Prima di tutto una famiglia

di Emanuela Pandolfi

Riflettori puntati sul diritto ad avere una famiglia

Trafile in tribunale, scartoffie impolverate. Coppie che restano in attesa di quel figlio che non arriva mai. Bimbi che aspettano di essere protetti, ragazzi che non dovrebbero preoccuparsi degli adulti. È l’elenco spasmodico di chi con sensibilità dovrebbe preoccuparsi dell’altro, dei più indifesi. La breve storia che consegno al lettore non vuole solo commuovere, ma vuole interpellare, far muovere. Aprire gli occhi sul triste panorama italiano dell’accoglienza di minori che vivono difficoltà e indicare nuove prospettive è l’obiettivo della Settimana del Diritto alla Famiglia, giunta alla terza edizione e che quest’anno gode dell’appoggio di innumerevoli associazioni a favore della famiglia.

Occhi vispi, capelli che al sole diventano miele e un portamento per mascherare un’età che non ha. Marianna oggi ha diciassette anni e ha rafforzato il dialetto per nascondere l’accento balcanico. La nostra storia di amicizia è iniziata nel 2008. Infatti aveva solo dodici anni quando è arrivata in casa famiglia (io e la mia famiglia abbiamo scelto di vivere in una casa famiglia per accogliere minori). Alla spalle una storia troppo profonda, con vicissitudini troppo tristi per essere rivelate da una penna così fragile e inesperta. Non sono state solo le sofferenze ad aver aperto il mio cuore. Lei aveva bisogno di qualcuno che la preparasse alla vita. Una famiglia che le desse la possibilità di sentirsi figlia, di sentirsi accolta, pensata e amata. Io ho provato a fare la sorella maggiore.
Il felice percorso nella nostra casa sembrava si stesse concludendo positivamente quando Marianna viene affidata ad una famiglia pronta ad aprirsi all’adozione. Poche settimane e Marianna ritorna presso la nostra struttura: la nuova famiglia non si sentiva pronta. Passa altro tempo e si succedono altre due famiglie. Tutte si sentono inadeguate, impreparate, minacciate. In base a quale criterio, allora mi chiedo, queste sono state scelte? Come sono state preparate all’interazione con un nuovo figlio? Un
a nuova vita che non hai generato nella carne, ma che bisogna prima concepirla nel cuore? Marianna è solo uno dei tanti nomi che si alternano nella mia mente. Quello descritto è solo uno spaccato della realtà campana. Immaginare queste storie che si moltiplicano e si ripetono, nei cavilli burocratici dei Tribunali minorili e vanno ad aumentare la mole di faldoni impolverati, è un dato inquietante.
Non sono anch’essi figli? Non hanno uguale diritto ad una famiglia? Raccogliendo questo bisogno la Federazione Progetto Famiglia, da vent’anni impegnata accanto ai minori e alle famiglie in difficoltà, vuole puntare i riflettori su queste dinamiche infette e rilanciare attraverso la 3a edizione della Settimana del Diritto alla Famiglia, uno specifico studio per gli operatori sociali pubblici e no profit per comporre insieme riflessioni ed ipotesi di lavoro.

DOPO TRENT’ANNI COSA È CAMBIATO
La storia di Marianna prosegue per vie ancora più assurde. Valigie sempre pronte all’uscio e la maggiore età la attende tra qualche mese. E il timore è di non avere nessuno. Non avere più un’appartenenza. Non avere più una storia. Una situazione pari a quelle del dopoguerra italiano. E pensare che già con la Costituzione di Costantino nella civiltà romana era lecito raccogliere gli esposti e allevarli e nutrirli. La nostra legge non sembra essere da meno. Malgrado questo, dal 4 maggio 1983 ad oggi, a trent’anni dalla promulgazione della legge 184, si assiste ancora ad una falla abissale.
Il dato positivo è che intorno ai quasi 30.000 minori in affidamento e in comunità, c’è tutto un silenzioso brulicare di operatori, associazioni, volontari che dedicando tempo e risorse e continuano a far fronte alle situazioni familiari in crisi, in cui i bambini e i ragazzi crescono sperimentando carenze, solitudine e disorientamento istituzionale.
La Settimana non propone solo una panoramica degradante dei Tribunali d’Italia, ma si è fatta promotrice di una Petizione, già segnalata nel precedente numero, “per la tutela del diritto dei minori a crescere in una famiglia”. Una iniziativa per chiedere alle Amministrazioni Regionali di impegnarsi ed effettivamente tutelare il diritto di ciascun bambino e ragazzo a crescere in una famiglia. Il 16 maggio a Roma saranno consegnate al Presidente della Conferenza permanente delle Regioni e delle province autonome già le prime adesioni alla Petizione popolare.

Per aderire alla petizione: www.dirittoallafamiglia.it




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