economia

Famiglie sempre più povere. Ora tagliano perfino sulla salute e sulle badanti

a cura del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari

Nonostante ci si ostini a cercare segnali di ripresa, la crisi continua a mordere. E morde soprattutto le famiglie. Dopo aver tagliato tutto il superfluo si è passati a stringere la cinghia anche sull’essenziale.

La conferma dell’allarme arriva dall’Istat: diminuisce del 3,2% la spesa per la carne; il 65% delle famiglie ha ridotto quantità e qualità dei generi alimentari, scegliendo l’hard discount per fare la spesa.

Come se non bastasse gli italiani sono costretti a rinunciare anche alle prestazioni sanitarie ed al welfare familiare. A denunciarlo è una ricerca Censis-Unipol. Nell’ultimo anno la spesa sanitaria privata ha registrato un -5,7%, il valore pro-capite si è ridotto da 491 a 458 euro all’anno. Le famiglie italiane hanno dovuto rinunciare complessivamente a 6,9 milioni di prestazioni mediche private (peraltro dopo aver pagato fior di tasse per mantenere il sistema sanitario nazionale). Gli italiani sono insomma costretti a rinunciare alla salute. Anche il welfare familiare comincia a mostrare segni di cedimento e per la prima volta è diminuito anche il numero delle badanti che lavorano nelle case degli anziani bisognosi: 4 mila in meno. Il numero dei collaboratori domestici per attività di cura e assistenza (963mila persone) ha registrato una flessione nell’ultimo anno (-0,4%), dopo un periodo di crescita costante tra il 2012 e il 2013. Ma di certo non è la domanda di cura e assistenza ad essersi ridotta. Il Censis stima che 4,1 milioni di persone in Italia sono attualmente portatrici di disabilità, il 6,7% della popolazione. Cresce anche la domanda di assistenza per la popolazione anziana non autosufficiente: gli anziani che usufruiscono di assistenza domiciliare sono passati da poco più di 200mila nei primi anni 2000 a oltre 532mila nel 2012, cioè dal 2,1% della popolazione anziana al 4,3%.

Una fatica, anche economica, che finisce per gravare sulle spalle delle famiglie. Le famiglie sono in gran parte costrette a reclutare le badanti autonomamente attraverso canali informali, le pagano di tasca propria, con forme diffuse di irregolarità lavorativa, senza garanzie sulla loro professionalità e affidabilità. La riduzione delle badanti testimonia che anche questa organizzazione in proprio comincia a fare acqua. L’allarme sociale rischia quindi di tramutarsi in emergenza per le famiglie ma anche per i servizi sociali e socio-sanitari territoriali, che finiranno per ritrovarsi tra le mani una patata bollente che non potranno e sapranno gestire.

Una possibile soluzione? Aumentare da subito in modo sostanziale la possibilità di dedurre/detrarre le spese sanitarie e i costi per le badanti. Per riconoscere il contributo delle famiglie nella cura delle persone fragili, garantire i diritti di cura dei non autosufficienti, favorire la stabilizzazione, regolarizzazione e qualificazione del lavoro di cura familiare. Tutte cose di cui hanno bisogno le famiglie. Ma prima di tutto è il Paese ad averne bisogno.




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