Andrea Riccardi
La sorpresa di Papa Francesco. Crisi e futuro della Chiesa
di Emanuela Pandolfi
In un pomeriggio piovoso nella città di Salerno che si preparava ad accogliere le luci natalizie, mi precipito al palazzo di città per incontrare di persona Andrea Riccardi. Mi accorgo che, nonostante l'arrivo in anticipo, la mia statura minuta non rende giustizia alla volontà di prevalere sui fotoreporter che si spalleggiano per accaparrarsi lo scatto migliore del professore. Ma l'attesa è ber ripagata. Alla fine della presentazione del suo libro, La sorpresa di Papa Francesco, ho l'opportunità di fermarmi pochi minuti con l'autore.
Perché ha scritto questo libro?
L’ho fatto con gioia. Ero depresso per la Chiesa e per l’Italia. Sembrava che ogni opzione conducesse alla deriva e mi sentivo sconfitto. Ma ecco che il 13 marzo 2013 qualcosa è cambiato, una ventata di freschezza umana ed evangelica arrivava dalla loggia centrale di San Pietro. Era arrivato il vescovo di Roma che voleva camminare con il suo popolo e semplicemente chiedeva preghiera.
Come delinea la figura di questo papa?
È portatore di una fede vissuta, un uomo interessato agli uomini. Ha maturato col tempo una proposta per la Chiesa. Questo è l’elemento di sorpresa: una vera proposta meditata, perché egli già da cardinale, e prima ancora da vescovo e sacerdote, ha sperimentato la vera sofferenza dell’uomo. Sa bene di cosa ha bisogno il cuore umano. Papa Francesco riscuote continuamente consensi, dal mondo cattolico e non. Per quale motivo? La Chiesa ha pianto sulla secolarizzazione, ma il grande problema è la globalizzazione. Con la crescita della periferia si avvia un meccanismo sociale che induce l’uomo a cambiare, a modificarsi e a ritrovarsi da solo. Ecco allora le parole di Papa Francesco che in questi primi mesi di ministero petrino toccano e sciolgono diversi nodi problematici, ad esempio soffermandosi spesso sulla condizione degli anziani. Una società che rottama gli anziani è una società che muore. Ed è vero! La sua proposta può sembrare ingenua, ma vuole riprendere il dialogo con tutti gli uomini e tutte le donne.
Come crede le famiglie cristiane possano operare per il bene comune seguendo le indicazioni di Papa Francesco?
Matteo Ricci per parlare ai cinesi non iniziò dalle strade, ma scrisse il “De Amicitia” perché aveva compreso, dopo ben dodici anni dall’inizio della sua avventura, che in Cina si fa di più con libri che con parole. E la grande idea di questo papa non è l’emozione ma la simpatia. La vera sfida è se il messaggio sarà vissuto dai credenti, dai vescovi, cioè se circolerà nel linguaggio tradizionale. Per questo la fede deve diventare per noi un canto di gioia.
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