Sinodo

Una task force per il Sinodo

Sinodo sulla Famiglia

153 le Diocesi che hanno inviato i questionari compilati, in vista del Sinodo di ottobre. Un’altra cinquantina desidera ancora spedire i propri contributi. Si registra una grande partecipazione: la voce della famiglia arriva sino ai vertici della Chiesa.

Una task force in seno alla Cei per “processare” tutte il materiale inviato dalle Diocesi italiane, in risposta al secondo questionario stilato in vista del Sinodo ordinario del prossimo ottobre. Sono 134, per la precisione, le Diocesi che hanno già spedito i propri lavori, ma un’altra cinquantina ne ha annunciato l’invio, sperando in un po’ di tolleranza da parte degli uffici. Per arginare il massiccio afflusso, la Cei ha reclutato come scrutatori membri dell’Ufficio famiglia, di quello catechistico, della pastorale giovanile e di altri Servizi.

Un evento storico: le voci della famiglia arrivano direttamente ai vertici della Chiesa. E si tratta di testi in cui prevale spontaneità, immediatezza e semplicità, a differenze delle note giunte in occasione del Sinodo straordinario del 2014, in cui il tono era da “addetti ai lavori”.

La fotografia che ne risulta è molto diversa rispetto agli stereotipi mediatici: «Dalla maggior parte delle risposte – osserva don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia – emerge la preoccupazione per il crollo dei matrimoni e per i tassi di natalità, per la difficoltà di spiegare ai nostri giovani la bellezza del “per sempre”, per la confusione che sembra caratterizzare la vita di relazione, segnata da disorientamento e incertezza».

Dai dati emersi, il riferimento alla pastorale per i divorziati risposati e per le persone omosessuali non è stringente, così come amplificato dai giornali. L’idea stessa del matrimonio è in crisi: «In troppe occasioni – prosegue don Paolo Gentili – il matrimonio viene considerato un passaggio inutile, forse troppo impegnativo, forse semplicemente troppo costoso in tempi di crisi».

La mole di risposte inviate impone comunque un’analisi degli schemi di pastorale familiare e giovanile per «attenuare le posizioni più estreme, trovare sintesi illuminate per inquadrare la verità in una luce di misericordia» conclude il direttore dell’Ufficio Famiglia.

 




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