CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Questo figlio non è scomparso e un giorno lo incontrerete

15 Giugno 2015

stelle

Ero in Africa, quando Emma mi ha comunicato di aver perso il bambino che portava in grembo. Un aborto spontaneo può essere una ferita difficile da rimarginare nel cuore di una madre e di un padre che attendono di dare un volto alla vita che hanno generato. Come superare questa prova?

Cara Emma,

spero che il Signore ti abbia dato la consolazione promessa, anche se il dolore rimane vivo sulla pelle.

Impariamo a leggere ogni esperienza nella luce della Parola che rivela i segreti più nascosti. Dice, infatti, il salmista: “Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce” (Sal 138,12). Quando tutto è buio – come accade qui in Africa – è più facile vedere brillare le stelle. Ci sono esperienze dolorose nelle quali Dio nasconde una verità, che solo attraverso la fede possiamo comprendere. È quello che ho cercato di dire nell’omelia della Messa celebrata per il piccolo Giovanni. In questa lettera voglio però aggiungere anche altre riflessioni, che mi hanno accompagnato in questo periodo.

L’apostolo Paolo (2Cor 1, 3-5) ricorda che consolazione e tribolazione non sono due momenti differenti ma due esperienze che s’intrecciano, il buon Dio sembra permettere la tribolazione per poi donare la consolazione. È vero che nella fatica comprendiamo più facilmente l’aiuto di chi ci dona un po’ di sollievo. Ma l’apostolo va oltre e afferma che chi sperimenta la consolazione di Dio è chiamato a sua volta a donare la consolazione a quelli che si trovano nella tribolazione. Come antenne, che ricevono e trasmettono. Siamo proprio nel cuore dell’esperienza cristiana. Dio sa quanto c’è bisogno, oggi più che mai, di persone che sanno com-patire, nel senso più bello del termine, portare insieme con gli altri il peso della sofferenza e della solitudine. In questa prospettiva il dolore che state vivendo vi dona una particolare sensibilità verso chi ha perso un figlio e vi chiede di farvi accanto per com-patire e con-dividere.

Questo figlio non è scomparso, vive nella gloria di Dio e un giorno lo incontrerete. Questo figlio, dunque, vi parla di eternità, vi ricorda che l’intera esistenza è un camminare verso un oltre che ora possiamo solo intravedere da lontano. È un continuo pellegrinaggio che troverà la sua conclusione nell’abbraccio di Dio. A volte siamo così presi dalle mille cose da fare da dimenticare questo grande mistero che avvolge tutta la vita. Pur con tutto il suo carico di dolore, la morte di una persona cara apre uno spiraglio, ci costringe a guardare verso questa direzione. È una severa lezione, che ci riconduce alla verità di noi stessi e ricorda che tutto è provvisorio.

Nel dolore di questa morte così precoce, avete avuto la possibilità di dare un nome al bambino. In questo modo esce dall’oscurità di tante creature che non hanno un volto né un nome. Penso a tutti quelli che vengono abortiti volontariamente e di cui non rimane traccia sulla terra. Penso anche al dramma delle loro madri che, anche a distanza di anni, non sanno perdonarsi. Questa esperienza vi chiede di avere una particolare attenzione per queste madri e vi invita a pregare più frequentemente per loro.

La sofferenza inchioda per un attimo e sembra congelare tutte le energie; ma, se vissuta nella fede, rimette in corsa, anzi dona ancora più slancio. Non è mai una parentesi, la sofferenza. È come una sosta, più o meno lunga, presso la croce. Ad un certo punto, però, l’annuncio che Cristo è Risorto segna l’inizio di una nuova avventura. Chiedete al Signore la grazia di ri-cordare – cioè di portare sempre nel cuore – questa esperienza e di viverla nella luce della resurrezione. Vi accompagno con la mia preghiera.

Don Silvio

 




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1 risposta su “Questo figlio non è scomparso e un giorno lo incontrerete”

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