Tolleranza

Nessun velo in classe

Pugno duro del dirigente Aldo Durì del Malignani della Bassa friulana, che – dopo un triste episodio di bullismo – ha emanato una circolare per vietare l’uso del velo alle studentesse musulmane. Circolare ritirata e metodo educativo da rivedere.

Due studenti di un istituto tecnico friulano litigano in classe e all’uscita da scuola regolano i conti. Si azzuffano, facendo presto volare sberle e insulti razzisti, poiché uno dei due coinvolti è straniero. La triste vicenda avrebbe potuto concludersi con l’intervento di una figura adulta (insegnanti, dirigente, genitori) per chiarire e mettere pace tra gli antagonisti… e invece, è salita alla ribalta la notizia di un sentimento di islamofobia ed intolleranza, che si annida sempre più tra i giovani, soprattutto a seguito dei recenti attacchi dell’Isis.

Viene proprio da sorridere. E non è per cinismo. Chi conosce bene gli adolescenti sa che sanno essere ribelli e vendicativi con tutto quello che non tollerano, a partire proprio dalla famiglia, dai genitori, dall’amico con cui hanno litigato o anche dalla ragazza appena conosciuta al pub. Ma sanno essere anche positivi, propositivi e tolleranti con tutto ciò che viene loro presentato dagli adulti come occasione di felicità e di crescita individuale.

Un paradosso, la circolare emanata dal dirigente scolastico del Malignani della Bassa friulana, Aldo Durì, alcuni giorni dopo l’accaduto: «Essendo la scuola italiana laica e indifferente al credo professato dagli allievi e dalle loro famiglie – scrive il preside nella circolare – non sarà accettata, da parte di nessuno, l’ostentazione e l’esibizione, specialmente se imposta, dei segni esteriori della propria confessione religiosa, anche perché essa, in fin dei conti, può essere colta come una provocazione e suscitare reazioni di ostracismo, disprezzo o rifiuto. Tale è, ad esempio, il fazzoletto o velo che copre talvolta i capelli e parte del viso delle ragazze musulmane. Libere di servirsene all’esterno della scuola ma non in classe, anche perché a nessuno è permesso di indossare copricapi nell’ambito dell’attività didattica, come forma elementare di educazione. Anche su queste manifestazioni che mirano a sottolineare e rivendicare la diversità, con l’unico risultato di provocare per reazione l’ostilità dei compagni, sarà massima la vigilanza e nessun permissivismo mascherato da libertaria tolleranza sarà ammissibile» .

A quanto pare, vietare il velo alle studentesse musulmane è la soluzione per diminuire i casi di intolleranza all’interno del complesso scolastico. Non possiamo fermarci ad una lettura così semplicistica. Motivo per cui la circolare è stata poi ritirata dallo stesso preside.

Io sono cresciuta con un’insegnante che preferì appendere alle pareti della classe un cartellone con queste parole: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Questione di scelte educative.

Emanuela Pandolfi




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