Stati uniti per distruggere la famiglia

di Lorenzo Schoepflin

«Il matrimonio gay ha già vinto», titolava Time Magazine la propria copertina per l’edizione statunitense dell’8 aprile scorso, che riportava una foto esplicita con due gay (o due lesbiche, il lettore poteva scegliere la copertina preferita) mentre si baciano.

Certamente un titolo provocatorio, visto che proprio negli Stati Uniti la Corte Suprema è chiamata ad esprimersi nel giugno prossimo sul Defense of marriage act (il Doma), una legge federale che definisce il matrimonio come unione tra un uomo e una donna. Il Doma è in vigore dal 1996 – fu firmato dall’allora Presidente Bill Clinton – e, nonostante in alcuni Stati il matrimonio omosessuale sia ammesso, tale legge funge da argine ad un riconoscimento tout court delle coppie gay. Ci sono molti “però” che rendono il titolo di Time amaramente vero: a ricordarcelo è già il sottotitolo, che richiama il fatto che anche qualora la Corte Suprema non dovesse dimostrarsi favorevole al matrimonio omosessuale, l’America lo è già. Indubbiamente, infatti, è in corso una enorme campagna politica e mediatica a livello mondiale – gli Stati Uniti non fanno eccezione – per far sì che si arrivi a giudicare naturale ciò che naturale non è. Una campagna che si nutre di linguaggio (la teoria del gender, secondo la quale il sesso non è biologicamente determinato ma è uno stato deciso dalla persona, è ormai penetrata capillarmente a tutti i livelli istituzionali, dall’Onu all’ultimo comune di periferia) e di immagini (la copertina di Time è solo l’ultima di una serie di provocazioni e non certo la più volgare) che pervadono ogni livello di comunicazione: da quella di massa – tv, quotidiani, rotocalchi, internet – a quella specifica – riviste specializzate, persino testi scolastici e per bambini.
Il risultato è che, laddove il matrimonio omosessuale non è consentito, si susseguono continui tentativi di approvare leggi che permettano a gay e lesbiche di sposarsi ed ottenere l’affidamento di figli, mentre dove il passo è già stato fatto si discute di ulteriori aggiornamenti volti a disgregare una volta di più il concetto di famiglia fondato sull’unione sponsale tra un uomo e una donna.
Esistono molti esempi di questo tipo di strategia, ormai collaudatissima.
Proprio negli Stati Uniti, mentre la Corte Suprema, come detto, è al lavoro per esaminare due casi che chiedono pieno riconoscimento per le coppie omosessuali, l’Accademia americana di pediatria (App) ha pubblicato un comunicato ufficiale nel quale manifestava il proprio pieno sostegno al matrimonio tra persone dello «stesso genere» e al diritto per le stesse di adottare bambini. L’App si è spinta fino ad affermare che permettere i matrimoni gay sarebbe il miglior modo per garantire il benessere dei figli affidati ad omosessuali. Un tempismo perfetto, quello dell’Accademia di pediatria, nel toccare un tasto certamente fondamentale nella discussione sull’opportunità di aprire alle famiglie omosessuali: il comunicato risale al 21 marzo, pochi giorni prima dell’inizio dei lavori succitati della Corte Suprema e affronta proprio uno degli argomenti principali che gli stessi giudici della Corte potrebbero usare per opporsi allo smantellamento del Defense of marriage act. Tra la fine di marzo e gli inizi di aprile, durante le prime audizioni, i giudici Anthony Kennedy e Samuel Alito hanno espresso le proprie perplessità su quelle che potrebbero essere le conseguenze sociologiche una volta che venga stravolta la definizione di famiglia naturale. Ma il giudice Kennedy ha anche detto che non si può ignorare che sono 40mila i bambini che, solo in California, vivono con genitori gay in attesa di un riconoscimento.
L’aria negli Stati Uniti è resa pesante anche dall’orientamento assai favorevole alla lobby Lgbti (non esistono solo lesbiche e gay, ma anche bisessuali, transessuali e intersex che reclamano il proprio diritto ad essere famiglia) che emerge da Washington. Il Presidente Obama non nasconde il proprio sostegno alle coppie omosessuali. Nel discorso di insediamento per il suo secondo mandato, Obama affermò che la sua missione di inquilino della Casa Bianca si sarebbe potuta dire conclusa solo una volta che «i fratelli e le sorelle gay siano trattati come tutti gli altri dalla legge». Un dichiarazione perfettamente in linea con quanto sostenuto durante la campagna elettorale, che vide il Partito democratico statunitense impegnato per l’abolizione del Doma. Un modo di affrontare il problema che ignora un dato elementare: non discriminare non significa giudicare e trattare in modo uguale situazioni diverse.
Se quello degli Stati Uniti è un esempio emblematico di come si possa preparare il terreno per una totale rivoluzione nella concezione di famiglia, l’Olanda costituisce invece quella che si potrebbe definire una finestra sul futuro prossimo che attende le Nazioni che dovessero aprire alle famiglie con due papà o due mamme.
In Olanda, infatti, il matrimonio omosessuale è legge dal 2001 e da allora due donne o due uomini, oltre che contrarre matrimonio, possono anche essere riconosciuti come i genitori dei bimbi a loro affidati. Quali altri diritti possono dunque esigere gay e lesbiche? Presto detto: quello di riconoscere come famiglia un nucleo composto da bambini con più di due genitori. Secondo le stime, in Olanda, sarebbero tra i 20mila e i 25mila i minori che vivono in tali condizioni.
L’agenzia di stampa Afp, in un reportage di febbraio, ha mostrato la vita di una famiglia del genere: due padri (omosessuali) e due madri (lesbiche) con due figli (uno per ciascuna delle due donne), ottenuti con fecondazione artificiale “fai da te” usando il seme dei due uomini. I due piccoli, 4 e 6 anni, cresciuti così nella convinzione di avere quattro genitori e tenuti all’oscuro di quali fossero il vero padre e la vera madre biologici.
Secondo Liesbeth van Tongeren, del partito GroenLinks (i verdi olandesi), affermare che la paternità sia solo quella biologica non tiene nella giusta considerazione la diversità di famiglie esistenti nei Paesi Bassi e sarebbe «pregiudizio» dire che il migliore ambiente in cui crescere sia la famiglia costituita da un padre e una madre. Per questo la van Tongeren ha presentato una mozione in Parlamento, che sarà discussa nei prossimi mesi.
Stati Uniti e Olanda sono solo due casi emblematici che mostrano da dove parte, con quali mezzi si percorre e dove arriva la strada della cancellazione della famiglia tradizionale: iniziare con un’abile azione culturale, usare argomenti che fanno presa sull’opinione pubblica come il benessere dei bambini e i diritti individuali, finire per accettare ogni tipo di unione tra due o più persone. Perché se tutto è famiglia, la famiglia non esiste più.




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