L’eredità di Martini

di + Carlo Maria Card. Martini

Venerdì 31 agosto il cardinal Martini ha concluso la sua esistenza terrena. La sua scomparsa ha sollecitato parecchie riflessioni sia in ambito cattolico che presso il mondo laico, prestando in qualche caso il fianco a futili polemiche e strumentalizzazioni. La redazione di Punto Famiglia vuole ricordarlo con queste sue parole, rivolte alla famiglia e ai genitori in modo particolare.

Milano, 24 giugno 2002 
Dalla lettera del Card. Martini ai genitori: «Per chi ama i suoi figli e il futuro della Chiesa».
[…] Vi scrivo queste cose nella festa della Natività di San Giovanni Battista, che ci parla della gioia di un papà e di una mamma di avere un figlio a cui Dio ha assegnato una grande missione. […] Vi scrivo per condividere con voi una preoccupazione. Mi sembra di intravedere in molti ragazzi e giovani uno smar- rimento verso il futuro, come se nessuno avesse mai detto loro che la loro vita non è un caso o un rischio, ma è una vocazione. […]

La famiglia è una vocazione 
La prima vocazione di cui voglio parlarvi è la vostra, quella di essere marito e moglie, papà e mamma. Perciò la mia prima parola è proprio per invitarvi a prendervi cura del vostro volervi bene come marito e moglie: tra le tante cose urgenti, tra le tante sollecitazioni che vi assediano, mi sembra che sia necessario custodire qualche tempo, difendere qualche spazio, programmare qualche momento che sia come un rito per celebrare l’amore che vi unisce. […] La vostra vocazione a educare è benedetta da Dio: perciò trasformate le vostre apprensioni in preghiera, meditazione, confronto pacato. Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto. Educare è una grazia che il Signore vi fa: accoglietela con gratitudine e senso di re- sponsabilità. Talora richiederà pazienza e amabile condiscendenza, talora fermezza e determinazione, talora, in una famiglia, capita anche di litigare e di andare a letto senza salutarsi: ma non perdetevi d’animo, non c’è niente di irrimediabile per chi si lascia condurre dallo Spirito di Dio. E affidate spesso i vostri figli alla protezione di Maria, non tralasciate una decina del rosario per ciascuno di loro: abbiate fiducia e non perdete la stima né di voi stessi né dei vostri figli. Educare è diventare collaboratori di Dio perché ciascuno realizzi la sua vocazione. [… ]

Educare all’appartenenza alla Chiesa 
[..]Quando avete portato il vostro bambino in Chiesa per chiedere il Battesimo avete dichiarato la vostra fede nel Padre che sta nei cieli e la vostra decisione che il figlio crescesse nella comunità cristiana. Mi sembra che una conseguenza coerente della scelta di chiedere il battesimo per i propri figli sia un’opera educativa che si preoccupi di inserire in una comunità, di promuovere la partecipazione, di insinuare nei ragazzi e nei giovani un senso di appartenenza alla comunità cristiana in cui si educa alla fede, alla preghiera, alla domanda sul futuro. Una famiglia che si isola, che difende la propria tranquillità sottraendosi agli appuntamenti comunitari risulta alla fine più fragile e apre la porta a quel nomadismo dei giovani che vanno qua e là assaggiando molte esperienze, anche contraddittorie, senza nutrirsi di nessun cibo solido. Inserirsi in una comunità può richiedere qualche fatica e non risparmia qualche umiliazione: penso alle famiglie che hanno cambiato casa e si sentono perdute nei quartieri nuovi, penso a quelle che hanno sofferto qualche incomprensione, penso a quelle appassionate dell’andare altrove per vedere gente, per praticare sport, per respirare un po’ d’aria buona. Ecco: viene il tempo in cui scegliere le priorità. Il futuro dei vostri figli ha bisogno di scelte che dichiarino che cosa è più importante. Ritenere irrinunciabile la partecipazione alla Messa domenicale introduce a una mentalità di fede che ritiene che senza il Signore non si può fare niente di buono. Perciò la frequenza alla Messa domenicale nella vostra parrocchia, la partecipazione alle feste della comunità, l’assunzione di qualche responsabilità, la cura perché i figli frequentino l’oratorio, la catechesi, gli impegni e le iniziative dei giovani della parrocchia sono un modo per favorire questo senso di appartenenza che dà stabilità e conduce a un progressivo farsi carico della comunità che può maturare anche in una vocazione al suo servizio.




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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