diocesi
La preziosa eredità di San Giovanni Paolo II
Brindisi Ostuni
di Ida Giangrande
Intervista A S.E. Mons. DOMENICO CALIANDRO, arcivescovo di Brindisi-Ostuni.
Prosegue il lavoro di preparazione della prossima Assemblea sinodale. Eccellenza la sua Diocesi quale attenzione ha posto al questionario che è stato inviato?
È stato accolto molto bene ed è stato fatto oggetto di riflessione nelle parrocchie, nelle foranie e nel Consiglio Pastorale della diocesi. I due appuntamenti previsti per il Sinodo hanno creato in noi tutti, laici compresi, un clima di attesa e di attenzione perché quella della famiglia è una dimensione che presenta svariate ferite. Tenendo presente che l’attenzione non deve essere rivolta solo ad arginare i problemi, ma a prevenirli, le domande del questionario sono diventate quindi una materia preziosa su cui riflettere attentamente.
Non crede che il dibattito sulla famiglia in ambito ecclesiale sia eccessivamente concentrato sulle situazioni irregolari, trascurando l’accompagnamento delle coppie, in modo particolare delle giovani coppie?
Sì, infatti molti credono che annunziare il Vangelo alle coppie separate significhi solo concentrarsi sull’aspetto che riguarda la somministrazione dei sacramenti e, invece, il problema è molto più ampio e si traduce nell’aprire loro una prospettiva di cammino, di ricerca e di comunione con il Signore. Ridurre la questione al dare o meno la comunione vuol dire semplificare, bisogna avvicinarsi a queste coppie ascoltando le loro domande, i loro bisogni. Nei primi anni di matrimonio molte coppie arrivano a separarsi, bisogna quindi che queste siano accompagnate da altre coppie più esperte in una dimensione di fratellanza. In questo senso è stato fatto parecchio ed ho chiesto che ogni parrocchia avesse un gruppo formato da coppie, in modo tale che questo possa diventare uno spazio di cura, un punto di riferimento dove trovare risposte, colloqui, attenzione.
Quali sfide affrontano le famiglie nel territorio diocesano?
Le grandi sfide derivano da un’antropologia non vera, non autentica. Fondata su scelte temporanee che falsificano l’amore, relativizzando tutto. L’amore è bello finché dura e allora nessun per sempre, nessuna sfida, quando l’amore è finito ognuno torna per conto suo e tutto finisce lì. Un altro aspetto è il narcisismo: ragazzi abituati ad essere accontentati in tutto senza la conoscenza, prima, e l’accettazione, poi, dei propri limiti. Individualisti che evitano il confronto aperto, lo scambio con altre persone e decidono di vivere per sé, prendendo tutto quello che ritengono opportuno. È anche vero che da noi al Sud il fenomeno è ancora contenuto rispetto al Nord e questo ci dà la possibilità di poter lavorare su un tessuto sociale che risponde decisamente meglio, a partire dalla pastorale giovanile per arrivare a quella familiare.
Come è organizzata la pastorale familiare nella sua Diocesi e a chi è affidata?
La pastorale familiare è affidata ad un delegato vescovile, Mons. Massimo Alemanno, affiancato da una coppia di sposi, dinamica e preparata. Le iniziative sono realizzate insieme a un gruppo di famiglie che ogni anno organizza un ritiro spirituale, spesso ad Assisi, e appuntamenti durante l’anno come la “festa del fidanzamento”. Tutto questo crea movimento e mi dà molta speranza. Quando mi invitano a presiedere alle loro celebrazioni lo faccio con gioia.
Quali prospettive future per la famiglia nella sua Diocesi?
Sono convinto che i Sacramenti che strutturano la Chiesa sono due: il sacerdozio e il matrimonio. A differenza dei sacerdoti, le coppie non restano più nella Chiesa come singoli, ma come coppia e devono quindi relazionarsi a tutto in quanto tale. È proprio il segno di questa dualità che diventa un’alterità, complementare alla vita del sacerdote. Penso che nella pastorale italiana la presa di coscienza che il matrimonio è un cammino di santità sia stata una conquista straordinaria che ha dato il via, poi, a tante altre vittorie.
Il 27 aprile è stato canonizzato Giovanni Paolo II, tra i tanti appellativi noi lo vogliamo ricordare in modo particolare come il “Papa della Famiglia”. Qual è il suo personale ricordo?
L’attenzione alla famiglia, la dobbiamo al magistero di Giovanni Paolo II che ha dato un respiro nuovo alla coppia, grazie alla passione con cui si relazionava alle più svariate dimensioni familiari: dalla fedeltà coniugale al servizio ai figli. Mettendo al centro del dibattimento la famiglia, ci ha mostrato che il Vangelo non è una cosa astratta ma passa attraverso ciò che è ordinario: il lavoro, la casa, l’educazione dei figli. Tutto quello che si fa oggi nella pastorale familiare prende spunto dal suo ampio e prezioso magistero.
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