Storie

Questo figlio era per noi

di Ida Giangrande

Rosalba e Beniamino raccontano la loro storia: dopo tanti anni di matrimonio e due figli, arriva il terzogenito, Francesco Maria. Alla diagnosi di “spina bifida” e all’ipotesi di aborto consigliata dai medici, la famiglia sceglie la luce della vita.

È questione di pochi minuti. Una diagnosi che ha il sapore di una sentenza. Il tempo si ferma e i sogni crollano come un castello di carta spazzato dal vento. È quello che succede a Beniamino e Rosalba, quando in seguito all’ecografia morfologica del loro terzogenito, ricevono la notizia che il bambino è affetto da spina bifida. È questo quello che cercherò di raccontare in questo blog. Storie di famiglie che fanno i conti con la disabilità di un figlio. Lotta, lacrime, fede, speranza, attese mancate, la quotidiana fatica e il coraggio di riscoprirsi sempre famiglia. Ho voluto lasciare in prima persona la storia di Rosalba e Beniamino, perché è bella così come me l’hanno mandata.

Siamo Rosalba e Beniamino, viviamo a Santa Maria la Carità, sposati da 21 anni e genitori di tre splendidi figli, Marica, Paolo e Francesco Maria. L’ultimo dei tre è stato uno dei segni più belli con il quale il Signore ha voluto ancora arricchire la nostra famiglia, dando un segno forte della Sua potenza. Francesco Maria ci è stato donato dopo ben 14 anni dalla nascita del secondogenito Paolo. Da sempre aperti alla vita, siamo stati chiamati da Dio ad accogliere un altro figlio, come il più prezioso dei doni che possa essere ricevuto in una famiglia.

In verità, quando nel febbraio 2013 ci siamo accorti che una nuova vita nasceva dal nostro amore, questo lieto evento, sia pure nella piena consapevolezza che potesse avvenire, trovava noi genitori un po’ spaesati, confusi. Come mai Dio ci aveva riservato dopo tanti anni un altro figlio in dono? E perché proprio a noi?

Nella preghiera, le risposte che risuonavano in noi erano molteplici. Probabilmente, però, non era ancora giunto il momento di trovarla una vera risposta. I nostri figli ne erano entusiasti e ciò ci confortava.

Al 5° mese di gravidanza, però ci eravamo accorti, dopo un controllo ecografico, che il bimbo era affetto da una grave malformazione alla colonna vertebrale, sarebbe nato con la “spina bifida”, che può provocare danni alla struttura ossea, neurologica e urologica. Francesco Maria presentava una forma di cranio denominata a “limone”, un cervelletto a forma di “banana”, termini medici che indicavano caratteristiche tipiche dell’idrocefalia associata a questa patologia. Non se ne poteva appieno conoscere la gravità né le conseguenze, verificabili effettivamente solo dopo la nascita e legate alla riuscita degli interventi chirurgici necessari nelle primissime ore di vita. L’ambiente medico, quasi all’unanimità, ci sconsigliava di portare a termine la gravidanza. Ogni argomento era usato per scoraggiarci, la stessa presenza di altri figli adolescenti era vista come un ingiusto peso che probabilmente non avrebbero accettato. Noi invece credevamo potesse essere più semplice, essendo loro ormai grandi.

Insomma, per la scienza poteva essere più comodo il ricorso all’aborto, soluzione più “sicura” contro ogni evenienza di dare alla luce un figlio con grosse possibilità di nascere “gravemente disabile”.

Incontrammo “uomini di morte” che ci avrebbero aiutato anche ad interrompere oltre i termini legali. Decidemmo di fare ulteriori indagini per vedere se era possibile capire qualcosa in più per aiutarlo; facemmo l’amniocentesi, che dapprima avevamo rifiutato, e una risonanza magnetica fetale. Quest’ultima ci diagnosticò anche una “Sindrome di Arnold Chiari II, di grado severo”: Francesco Maria avrebbe avuto seri problemi anche cerebrali, di apprendimento. Un altro duro colpo alla nostra speranza.

Era arrivato il momento di dare noi quella risposta definitiva a questo dono di Dio: se Egli aveva voluto così, se questa nuova creatura, anche se portatore di handicap, era dono proprio per noi, ciò significava probabilmente che era stato dato a noi il compito di farlo nascere. Altri forse non avrebbero avuto questa determinazione, questo coraggio.

L’attesa era divenuta un tempo difficile ma anche tempo di preghiera che è diventata speranza, abbandono, affidamento e in questo spirito il nostro piccolo cresceva nel grembo contro ogni difficoltà, scalciando e singhiozzando, sprizzando gioia di vivere con tutte le sue forze, proprio per dire: “Mamma e papà, voglio nascere!”.

Non eravamo soli e non ci sentivamo soli, abbiamo sperimentato così sulla nostra pelle la forza della preghiera, con la quale anche il mondo intero ci ha sostenuto.

Scegliemmo di farci seguire dall’equipe di medici del Policlinico Agostino Gemelli e così cominciammo ad andare e venire da Roma. In occasione di uno dei controlli ci fermammo per affidare la nostra creatura alla protezione della Madonna di Fatima quando il 12 e 13 ottobre, pellegrina si recava nella capitale. Fu in quell’occasione che il cielo ci regalò l’opportunità di trovarci con Papa Francesco dinanzi a noi e Maria alle nostre spalle. Nel grembo Francesco Maria riceveva l’abbraccio e la benedizione del Santo Padre, mentre noi lo salutavamo gli donavamouna lettera che spiegava un piccolo dono, segno della nostra speranza.

La gioia che Francesco Maria ha portato nella nostra famiglia testimonia che nulla è impossibile a Dio e che la fede è più lungimirante della scienza. Che niente è più importante di una vita, e che è proprio vero che “salvare una vita, significa, salvare il mondo intero”.

Il 18 novembre 2013, Francesco Maria ha visto la luce e, contrariamente ad ogni ipotesi pessimistica circa la precarietà della sua salute è un bimbo che sta bene. L’intervento chirurgico che ha ricevuto a tre ore dalla nascita ha dato risultati inattesi, così come anche quello di derivazione.

Ride, scherza, pensa, “dice una miriade di cose” ed è molto più precoce di un bambino della sua età, (altro che serio ritardo), cammina quasi, (altro che sedia a rotelle), ride ad una vita che non aspetta altro che essere vissuta appieno.

Il nostro amore, i nostri affetti, le nostre cure, sono un nulla di fronte a quanto lui dona ogni istante a noi. E il suo posto in mezzo a noi tutti è unico ed irripetibile.

Ma la nostra testimonianza non sarebbe veritiera se non riconoscessimo dinanzi a Dio e agli uomini che è lui a riempire di gioia le nostre giornate con il suo sorriso, la sua voce, il suo bellissimo carattere, la sua gioiosità, la luce dei suoi occhi azzurri che ci fanno vedere la profondità di quel Cielo, patria di quegli angeli che lui ci ricorda tanto.

Rosalba e Beniamino




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5 risposte su “Questo figlio era per noi”

Noi scegliemmo questa luminosa coppia come testimoni di nozze, perché desiderosi di avere un valido esempio di famiglia cristiana da seguire nelle tappe della nostra crescita… Sempre Dio al primo posto, sempre l`Amore che supera le barriere…Con la nascita di Francesco Maria il culmine di Fede, Speranza e Carità nella loro vita e di riflesso nelle nostre…
Grazie Beniamino, grazie Rosalba, grazie ragazzi per la vostra accogliente risposta e Grazie soprattutto a Dio che sa stupirci e meravigliarci ogni giorno nella Sua infinita Misericordia.
Gesù confidiamo in Te!!!

Bella storia di vita vissuta a dispetto del consumismo spietato che offusca, spesso, il valore della vita. Vivissimi complimenti alla rivista.

Francesco Maria è una forza della natura! Ho avuto modo di essere partecipe della sua vita e la sua presenza è un insieme di emozioni inspiegabili.

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