Banalità e confusione mediatica sulle adozioni a coppie omosessuali

di Gabriele Soliani

Gli studi sulle coppie omosessuali che hanno adottato bambini, nei Paesi dove questo è possibile, sono numerosi. La maggior parte si basa su campioni piccoli e non rappresentativi ed inoltre sono stati realizzati con la finalità dichiarata di sostenere liceità e opportunità delle unioni omosessuali. I dati a cui fanno riferimento i sostenitori delle adozioni omosessuali sono quelli relativi a 59 piccoli studi analizzati nel 2004 dall’onnipresente ed influente American psychological association (Apa) da cui risulta che i figli di genitori gay o lesbiche non sono svantaggiati rispetto a quelli di coppie eterosessuali. Tuttavia questo studio è stato poi screditato da una buona parte della comunità scientifica e dall’ex presidente della stessa Società Scientifica. Infatti a luglio 2012 lo studio di Loren Marks (della Lousiana State University) pubblicato sulla rivista scientifica “Social science research” ne ha dimostrato l’invalidità: la ricercatrice ha dimostrato che questi mancano di un campionamento omogeneo e di gruppi di confronto e mostrano molte lacune: dati contraddittori, mancanza di anonimato dei partecipanti alla ricerca, portata limitata degli esiti dei bambini studiati, scarsità di dati sul lungo termine. L’unico studio che fin’ora ha una riconosciuta validità è quello del sociologo dell’Università del Texas Mark Regnerus pubblicato nel 2012. Il testo si basa sul più grande campione rappresentativo raccolto sul tema (12.000), e perché per la prima volta fa parlare direttamente i “figli” (ormai cresciuti) di genitori omosessuali, dimostrando che il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), il 40% (contro il 13%) è più propenso al tradimento, il 28% è disoccupato (contro l’8%), il 19% ricorre alla psicoterapia (contro l’8%). Inoltre i ragazzi che vivono con genitori gay sono più spesso seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie eterosessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%) e inoltre sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità. È vero che i bambini sanno adattarsi, tuttavia, sulla base della letteratura scientifica disponibile, vivono meglio quando trascorrono l’intera infanzia con papà e mamma biologici, sposati e quando l’unione dei genitori rimane a lungo stabile.




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