Testimonianze

Per sempre, si può

valorizzare la bellezza della fedeltà coniugale

di Ida Giangrande

Raffaele e Rosanna, quattro figli e una fitta serie di giorni da raccontare. Una storia apparentemente normale, se normale è combattere la buona battaglia dell’amore, nella salute e nella malattia, in ricchezza e in povertà. Per sempre.

“Noi siamo una coppia agli antipodi”, dice Rosanna, “saremmo andati ad ingrossare le fila di coppie separate o divorziate se non fosse stato per il cammino di fede che formandoci, ci sostiene nel segno della diversità”. Spesso si arriva al matrimonio convinti che il più è già fatto e che ora è tutto in discesa, ma all’alba del giorno dopo ci si accorge che la battaglia è molto più ardua di quello che sembra e che la sfida del noi richiede impegno, accoglienza e pazienza. “Ho sentito la presenza di Dio nel nostro matrimonio fin dal giorno in cui ci siamo sposati” racconta Rosanna e nel frattempo il suo Raffaele le siede accanto. La ascolta in silenzio e ogni tanto le lancia occhiate piene di infinito. Non è il frutto della poeticità di un amore cristallizzato, ma la conseguenza di un sentimento maturo, che ha fatto un percorso lungo prima di approdare alla pienezza della loro intesa. “Sebbene fossi convinta della Sua presenza” riprende Rosanna, “non ero capace di comprendere la voce di Dio. Mi scandalizzavo di fronte a quello che per me era il limite di mio marito e mi chiudevo in un mutismo altero, superbo, teso a generare in lui un senso di colpa, a punirlo perché non era stato così come io lo avrei voluto. Presto arrivarono i figli e io ero sempre lì ad attendere da lui che si comportasse in un certo modo, che facesse una certa cosa, mentre lui, dall’altro lato dalla barricata, attendeva la mia comprensione e invece si ritrovava contro solo rivendicazioni, rabbia, intolleranza. Questo è ciò che accade in molti matrimoni purtroppo, molto presto la convivenza diventa un campo di battaglia in cui si scontrano delusioni, attese disattese e rassegnazione”. Raffaele sorride mentre lei parla, come se le parole di sua moglie fossero la materializzazione dei suoi pensieri, la sintesi perfetta di un percorso diverso che però avevano compiuto insieme, caparbiamente attaccati a quell’amore che li aveva condotti all’altare. “Poi arriva Dio” riprende lei, “ti invita ad un incontro, ad un altro e un altro ancora. Ti accorgi che i tuoi problemi non sono solo i tuoi, e che quella diversità talmente fastidiosa in realtà è la più grande ricchezza dell’amore, il vero dono che Dio ha fatto prima all’uomo e alla donna e poi all’umanità intera”.famiglia_Boccia
“Sì, prima che te ne accorga” sottolinea Raffaele, “perché l’amore è un mistero che sfugge al tuo controllo. Tu ne sei parte integrante ma non ne sei il pilota. Cominci a vedere tua moglie con occhi diversi!” dice lui. “La guardi così come la guarda Dio e ti rendi conto che Lui in persona te l’ha donata come un angelo. Il freno di cui ha bisogno il mio impeto quando spara e zero e vuole fuggire chissà dove. La calma nel tormento del mio cuore sempre agitato. Lei è la dolcezza dove io sono amaro, la pioggia dove il mio sole rovente rischia di bruciare tutto, la bonaccia laddove io mi trasformo in tempesta. Lei è quella parte di me che mi rende l’uomo che sono e forse non lo avrei mai capito se non avessi insistito nella fedeltà all’ideale del matrimonio!”. Rosanna ride e poi dice: “Sembra quasi che io sia già santa! Ma non è così. Potrei dire lo stesso di lui, perché siamo tessere di un puzzle che per formare un solo quadro, devono andare ad incastro. Ma non siamo usciti dai macchinari di una fabbrica, perfetti e pronti all’uso. Siamo persone, con un vissuto, con un carattere, abbiamo bisogno di smussare qualche angolo, di lavorare prima su noi stessi e il matrimonio non è altro che questo: un continuo lavorio per arrivare a un traguardo che raggiungerai solo quando avrai realizzato che quella persona è l’altra parte di te. Un pezzo della tua anima. Allora succede che i limiti che prima erano l’insidia più grande, cominciano a rivestirsi della misericordia di Dio”. Rosanna si interrompe ed è Raffaele che riprende per lei: “La capacità di perdonare ti fa andare oltre e non è facile. Ancora ora quando gli angoli del nostro carattere vengono fuori, ti sembra di essere quell’onda che pur arrivando alla scogliera gagliarda, piena di forza e di energia, finisce con l’infrangersi contro le rocce. Quello che è davvero importante è farsi seguire. È stato determinante l’incontro con il nostro amico sacerdote, il cammino di fede che abbiamo intrapreso, l’appartenenza ad una comunità di fratelli pronti a correre in tuo aiuto, a fare da impalcatura perché le tue cadute non siano rovinose”.
“Insomma nessuno è perfetto e non è che lo diventeremo mai” riprende Rosanna. “Ma il matrimonio è una cosa grande, l’avventura della vita. L’esperienza di tutte le esperienze e abbiamo bisogno della Grazia di Dio per viverla!”. Li osservo mentre si guardano e mi accorgo che da molto tempo ho smesso di prendere appunti, perché le loro parole si scrivono da sole in una pagina segreta del mio cuore, dove senza volerlo ho capito che sebbene l’amore sia una parola poetica, la poesia finisce presto nel cammino insieme, per riapparire solo in brevi, fugaci istanti come il lampo che illumina il cielo in una notte di tempesta. Ciò che rende straordinaria l’esperienza dell’amore è quell’eroismo che passando attraverso la concretezza, diventa carne. “Io ti accetto così come sei, anche se mi fai arrabbiare” dice Rosanna “e ti amo non perché te lo meriti” aggiunge Raffaele “ma perché io per primo sono stato amato gratuitamente. Non c’è esperienza più edificante e liberante che amare qualcuno per il semplice piacere di farlo, senza alcuna pretesa, né rivendicazione, come il riflesso dell’amore di Dio Padre”. Mentre dice questo sorride teneramente e poi aggiunge: “la testimonianza più grande del nostro percorso sono i figli”. “Li guardiamo spesso quando non ci vedono e in ogni loro sorriso rivediamo lo sforzo di ogni passaggio compiuto, la fedeltà riconfermata a denti stretti anche quando sarebbe stato più facile volgere lo sguardo altrove” dice Rosanna e questa volta ha davvero la voce commossa. “Sì, perché loro, i nostri quattro figli, esistevano da sempre nella mente di Dio, ma per donarli all’umanità, il Signore ha scelto noi. Insieme”.
“E insieme li teniamo lì, come frecce in una faretra che però non siamo noi a scoccare” aggiunge Raffaele. “Li affidiamo a Dio in ogni preghiera e la nostra anima riposa al sicuro. Un giorno i figli andranno per la loro strada, noi due resteremo soli, come all’inizio della nostra storia, e non sarà la fine perché ciò che abbiamo seminato nei loro cuori, resterà per sempre, anche dopo di noi”.




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