obiezione di coscienza

Perseguitati perché obiettori

Durante il secondo Incontro dei Consulenti giuridici delle Conferenze episcopali in Europa, la prof. Eva Grey afferma che in Slovacchia “infermieri, assistenti sanitari e farmacisti si sentono obbligati a seguire gli ordini dei propri superiori”.

«Infermieri, assistenti sanitari e farmacisti si sentono obbligati a seguire gli ordini dei propri superiori anche quando questi ordini sono in netto contrasto con i propri principi morali» così ha affermato la prof. Eva Greydell’Università della Sanità e dell’assistenza sociale “Santa Elisabetta” in Slovacchia, durante i lavori del secondo Incontro dei Consulenti giuridici delle Conferenze episcopali in Europa, iniziato il 3 marzo e conclusosi ieri pomeriggio, alla presenza di 20 consulenti giuridici e di un rappresentante della Comece, sui temi dell’obiezione di coscienza e della libertà di espressione.

«Non tutti gli operatori sanitari in Slovacchia possono esercitare l’obiezione di coscienza per opporsi a pratiche in contrasto con la propria coscienza» ha proseguito l’esperta, affrontando nella sua relazione l’argomento dell’obiezione di coscienza in medicina. Anche se il Codice etico degli operatori sanitari slovacco consente agli operatori sanitari di rifiutarsi di eseguire o partecipare a pratiche in contrasto con la propria coscienza – come l’interruzione volontaria di gravidanza, la prescrizione di contraccettivi o la manipolazione di embrioni umani – la realtà è spesso lontana dalla teoria: «La libertà di coscienza dovrebbe essere rispettata nel settore sanitario e bisognerebbe garantire assistenza giuridica e pratica a coloro che sono perseguitati nell’esercizio di un loro diritto fondamentale».

M.P.




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