Schiavitù

La tratta delle donne, dall’Iraq alla Nigeria

“Sono vicino a voi!” il Papa ai vescovi della Nigeria, circa la tratta umana che coinvolge centinaia di donne. Il Paese africano non è l’unico teatro dei rapimenti: tantissime le giovani vendute come schiave sessuali dall’ISIS.

Un eroe moderno, dal volto iracheno, sta gettando semi di speranza con il suo coraggio. La sua identità non è nota, per evidenti motivi di sicurezza, ma le vicende che lo rendono protagonista attestano che l’uomo sta salvando decine e decine di ragazze. Sono giovani donne. L’uomo, mettendo a repentaglio la propria vita, entra nelle regioni dell’Iraq controllate dal gruppo terroristico, compra con il suo denaro le vittime e – dopo averle riscattate – le aiuta a ritrovare le proprie famiglie. È stato diffuso un video in cui l’uomo riporta a casa una giovane restituendola al padre, dopo che per mesi erano state perse sue notizie. L’abbraccio tra padre e figlia ha commosso il web.

Non ci sono dati precisi sul numero di ragazze salvate dall’iracheno, solo i numeri inquietanti delle tante giovanissime rapite e vendute. Secondo il quotidiano inglese Daily Mail, la maggior parte delle prigioniere sono ragazze cristiane e yazidi, una minoranza religiosa del Kurdistan. I prezzi variano, più sono giovani, più alto è il loro valore. Bambine fino a 10 anni hanno il prezzo più alto, quelle da 10 a 20 anni valgono 120 euro, le donne dai 20 ai 30 anni sono vendute a 80 euro, e il prezzo delle più anziane gira intorno a 40 euro.

Purtroppo l’Iraq non è l’unico teatro della tratta umana che coinvolge centinaia di donne. Basti ricordare le 200 e più studentesse nigeriane, rapite nell’aprile scorso a Chibok, nello Stato del Borno (nord-est Nigeria) nel giorno in cui avrebbero dovuto sostenere l’esame annuale per accedere ad un diploma riconosciuto in molti Paesi dell’Africa anglofona.

Nel messaggio rivolto ai vescovi della Nigeria, Papa Francesco ieri ha affermato: “La vostra nazione si è dovuta confrontare con gravi difficoltà, tra le quali, nuove e violente forme di estremismo e di fondamentalismo, su base etnica, sociale e religiosa. Molti nigeriani sono stati uccisi, feriti e mutilati, sequestrati e privati di ogni cosa: dei propri cari, della propria terra, dei mezzi di sussistenza, della loro dignità, dei loro diritti. Tanti non hanno più potuto fare ritorno alle loro case”. Bergoglio ha poi incalzato: “Credenti, sia cristiani che musulmani, sono stati accomunati da una tragica fine, per mano di persone che si proclamano religiose, ma che abusano della religione per farne una ideologia da piegare ai propri interessi di sopraffazione e di morte”. “Sono vicino – ha detto il Papa – a voi e a quanti soffrono”, lanciando il suo messaggio di speranza: “La pace è impegno quotidiano, coraggioso ed autentico per favorire la riconciliazione, promuovere esperienze di condivisione, gettare ponti di dialogo, servire i più deboli e gli esclusi. In una parola, la pace consiste nel costruire una cultura dell’incontro”. Francesco ha concluso ringraziando tutti coloro che nel Paese “si impegnano concretamente contro ogni forma di violenza e in favore di un avvenire più sicuro e più giusto per tutti”. “Accompagnate le vittime! Soccorrete i poveri! Educate i giovani! Fatevi promotori di una società più giusta e solidale!”, il monito del Papa.

La redazione




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.