostro grido e ci salva. “Gesù è il mio salvatore! Gesù è il mio redentore! Gesù è la mia forza! Gesù è la mia roccia ed il mio baluardo”. Nelle nostre famiglie l’invocazione del nome di Gesù deve essere continua. Il suo nome ci ha unito in matrimonio ed il suo nome deve regnare nella nostra casa, sulle nostre parole, deve essere invocato sulle nostre azioni, impetrato sui nostri desideri, chiamato nelle nostre difficoltà. Solo Lui fa cessare il vento e fa ritornare la bonaccia, all’improvviso, come nel Vangelo odierno oppure dopo molte tribolazioni ed attese. Ma lui ha permesso e tiene sempre fede alla sua parola.

Dio continua a stupirci se noi ci lasciamo stupire. Gesù continua ad agire in noi con potenza se noi chiediamo il suo aiuto e ci fidiamo di Lui. Che le nostre famiglie siano come la barca che Gesù sceglie perché solo dove lui riposa sul cuscino la tempesta diviene bonaccia ed il suo nome, invocato con fede, trasforma la notte del cuore in luce serena e muta il vento impetuoso nella brezza leggera dell’Eden che accompagna il nostro passeggiare nell’armonia tra noi e con Lui.

 




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1 risposta su “Nella tempesta, fidarsi di Gesù”

Passare all’altra riva ogni giorno senza lasciarsi ingoiare dalle difficoltà, dagli impegni, dai pensieri è questo il segreto come dice lei per la vita familiare. Grazie per questi commenti che letti insieme con mio marito sono molto utili per vivere la nostra domenica!

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